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Caprotti (Esselunga) condannato, vincono le Coop

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Bernardo Caprotti ed Esselunga sono stati condannati con sentenza di primo grado per concorrenza sleale denigratoria, mentre non sussistono gli estremi per la diffamazione. Questo, in sintesi, il contenuto della sentenza emessa dal Tribunale di Milano, che obbliga la catena distributiva e il suo proprietario a versare a Coop Italia 300.000 euro a titolo di risarcimento, in seguito alla pubblicazione, nel 2007, del libro “Falce e carrello” con cui il patron di Esselunga si scaglio’ contro le cooperative rosse.

Caprotti, autore del volume, ha attribuito alla Cooperativa comportamenti scorretti di pressione nei confronti delle pubbliche amministrazioni e protezioni improprie derivanti da supposte agevolazioni fiscali. Il giudice ha ritenuto che queste ed altre affermazioni non abbiano configurato il reato di diffamazione, riconoscendo prevalente il diritto di critica, che non obbliga a una ricostruzione fedele dei fatti. Il Tribunale, invece,ha ravvisato una palese violazione delle norme che regolano la concorrenza: stando alla sentenza, infatti, Caprotti “ha posto in essere un’attività denigratoria nei confronti di Coop Italia, nell’interesse della propria impresa e a danno di quella concorrente” e “ha interposto fra i consumatori e i fatti un proprio messaggio denigrante”.

Giudicando impossibile valutare l’ammontare dei danni materiali derivanti dall’azione di Esselunga e di Caprotti, il giudice ha deciso di condannarli a versare soltanto il risarcimento del danno non patrimoniale (quello arrecato all’immagine, alla reputazione e all’onore). Esselunga e Caprotti dovranno anche pagare a Coop Liguria un terzo delle spese processuali e pubblicare il dispositivo della sentenza a mezzo stampa con caratteri doppi. Condannati anche Geminello Alvi, Stefano Filippi e la casa editrice del libro Marsilio Editori.