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CALISTO E I SUOI MANAGER: UNDICI ANNI DI TRUCCHI

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Il gruppo dirigente Parmalat? Un’«associazione a delinquere» tra il presidente Calisto Tanzi e almeno 8 dirigenti, che «in modo truffaldino ha occultato una perdita di bilancio superiore ai 7 miliardi di euro» e «nel contempo ha permesso il costante drenaggio a favore del socio di maggioranza (Tanzi, ndr ) di più di 800 milioni di euro tra il 1992 e il 2003, aggravando la crisi del gruppo oggi esposto verso il mercato e le banche fra i 10 e i 13 miliardi di euro». Niente più numeri al Lotto sul crac Parmalat: stavolta i numeri (reali) li danno le Procure di Milano e Parma nei due provvedimenti che imprigionano a San Vittore il fondatore di quello che una settimana fa era l’ottavo gruppo italiano e ora è insolvente. Industria reale e finanza fittizia, latte vero in conto azienda ma anche trucchi contabili in tornaconto personale: i verbali dei più stretti collaboratori di Tanzi trasudano l’angoscia delle rovinose perdite originate dalla crisi produttiva della multinazionale di Collecchio, e tuttavia rivelano anche «le ingenti distrazioni di denaro operate da Tanzi» che «agiva a capo dell’organizzazione, indicando al direttore finanziario Fausto Tonna gli obiettivi da raggiungere al fine di occultare le perdite e ricorrere al credito». Cioè alle decine di migliaia di obbligazionisti che ora si ritrovano con bond non rimborsati, e di azionisti gettati sul lastrico dal crollo del titolo dai 3 euro di settembre agli attuali 0,11 euro.

I RUOLI -Su direttiva di Tanzi, Tonna e poi il suo successore Luciano Del Soldato, «con la consulenza professionale dell’avvocato Gianpaolo Zini, architettavano gli strumenti finanziari con i quali realizzare lo scopo dell’associazione». Poi, aggiungono le pm parmensi Antonella Ioffredi e Silvia Cavallari, il contabile Gianfranco Bocchi «procedeva a contraffare la documentazione bancaria apparentemente emessa dalla Bank of America»; mentre gli amministratori della società offshore Bonlat alle isole Cayman, Claudio Pessina e Giovanni Bonici (presidente di Parmalat Venezuela), «contribuivano alle sottoscrizioni apocrife riferite agli apparenti contraenti della Bonlat», società programmaticamente creata e usata «come discarica» dove seppellire, agli occhi dei mercati mondiali, le spaventose passività accumulate dal gruppo di Collecchio. Aiutato, in ciò, dai «revisori contabili Lorenzo Penca (presidente di Grant Thornton) e Maurizio Bianchi (partner)», che «ideavano la realizzazione di Bonlat e suggerivano le operazioni fittizie necessarie».

I FALSI -«Tanzi – confessa Del Soldato il 22 dicembre – nel rassicurarmi dicendo che era molto vicino a trovare una soluzione finanziaria, mi disse di proseguire nell’attività di falsificazione della contabilità della Bonlat»; e anche il figlio di Tanzi, «Stefano, era a conoscenza della totale inesistenza dei cespiti attivi e più in generale della falsificazione della contabilità. Le carte false erano state materialmente redatte, dietro mie istruzioni, da Bocchi»: scanner, forbici, Word, «nel computer avevamo anche il logo della Bank of America».

PROVE DISTRUTTE -Quando «all’inizio di dicembre» già la situazione sembra precipitare, Tanzi – gli addebitano i pm – «ordina di distruggere la documentazione contabile cartacea e informatica comprovante lo stato di dissesto finanziario del gruppo»: Del Soldato vi si dedica domenica scorsa, Bocchi e Pessina eseguono ma solo fino a un certo punto (poi si spaventano e «salvano», consegnandoli ai pm milanesi, alcuni floppy e un pc).

TRUCCHI NEI BILANCI -«Quattro volte l’anno – ammette Tonna – veniva attivato il sistema di costruzione delle carte false: occorreva dapprima verificare le criticità del gruppo e poi apportare le relative modifiche utilizzando la Bonlat». Infatti, «per aggiustare i bilanci, fino al 1998 si ricorreva a due società offshore nelle Antille Olandesi, Curcastle e Zirpa, dal 1998 alla Bonlat nelle isole Cayman».

SOLDI «ANNULLATI» – Ma insieme alle perdite del gruppo, si inabissavano così anche molti soldi nei conti di società personali di Tanzi: «Distrazioni dissimulate contabilmente» da «finanziamenti e/o crediti nei confronti di società di famiglia, poi trasferiti appunto nelle società offshore, e infine “annullati” facendoli figurare come pagati attraverso il conto della Bank of America». Falsificato. Già al 1998 Tanzi aveva così accantonato 500 miliardi di lire. «L’erogazione del denaro avveniva su disposizione del Tanzi medesimo, per cassa con bonifici bancari o assegni. Fino al 2001 i prelevamenti venivano effettuati, su richiesta di Tanzi, da Tonna o dal direttore finanziario Franco Gorreri; dal 2001 era lo stesso Tanzi a effettuare i prelevamenti».

PARMA CALCIO -Prelevamenti non sempre indolori all’interno del gruppo. «Parte dei finanziamenti da Parmalat spa – ha raccontato Bocchi – arrivavano alla società Parma Calcio» e «Tonna spesso non voleva effettuare questi bonifici, ma il Cavalier Tanzi si rivolgeva direttamente alla tesoreria e otteneva quello che voleva».

ODEON TV -Fiumi di soldi, del resto, sono usciti dai più svariati canali. «Essendo la Sata srl (società personale dei tre fratelli Tanzi) esposta verso fornitori di Odeon Tv per 70/80 miliardi di lire, Parmalat operò formalmente un finanziamento a favore di Sata, che aveva lo scopo di mascherare una distrazione di denaro dalle casse del gruppo. Infatti il credito venne poi trasferito alle Antille e “annullato”».

LATTE CUBANO – Tanto e in polvere, avrebbe dovuto essere. Zero e in spirito, invece, è rimasto: nei motti salaci che, a Collecchio stessa, accompagnavano la totalmente inventata fornitura a una società di Stato cubana di ben 300mila tonnellate via Singapore. «Roba da sommergere Cuba di latte in polvere…».

TURISMO -«Altre distrazioni venivano operate a favore delle società di viaggi di Tanzi» controllate attaverso la Hit: «Tra il 1999 e il 2002, su richiesta di Tanzi», Parmalat Finance Corporation e Parmalat spa erogano 400/500 milioni di euro alla Hit, «coprendo contabilmente tali erogazioni come crediti verso Web Holding», che in realtà è una società in Delaware (Usa) «costituita dall’avvocato Zini» e «appartenente alla famiglia Tanzi».

EPICURUM – A un certo punto persino la «discarica» Bonlat non basta più a nascondere tutta la spazzatura nei conti Parmalat. E allora, «rendendosi necessario smobilizzare queste posizioni ormai insostenibili e inesigibili», Tonna idea e Zini costituisce alle Isole Cayman il fondo Epicurum: sulla carta vale 529 milioni di euro, in realtà è «sostanzialmente fittizio», buono solo ad «assolvere la funzione di dare una giustificazione contabile alla sottrazione di fondi realizzata negli anni».

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