Società

Caos manovra: e ora salta anche la norma sulle pensioni

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(in aggiornamento)

Roma – La norma che prevede l’intervento sulle pensioni dunque sarebbe saltata. E’ quanto avrebbe deciso il governo al lavoro sul testo della manovra. In particolare, si apprende da fonti di maggioranza, si starebbe valutando la costituzionalità del provvedimento che riguarda il mancato computo ai fini del calcolo dell’anzianità degli anni università e del servizio militare. Sempre secondo quanto si apprende, la questione potrebbe essere affrontata “collegialmente”, domani, probabilmente a margine della riunione del Consiglio dei Ministri.

CISL-UIL,PARTE MOBILITAZIONE, DOMANI PRESIDIO SENATO – Riunione congiunta delle segreterie di Cisl e Uil che ribadiscono un giudizio di “forte iniquità sociale” delle modifiche alla manovra, a partire dall’intervento sulle pensioni che “chiedono con grande determinazione al Governo di ritirare”. Così come “vanno ritirate le disposizioni sia su tredicesima mensilità e tfr, che rappresentano un inaccettabile accanimento punitivo nei confronti dei lavoratori pubblici, sia sulle finestre pensionistiche per gli addetti della scuola, in considerazione delle peculiarità del settore”. Per sostenere queste richieste Cisl e Uil “proclamano la mobilitazione generale nei prossimi giorni di lavoratori e pensionati, con il presidio del Senato del primo settembre e con iniziative analoghe di manifestazione e presidio delle Prefetture in tutti territori da realizzare in questa settimana”

ALL’ESAME 1.300 EMENDAMENTI. RELATORE, SU PENSIONI SI VA AVANTI – La commissione Bilancio del Senato inizia stamattina l’esame degli oltre 1300 emendamenti presentati alla manovra. Gli emendamenti del governo sono attesi ‘entro le ore 18’ e sulla questione delle pensioni, ovvero l’impossibilità di far valere ai fini dei 40 anni di servizio gli anni riscattati per la laurea o per il servizio militare, si va avanti, annuncia il relatore, Antonio Azzollini (Pdl). Intanto al Tesoro è in corso un incontro tra i ministri Sacconi e Calderoli. Critico sulla manovra Bruno Tabacci (Api) e assessore al Bilancio di Milano: ‘Si trasformano i sindaci in esattori per conto di un governo che scarica l’onere delle tasse in periferià, dice in un’intervista a La Stampa.

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Sono molto, molto soddisfatto perche’ adesso la manovra correttiva e’ stata migliorata, senza modificarne i saldi” ed ora e’ piu’ ”equa e sostenibile”. Scacciati i fantasmi di una crisi della coalizione, Silvio Berlusconi fa sfoggio di ottimismo e parla di una manovra che ora consegna al Paese anche ”una maggioranza piu’ coesa”.

Ma i saldi, dopo le modifiche stabilite ieri ad Arcore, non sarebbero – come denuncia apertamente l’opposizione – garantiti mancando all’appello tra i 4 e i 5 miliardi di euro. E per ottenere il pareggio di bilancio lo stesso governo e la maggioranza starebbero vagliando nuove ipotesi. Che in realtà tanto nuove non sono: ritocchi alle pensioni e innalzamento dell’Iva.

Il come e il quando (comunque quasi sicuramente non in manovra) lo si stabilirà nei prossimi giorni. Ad ammettere la necessità di rivedere l’intesa siglata nemmeno 24 ore fa e’ la Lega che sceglie la Padania per spiegare che ”serve un’ulteriore riflessione” proprio sul capitolo previdenziale.

Il premier – intervenendo a Studio Aperto – mostra pero’ la parte del bicchiere mezza piena e chiama l’opposizione ad una nuova prova di responsabilità ‘aprendo’ al loro contributo. Un invito che, preventivamente, Pd, Idv e Terzo Polo avevano pero’ già declinato facendo scuotere la testa a Berlusconi: ”Noto – si e’ lamentato il premier – che già stamane le critiche sono aumentate. Come sempre…”. Mai annunciata ufficialmente ma sempre sullo sfondo, Berlusconi lascia intendere che cosi’, con un’opposizione critica, la questione di fiducia puo’ essere un’opzione più che concreta: ”Disponiamo – avverte infatti il Cavaliere – della maggioranza e della coesione politica per approvarla”.

Ma le voci circolate ieri di un consiglio dei ministri ad hoc (già questo giovedi’) per autorizzare la fiducia si fanno stasera sempre più insistenti. Una via che pero’ il presidente del Senato, Renato Schifani, auspica non sia percorsa: ”Tutte le volte che si ricorre alla fiducia si impedisce al Parlamento di discutere”, dice al Tg1 invitando ”tutte le forze politiche” e quindi anche le opposizioni, a ”trovare un punto di sintesi”.

Per Berlusconi il terreno d’incontro potrebbe essere, subito, quello del taglio dei costi della politica. Su questo, dice, ”ora in Parlamento tocca all’opposizione che unendosi a noi consentirebbe di avere una maggioranza dei due terzi che ci porterebbe in poco tempo ad approvare la riduzione del numero dei Parlamentari e l’abolizione delle Province”. Ma i microfoni di Italia 1 forniscono al presidente del Consiglio anche l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

Incassata l’intesa di Arcore ringrazia il ”senso di responsabilita’ della Lega” che – assieme al ‘timbro’ di Tremonti sul documento di ieri – smonta ”i romanzi d’agosto dei rapporti dentro la maggioranza: la realta’ – spiega agli italiani – e’ diversa da quello che racconta la stampa”. Poi, forse per spiegare che se svolte ad ‘U’ ci sono state nell’accettare di venir meno al suo imperativo di non voler mettere mai le mani nelle tasche degli italiani, rivendica con orgoglio la retromarcia sul contributo di solidarieta’:

”Io avevo detto che introducevo il contributo di solidarieta’ con il cuore che grondava sangue perche’ da sempre ho promesso che non avrei messo le mani nelle tasche degli italiani – spiega – Siamo riusciti ad ottenerlo, trovando altre fonti di risparmio. Abbiamo inasprito la lotta all’evasione fiscale – aggiunge – dando ai Comuni la possibilita’ di fare controlli piu’ capillari, quindi di mantenere nelle proprie tasche il maggior gettito che ne verra’ ”.

Misure, forse, non sufficienti. Per questo, molto presto, forse gia’ domani al Senato, i capigruppo di maggioranza di Camera e Senato dovrebbero incontrarsi nuovamente per ”rimodulare alcuni interventi, in primis quello sul lavoro” e rivedere anche ”nuove misure per reperire le risorse” venute a mancare dopo l’intesa di Arcore.

BERSANI-CASINI CONTRO MANOVRA: E’ INGIUSTA, PESSIMA
di Serenella Mattera

”Con il patto di Arcore, i conti tornano ancora di meno e le ingiustizie pesano ancora di piu”’. Il giorno dopo, il bilancio della manovra e’ negativo per Pier Luigi Bersani. Le modifiche annunciate dal governo alla manovra non migliorano il quadro, semmai lo peggiorano.

Ne e’ convinto anche Pier Ferdinando Casini: ”Cosi’ com’e’ la manovra e’ pessima”, tuona, prima di definire ”truffaldino” l’intervento sulle pensioni. Mentre Antonio Di Pietro rispolvera il suo linguaggio piu’ duro per bocciare la manovra: e’ un piano ”omicida”. Di certo gli ‘aggiustamenti’ della maggioranza non vanno nella direzione sperata e auspicata dall’opposizione.

Ma c’e’ di piu’: ”E’ evidente che i conti non tornano”, afferma il leader Udc, che assieme al Pd denuncia a gran voce come i nuovi interventi facciano mancare 4 o 5 miliardi all’obiettivo del pareggio di bilancio. ”Penso ci saranno novita”’, scommette Casini. Perche’ cosi’ l’impianto complessivo non regge. Ad aggravare ancora le cose, c’e’ anche che per capire come e’ cambiata la manovra ”bisogna essere dei rabdomanti – dice Bersani – perche’ non abbiamo visto nessun emendamento”. ”Si naviga a vista e si lavora sulle sabbie mobili”, dichiara sconsolata Anna Finocchiaro, che avverte che il Pd non e’ disposto a ”parlare di fuffa e perdere tempo”.

Dunque l’ultimatum: ”Il governo scopra immediatamente le sue carte – avverte la capogruppo democrat al Senato – altrimenti il Pd non iniziera’ alcuna discussione in commissione”. E allora, se il segretario Pdl Angelino Alfano invita a far ”prevalere l’interesse del Paese” sulle ”polemiche”, Finocchiaro replica: ”Siamo noi a chiedere responsabilita’ alla maggioranza”. E Casini: i centristi faranno ”di tutto per migliorare” questa ”pessima” manovra ed ”evitare guai peggiori”, ma ”finora – mette a verbale il leader centrista – e’ stato solo un dialogo all’interno della maggioranza”. Allo stato, ad ogni modo, ”i conti tengono ancora meno, le ingiustizie pesano ancora di piu”’, sentenzia il segretario Pd Bersani, mentre i suoi notano come si facciano pagare ”sempre i soliti noti”.

Nel patto di Arcore la maggioranza ha deciso, osserva Bersani, che ”non si puo’ rompere il patto con evasori ed esportatori illeciti di capitali, ma lo si puo’ rompere con chi e’ stato tanto fesso da servire il Paese facendo il militare o da studiare e poi riscattare di tasca propria la laurea”.

Un attacco, quest’ultimo, diretto principalmente all’intervento sulle pensioni, sul quale anche Casini e’ durissimo. ”Questa non e’ una riforma ma un pasticcio”, e’ una cosa ”truffaldina”, dice il leader centrista, che critica anche lo stralcio del taglio delle province. ”L’accordo di maggioranza sulla manovra e’ un colossale bluff che sara’ presto smascherato”, avverte dal Terzo polo anche Italo Bocchino (Fli).

Perche’ ”i mercati non sono stupidi e non si fanno ingannare”, nota Linda Lanzillotta (Api). ”Il governo Berlusconi ha messo a punto una manovra omicida dello Stato sociale ed ha preso in giro gli italiani”, e’ il giudizio tombale di Antonio Di Pietro. ”Attendiamo gli amici di Arcore alla prova dei fatti in Parlamento per vedere se davvero vogliono il dialogo. Per ora ci limitiamo a dire che la manovra proposta e’ inaccettabile”.