Società

CATASTO, CACCIA
AI TUGURI DI LUSSO

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(WSI) –
Mancano sei giorni alla scadenza del “condono Ici” più silenzioso e infruttuoso della storia dei condoni, e non un solo romano ha deciso di avvisare il catasto che la stamberga in cui risulta vivere è in realtà un normale appartamento ristrutturato, magari persino di lusso.

Avrebbe pagato solo il 50% degli arretrati degli ultimi 5 anni, senza un centesimo di interessi né sanzioni, e tuttavia agli uffici di Roma Entrate non risulta ci sia stata una sola adesione al «ravvedimento operoso» – come preferisce chiamarlo il Campidoglio, perché la parola condono è indigesta – acceso con una delibera ad aprile.

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Così, in attesa che lo Stato riesca a varare uno strumento di revisione effettiva degli estimi, a Roma continua la straordinaria beffa del catasto: nel centro storico più bello (e caro) del mondo ci sono 333 case “signorili” ma 14.520 (il 55%) “popolari” e 3.096 (il 12%) addirittura “ultrapopolari”: quelle, cioè, in cui per andare in bagno devi fare a turno coi vicini di casa.

Attenzione, però: «Abbiamo identificato decine di migliaia di casi di unità immobiliari classificate in maniera particolarmente incongrua – dice Andrea Ferri, amministratore di Roma Entrate – ai cui proprietari invieremo lettere di sollecitazione a mettersi in regola. Avvertiremo cioè che, se è come risulta, possono aderire al ravvedimento operoso o saremo noi a notificare loro una contestazione di difformità, avviando quindi la procedura di riscossione con arretrati e sanzioni». Nel frattempo, l´assessore al Bilancio Marco Causi sta preparando una memoria di giunta per «prorogare a dicembre 2007 i termini del “ravvedimento operoso”»: dovrebbe essere approvata nel prossimo consiglio comunale.

Le decine di migliaia di lettere in partenza hanno destinatari facilmente identificabili: vivete in un appartamento da sogno in piazza Navona e pagate una miseria di Ici perché è accatastato come bicocca senza bagno? Abitate in una villa sull´Appia Antica che la persistente miopia del fisco immobiliare considera un appartamento? Vi svegliate affacciandovi su piazza del Popolo o via del Corso e per l´erario abitate in una casa popolare? Se sì, siete certamente nel mirino della meno cruenta delle attività di verifica: avete infatti tutto il tempo per «notificare al catasto la variazione di classe», pagando metà della differenza tra ciò che avete pagato e quanto avreste dovuto versare negli ultimi cinque anni. «Partiamo dal Centro storico, o meglio dalla città storica – avverte Ferri – includendo quindi quartieri come Prati o Trastevere, puntando su zone di particolare pregio in cui è più stridente la sperequazione. E poi guarderemo ad alcuni casi periferici di altissimo pregio», come le ville dell´Appia antica.

«Con la proroga del ravvedimento operoso – dice Causi -portiamo avanti un approccio non punitivo nei confronti dei contribuenti con il fine di chiudere le partire sospese. Se i cittadini e le imprese si muovono da soli, il Comune riduce il costo delle verifiche mirate e loro ottengono un abbattimento delle sanzioni. Intanto, ci aspettiamo con la nuova Finanziaria più poteri di intervento e di revisione degli estimi catastali». Purtroppo la partita è complessa, «le verifiche puntuali costano moltissimo» e così negli archivi dei quotidiani sedimentano le promesse inevase di intervenire per ridurre l´oscena ingiustizia di chi vive in appartamenti da sogno pagando meno Ici di un palazzo di periferia.

«Ci sono due problemi: da un lato i valori catastali sperequati rispetto a quelli di mercato – dice Ferri – e dall´altro le punte di ingiustizia sulle quali cerchiamo di agire». Il primo problema, la revisione generale degli estimi e del criterio in base al quale effettuarla, lo sta lentamente cercando di risolvere lo Stato. «La legge – dice Ferri – è del ´98, praticamente inattuata». Poi c´è il problema dell´aggiornamento degli immobili a catasto: «A Roma – dice ancora Ferri – ci sono 15 mila appartamenti non accatastati, unità immobiliari considerate “in costruzione”». Ma il tema più scottante restano i casi di sperequazione grave, come il “fenomeno Appia Antica”.

«Dal Centro al Raccordo, entro 300 metri dalla via Appia Antica risultano iscritte a catasto una sola abitazione di lusso, 30 ville e 140 “villini”; i quali per il catasto sono appartamenti in palazzine plurifamiliari come all´Infernetto, ma che qui hanno più di dieci vani e tuttavia risulta abbiano un valore catastale medio di 273mila euro». Il resto? «Settecento abitazioni, cinquanta delle quali “ultrapopolari” con valori catastali da 26mila euro di media».

Ai poveri ricchi dell´Appia Antica e a quelli di tutta Roma non resta che “ravvedersi”, a quanto pare: stavolta il Comune potrebbe avere non solo l´intenzione ma anche i mezzi per perseguire le iniquità. «Sostanzialmente, le 19mila case “A5” ultrapopolari, per le quali è previsto non abbiano il bagno, devono completamente sparire perché di fatto non esistono più; e la maggior parte delle “A4” popolari dovranno diventare “A2”, abitazione “di tipo civile residenziale”. Ma naturalmente non è ai quartieri davvero popolari che punteremo con gli accertamenti».

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