
Le mire indipendentiste della Catalogna potrebbero riproporre uno scenario già visto in Grecia, quando “il 27 giugno 2015 milioni di greci si alzarono dal letto e si misero in cerca di una banca aperta. Volevano ritirare i loro risparmi, perché la notte prima il loro premier, Alexis Tsipras, aveva indetto un referendum che avrebbe potuto portare all’abbandono dell’euro“.
Così scrive in un editoriale sul Corriere della Sera, Federico Fubini secondo cui:
“I greci, anche i sostenitori del primo ministro, volevano invece mantenere i propri patrimoni in quella moneta forte. Alla fine fu proprio la loro corsa agli sportelli, unita all’interruzione dei prestiti agli istituti ellenici da parte della Banca centrale europea, a paralizzare il Paese e piegare il governo”.
Che possa ripetersi qualcosa di simile in Catalogna – spiega Fubini – se gli indipendentisti andranno fino in fondo, lo dicono alcuni sintomi già percepibili sul mercato.
Non tanto la Borsa di Madrid, che ha perso il 10% da maggio. Ma la Caixa, la grande banca di Barcellona, è caduta del 5% solo ieri e del 13% da agosto. E soprattutto il premio di rischio sui titoli di Stato di Madrid è salito di 23 punti (0,23%) in un mese, trascinando in una sorta di contagio anche quelli italiani. Questi andamenti ricordano non solo che il debito pubblico iberico sfiora il 100% del reddito e una rottura con Barcellona darebbe luogo a una difficile ripartizione degli oneri e a nuove fragilità.
Non solo. Poi c’è la questione delle banche:
Dicono anche che il sistema bancario catalano dipende dai prestiti della Bce garantiti da debito spagnolo. Se la Catalogna si staccasse, si risveglierebbe il mattino dopo fuori dalla Ue e dunque dall’euro. La Bce non potrebbe più finanziarla e Barcellona dovrebbe battere subito nuova moneta. Ma i risparmiatori catalani sarebbero già corsi agli sportelli per fare incetta di moneta forte europea, facendo così crollare le banche stesse. La «disconnessione» dall’euro è una strada che porta verso un muro alto, forte e ruvido all’impatto.
Intanto, da Madrid arriva la notizia che il ministero della Difesa ha inviato l’esercito a Barcellona, dove sono stati avvistati i primi mezzi militari. “Si tratta soltanto di sostegno logistico alle forze di polizia”, si precisa con prudenza da Madrid. Nuove misure che si aggiungono ai traghetti carichi di agenti armati ancorati al porto di Barcellona.