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CAMBI: ECCO I VANTAGGI DI UN DOLLARO DEBOLE

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Gli esperti sono concordi: oggi il contesto geopolitico influisce sul dollaro in maniera decisamente diversa rispetto ai decenni passati.

Secondo Ashraf Laidi, chief currency analyst di MC Financial Group, “a differenza degli anni Ottanta e Novanta, le preoccupazioni sul fronte internazionale condizionano negativamente la valuta statunitense”. Di fronte a una guerra, spiega Laidi, “oggi il pericolo per gli investimenti negli asset americani e’ maggiore che in passato. Che la minaccia per gli USA sia all’estero o tra i confini nazionali, incide pesantemente sul dollaro a favore delle principali valute straniere, tra cui l’euro e la sterlina”.

Non a caso, negli ultimi tempi, sulla scia delle tensioni internazionali (in particolare di un conflitto USA-Iraq) e della debolezza dell’economia, confermata dall’aggressivo taglio dei tassi d’interesse da parte della Fed, il biglietto verde ha toccato minimi significativi nei confronti delle monete straniere.

  • E’ al minimo degli ultimi tre mesi e mezzo contro l’euro e il franco svizzero.
  • E’ al livello piu’ basso degli ultimi due anni e mezzo contro la sterlina britannica.
  • Nei confronti dello yen ha ceduto terreno in 12 delle ultime tredici sedute, scendendo oggi a 119,22 yen, il livello piu’ basso dal 10 settembre 2002.

    Tuttavia, c’e’ chi vede con favore l’attuale debolezza del dollaro, ritenendola un vero e proprio ‘tonico’ per l’economia americana.

    E’ il caso di Irwin Kellner, chief economist di CBS.MarketWatch.com, secondo cui il calo del biglietto verde “potrebbe essere proprio cio’ di cui gli Stati Uniti hanno bisogno”.

    “Un dollaro in calo potrebbe risolvere una serie di questioni che riguardano aziende, lavoratori e investitori”, osserva Kellner. Potrebbe in primo luogo contribuire ad abbassare il gigantesco deficit della bilancia commerciale, “riducendo cosi’ la nostra necessita’ di importare circa $1 miliardo al giorno per pagare i prodotti stranieri”.

    Quando il dollaro scende, i prezzi dei prodotti esportati all’estero calano, e le merci americane diventano di conseguenza piu’ attraenti per i potenziali acquirenti stranieri. Allo stesso tempo, i prodotti degli altri Paesi diventano per piu’ costosi per gli USA, determinando un calo della domanda.

    In genere, sottolinea Kellner, quando i prodotti importati diventano piu’ cari, i consumatori americani si buttano sul ‘made in Usa’. Una situazione del genere non solo darebbe una spinta alle vendite e ai profitti della Corporate America, ma diminuirebbe anche la probabilita’ di nuovi licenziamenti e aumenterebbe forse quella di nuove assunzioni a breve.

    Con un dollaro piu’ debole, le società USA il cui fatturato deriva principalmente dalle vendite all’estero troverebbero grandi vantaggi al momento del cambio dalla moneta straniera al dollaro.

    Kellner sottolinea inoltre l’importanza del rapporto tra dollaro e inflazione. Quando i prezzi all’importazione crescono, i produttori americani sono facilitati nel tenere pressocche’ bloccati i prezzi dei propri prodotti. E nel contesto attuale, un po’ di inflazione e’ proprio la medicina che il dottore (leggi Greenspan) ordinerebbe al malato (l’economia).

    Un dollaro piu’ conveniente incoraggerebbe poi gli stranieri ad avviare attivita’ negli States. E cio’ farebbe aumentare la domanda per gli edifici commerciali e industriali e per il comparto dei servizi.

    Anche il settore del turismo trarrebbe grossi vantaggi dalla debolezza del dollaro, osserva Kellner. ”Piu’ americani rimarrebbero a casa, mentre piu’ stranieri verrebbero a trascorrere le loro vacanze da noi, allettati da prezzi vantaggiosi. Cio’ aiuterebbe le economie di citta’ come New York, Miami e Los Angeles”.

    Ma anche Kellner non manca di sottolineare gli effetti negativi di un indebolimento del biglietto verde, primo fra tutti il fuggi fuggi di fondi stranieri dai mercati finanziari americani, cosa che deprimerebbe i prezzi dei bond. Per quanto riguarda il mercato azionario, comunque, la crescita dei profitti delle aziende dovuta a un dollaro debole potrebbe bastare a convincere gli investitori stranieri a non chiudere le posizioni sui titoli USA.