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Caso E-bond: Berlino e Parigi accusate di arroganza

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Alla vigilia dei vertici della Ue, Ecofin straordinario e Consiglio dei ministri, il ministro degli esteri del Lussemburgo, Jean Asselborn, attacca, in una intervista al Die Welt, Germania e Francia, paladine di posizioni “arroganti che trascurano il principio europeo della sussidiarieta”.

“Il futuro della Ue va deciso dai 27 membri dell’Unione non secondo le prescrizioni dei paesi piu’ grandi”, sottolinea Asselborn. “La Germania deve capire che le sue performance teatrali non servono a nessuno”, prosegue il ministro che spezza una lancia a favore della proposta sugli Eurobond (E-bonds) perorata dal lussemburghese Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo, e dall’italiano Giulio Tremonti, ministro dell’economia.

Per Asselborn, l’idea degli Eurobond non puo’ essere cassata solo “perche’ non cresce nell’orto della Francia e della Germania”, ”sono piuttosto sicuro che gli E-bond verranno introdotti nel futuro”.

Ma proprio stamattina Angela Merkel ha ribadito la propria posizione di fronte al parlamento nazionale. Prima la carota, “nessun paese sara’ mai abbandonato”, poi il bastone: “gli Eurobond non risolvono la crisi”, un messaggio, quest’ultimo, diretto a Italia e Lussemburgo, i paesi che hanno lanciato l’idea dell’emissione di Eurobond e quindi di un bilancio accentrato Ue.

Infine, l’invito a tutti i paesi “a modificare i trattati dell’Unione e ratificare questi cambiamenti entro la fine del 2012”, ha detto la Merkel. Nel 2013 andra’ infatti in pensione il fondo provvisorio salva-stati che dispone di 440 miliardi di garanzie governative e verra’ sostituito da un meccanismo permanente.

La Germania richiede il cambiamento dei trattati poiche’ la sua costituzione vieta la partecipazione al salvataggio finanziario di altri stati. Nei vertici europei di domani e dopodomani, il consiglio europeo dei primi ministri dovrebbe partorire la versione definitiva del nuovo patto di stabilita’, si discutera’ anche di rafforzare eventualmente il fondo europeo salva-stati e delle modifiche da apportare al trattato di Lisbona.