Economia

C’è aria di ripresa ma anche qualcuno che mente

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(Teleborsa) – I timori di un double dip sono svaniti ed i mercati hanno messo a segno un rally che ha portato l’indice S&P 500 americano sui massimi degli ultimi due anni. Contestualmente l’oro è “volato” su nuovi record storici, superando i 1300 dollari l’oncia. C’è chi sgrana gli occhi di fornte a questo e dato e chi, invece, considerando la serie storica aggiustata per l’inflazione si rende conto che il record è gia stato toccato nei primi anni 80 intorno ai 1800 dollari l’oncia; ma tant’è. La strada è ancora lunga per il metallo prezioso e non sorprendono le previsioni di chi si è spinto ad ipotizzare un’ascesa dell’oro sino a 2 mila dollari. Dunque, la recessione è finita e un double-dip è assolutamente escluso. Ma come interpretare il malcelato imbarazzo della Federal Reserve, che questa settimana ha annunciato possibili nuove misure di quantitative easing? La banca centrale statunitense non può più negare che la crescita della più grande economia mondiale è stagnante, né aggrapparsi sugli specchi anticipando un’accelerazione nei prossimi mesi. Le previsioni per l’anno in corso non saranno rispettate e la FED potrebbe essere costretta ancora una volta ad intervenire. All’atteggiamento forzatamente fiducioso delle autorità monetarie mondiali c’è chi continua a lanciare allarmi sul futuro dell’economia globale. In una intervista a Marketwatch, l’economista Henry Kaufman ammette “c’è una possibilità su tre che l’economia ricada in una recessione nei prossimi due anni”. L’Europa intanto non se la passa meglio, combattuta fra segnali di ripresa dell’attività economica e gli impatti che i Piani di austerity potrebbero avere sui consumi e sul sentiment delle famiglie. L’ultimo è quello varato dalla Spagna, che ha messo a punto un Piano, definito rigido ma sociale. Niente di più che una manovra di redistribuzione del reddito, che penalizza i più ricchi a vantaggio di un sostegno alle classi di reddito più basse. Una finanziaria che ha tutto il sapore delle promesse annunciate qualche tempo fa dal Presidente USA, Barack Obama, che si propone di tassare i ricchi a tutto vantaggio della classe media e delle piccole imprese. Frattanto, il Giappone resta combattuto sulla questione del super yen, dopo aver attuato a settembre un intervento sul mercato, per la prima volta dopo sei anni. Ma il peggio è che l’economia resta stagnante ed il peggior nemico è la deflazione. Secondo alcuni ci vorranno ancora parecchi miliardi di dollari di sostegni per frenare la corsa della valuta nipponica e far ripartire la crescita, ma il Governo di Naoto Kan dovrà anche fare attenzione a non zavorrare ancora il prostrato debito pubblico del Paese del Sol Levante.