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CASA BIANCA: FALLITO IL SUMMIT, NON C’E’ ACCORDO SUL PIANO DI SALVATAGGIO

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Dalle prime indiscrezioni che trapelano da Washington si puo’ dire che il summit straordinario alla Casa Bianca, convocato pochi minuti dopo la chiusura di Wall Street (un evento storico mai accaduto prima) a cui hanno partecipato il presidente Bush e il suo vice Cheney, i due candidati alla Presidenza, il democratico Obama e il repubblicano McCain, oltre ai vertici della Camera e del Senato, il ministro del Tesoro Paulson, il governatore della Fed Bernanke e molti altri membri delle due delegazioni repubblicana e democratica alle Commissioni Finanze di Capitol Hill, e’ fallito clamorosamente.

La riunione e’ durata circa un’ora, clima pesante e teso, tutti seduti intorno allo stesso tavolo ovale (vedi foto in alto). Obiettivo dello storico meeting era trovare un accordo definitivo, per far davvero passare, con i voti necessari, il maxi-piano di salvataggio da $700 miliardi su cui si era trovato un accordo di principio nel pomeriggio.

A opporsi strenuamente sono ancora i repubblicani piu’ conservatori della Camera dei Rappresentanti, in rivolta contro il presidente del loro stesso partito, George W. Bush, e contro il suo ministro del Tesoro (ex Ceo di Goldman Sachs) Henry Paulson. La furia e’ montata per quello che viene considerato un salvataggio bancario/finanziario di stampo “socialista”. Il maxi-piano, dicono i repubblicani di destra, non favorisce il cittadino medio americano, ma i “soliti sospetti” di Wall Street, le banche, e tutti coloro che hanno di fatto causato l’attuale caos finanziario, creditizio e immobiliare di questi ultimi 18 mesi.

In America non e’ come in Italia dove la societa’ civile non conta niente e dove il potere politico spadroneggia impunito (scegliendo dall’alto i membri del Parlamento con scandalose liste blindate sulle quali i cittadini non hanno voce in capitolo); in America decine e decine di migliaia di persone “normali” (il cowboy del Montana, l’impiegato dell’Idaho etc etc) in questi giorni caldi hanno telefonato o inviato fax ed email ai loro rappresentanti, autenticamente eletti a Capitol Hill, ed espresso il loro “odio” e l’assoluta contrarieta’ al piano di salvataggio “socialista” pro-Wall Street e pro-ricchi presentato da Bush, un presidente di facciata pro-libero mercato, di fatto keynesiano puro. I repubblicani di destra hanno sparigliato, vogliono che il maxi salvataggio di Wall Street da $700 miliardi non avvenga con denaro dei contribuenti americani, ma con capitali privati e basta. Insomma, un dramma di dimensioni epiche.

Il problema maggiore, in termini politici di campagna elettorale nella corsa alla Casa Bianca, ce l’ha ovviamente adesso il candidato repubblicano John McCain. Obama e’ asolutamente a favore del piano di salvataggio (invitare un democratico a spendere denaro pubblico non e’ poi cosi’ difficile, ironizzano gli insider di Washington) mentre McCain e’ in una posizione davvero terribile: se avalla il piano di Bush, la base repubblicana gli si rivolta contro e certamente non lo votera’ il 4 novembre. Ma se McCain boccia il piano, si assumera’ tutte le responsabilita’ del crollo a Wall Street, e soprattutto del congelamento totale del mercato creditizio degli Stati Uniti e quindi dell’economia americana. Sara’ recessione in America e nel resto del mondo.

La crisi economico-politico-finanziaria degli Stati Uniti si avvita dunque su se stessa. Per quanto riguarda la borsa, e’ valso anche oggi il sano principio “compra sul rumor, vendi alla notizia”. Anche se molti rialzisti ingenui non avranno fatto in tempo ad uscire dal mercato e domani sara’ troppo tardi. Le ultime news, a parte accordi sempre possibili alla dodicesima ora, daranno fiato ai furori apocalittici dei ribassisti di mezzo mondo.