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Cancro, Oms fa dietrofront sulla carne rossa

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GINEVRA (WSI) – Pochi giorni fa ha lanciato la bomba e ora ritratta tutto. O quasi. Parliamo dell’allarme che l’OMS, l’Organizzazione mondiale della sanità, ha dato di recente in merito alle carni rosse lavorate inserite nella lista di alimenti potenzialmente cancerogeni. Un duro colpo ai carnivori di tutto il mondo che però oggi possono tirare un sospiro di sollievo.

Kurt Straif, responsabile del Programma monografie dello Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, un braccio operativo dell’OMS, ha affermato che l’annuncio non era allarmista. I rischi ci sono ma i risultati finali ancora non sono stati dati.

“Non era allarmista l’annuncio sul pericolo di sviluppare tumori mangiando carni rosse e lavorate (…) “Sì, ci sono dei rischi ma i risultati finali dello studio, pubblicato sulla rivista Lancet Oncology, saranno resi noti soltanto a metà del 2016”.

Fornisce il suo parere sullo studio elaborato dall’OMS anche l’ordine dei medici veterinari di Milano che sottolinea come le analisi sono state realizzate usando insaccati con componenti che non sono presenti nelle salsicce nostrane.

“Lo studio dell’Organizzazione mondiale della sanità ha preso come campione insaccati contenenti sostanze per la conservazione e il fissaggio di gusto e sapidità non presenti nell’Ue e, soprattutto, in Italia. L’analisi è stata svolta interamente su carni provenienti dall’America, dove gli standard di controllo sono minori. In Europa, invece, le verifiche effettuate sugli alimenti sono tra i più scrupolosi al mondo”.

Ma la bomba è stata lanciata e le prime vittime ci sono. Come rivela la Coldiretti in quest’ultima settimana infatti le vendite di carni e salumi sono crollate. Tuttavia i dubbi sorgono anche in considerazione della prossima ratifica da parte dell’Unione europea del trattato di libero scambio, il contestato TTIP con cui verranno ampliate le possibilità per i prodotti made in USA di varcare la soglia del Vecchio Continente superando così agevolmente le restrizioni sanitarie imposte dall’UE sugli allevamenti e sulla produzione di alimenti. Chi e come garantirà la salute pubblica?