Casa Bianca: Obama in testa. In voti elettorali 307,2 a 230,8

di Redazione Wall Street Italia
5 Novembre 2012 11:05

New York – Quando manca una manciata di ore alle elezioni piu’ importanti del mondo e’ ben chiaro che il voto si decidera’ in un paio di stati. A far pendere la bilancia da una parte o dall’altra potrebbe essere la scelta degli indecisi, che rappresentano ancora il 5-10% degli elettori e che – riferiscono i politologi – decideranno all’ultimo.

Ma se si guarda agli ultimi sondaggi – che in Usa sono generalmente attendibili, come dimostrano anche le percentuali pre-elettorali nel 2008 – la vittoria sembra in mano a Barack Obama. Tutte tranne una ricerca danno infatti il leader Democratico in vantaggio, con una forchetta che va da 0,8 a 3 punti di margine (vedi foto allegata).

Se si contano i voti elettorali Obama se ne dovrebbe aggiudicare 307,2 contro i 230,8 dello sfidante. Anche se Romney riuscira’ a vincere in Florida e Virginia, arriverebbe solo a quota 248, una cifra insufficiente per farcela.

Pare dunque destinata a interrompersi sul piu’ bello l’incredibile rimonta di Mitt Romney, cominciata con quel primo dibattito in Colorado durante il quale chi non lo conosceva ha scoperto una persona determinata e convincente. Nella seconda meta’ di ottobre si era persino consumato l’incredibile sorpasso. Ma da quel +5 tra i grandi elettori, miglior risultato potenziale mai raggiunto dal dirigente di Bain Capital, in una settimana si e’ passati al +10 dell’inquilino della Casa Bianca. Per lui l’apice e’ stato toccato l’11 aprile con un margine enorme di +99.

Piu’ importante di ogni altra cosa per il presidente Usa e’ il vantaggio in quattro Stati chiave, tra cui l’Ohio, che vale 18 grandi elettori e dove Obama puo’ contare su un buon +2,9 punti di media tra i vari sondaggi. Stando ai dati a disposizione, lo sfidante verra’ batutto in Iowa, Wisconsin e New Hampshire, mentre potrebbe spuntarla in Florida (dove vanta un +1,4), stato storicamente Repubblicano. E’ anche lo stato che nel 2000 fu vinto per poche centinaia di contestatissimi voti da Bush e che gli diede la presidenza dopo una decisione della Corte Suprema.

In bilico la Virginia (13 grandi elettori). In ben 40 stati e’ invece ormai tutto gia’ deciso. Ma non piu’ in Pennsylvania (20 grandi elettori), dove la ripresa di Romney dovrebbe spegnersi sul +3 per Obama. Il presidente insomma sembra avere maggiori chance di ottenere quota 270 grandi elettori. Ma tutto e’ possibile, dal momento che sono 512 i percorsi diversi per arrivarci che hanno i due pretendenti alla Casa Bianca.
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Come sottolinea Paul Krugman in un’editoriale sul New York Times, chi della destra sperava che l’uragano Sandy potesse avere un impatto negativo sul presidente in carica per la gestione del disastro naturale, dovra’ ricredersi.

Quanto avvenne in occasione di Katrina dodici anni fa, quando al comando c’era George W. Bush, non si e’ ripetuto. Le statistiche, i sondaggi e persino le dichiarazioni di storici rivali politici, hanno riempito di elogi l’inquilino della Casa Bianca per la sua risposta all’emergenza Sandy.

Dopo l’Economist, intanto, Obama incassa anche l’endorsment del quotidiano Financial Times. Il giornale di orientamento di centro-destra giudica il voto in suo favore come “la scommessa piu’ saggia” per un paese, gli Stati Uniti, “colpiti dalla crisi”. “Nessuno dei due candidati ha fornito risposte convincenti su come rispondere alle sfide più importanti”, tanto in campo economico che in politica estera, giudica il quotidiano britannico. Ma quello che “è chiaro, è che i due candidati hanno una differente filosofia di governo”. Obama è un interventista, specie in politica economica. Mentre “la versatilità di Romney si basa più sulle indagini di mercato che su una reale filosofia politica”.

Per queste ragioni, conclude il Ft che suggerisce un facile paragone con la reazione all’uragano Sandy, “Obama ha dimostrato che un governo propositivo puo’ essere parte della soluzione, piuttosto che il problema. Dopo quattro anni di crisi finanziaria, con una disguaglianza estrema che minaccia il sogno americano, resta il bisogno urgente di una guida intelligente e riformista. Obama, con la sua presidenza caratterizzata dalla crisi economica, sembra la scelta migliore”.

Per contattare l’autore Twitter @neroarcobaleno; [email protected]