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CASE, IN ITALIA STOP ALLA CRESCITA
MA NIENTE CROLLI

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(WSI) – Si annuvola l’orizzonte del mercato immobiliare italiano. Questa l’idea che traspare a chiare lettere da una visione anche rapida dei dati elaborati da Nomisma. In altri termini, se il mercato immobiliare italiano continua a crescere, esso comincia però a mostrare segni di rallentamento rispetto al boom degli anni scorsi.

L’indagine di Nomisma ha fotografato l’andamento del settore nel secondo semestre 2006. Le variazioni semestrali dei prezzi si attestano infatti al 2,6%, 2,5% e 2,7% rispettivamente per abitazioni, uffici e negozi: si tratta dei dati più contenuti da otto anni a questa parte. I tempi di vendita sono lunghi e la redditività si sta riducendo. Su base annua gli incrementi risultano rispettivamente del 6,4%, del 5,6% e del 6%.

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La redditività cala per tutte le tipologie ai livelli minimi rispetto al ‘top’ di fine anni 90. I rendimenti medi annui sono del 5% per le abitazioni (5,9% nel 1999), del 5,4% per gli uffici (6,5%) e del 7,7% per i negozi (9,2% nel 1998). Sul fronte delle compravendite, il 2006 dovrebbe vedere un ordine di grandezza attorno alle 800unità unità, non lontano quindi dal record di 833mila segnato nel 2005. La flessione sarà contenuta solo perchè è in espansione il mercato nelle località minori, mentre le grandi aree urbane, Roma in primis (-6,4%), versano in difficoltà.

Il valore del mercato è pari comunque a 120 miliardi e più o meno dello stesso importo è il reddito annuo generato dal patrimonio immobiliare esistente. Il tutto in un contesto in cui la crescita, seppure graduale e non allarmante, dei tassi di interesse, il ventilato inasprimento fiscale e le buone performance delle altre forme di investimento, rendono meno appetibile l’investimento nel mattone.

Le previsioni per il 2007.

Nelle previsioni, il primo semestre 2007 dovrebbe registrare una stabilità complessiva del mercato sia per i prezzi che per il volume delle compravendite, in presenza tuttavia di un sensibile rafforzamento dei giudizi negativi nelle aspettative degli operatori. “Il contributo dell’immobiliare alla tenuta dell’economia italiana è stato fondamentale e continuerà ad esserlo”, sottolinea d’altro canto il rapporto, nel quale viene preso in attento esame il peso del Real Estate.

Il valore delle compravendite offerte ogni anno, circa un milione di unità, corrisponde a 120 miliardi di euro e a un pari valore è stimato il flusso di redditi provenienti dagli immobili, sulla base di uno stock valutato circa 4.100 miliardi di euro.

“Il mercato immobiliare – ha detto Gualtiero Tamburini, vice presidente di Nomisma – vale tranquillamente più del 10% del Pil e il patrimonio immobiliare italiano è di 4.100 miliardi, più o meno tre volte il Pil”.

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