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Caliendo salvo, ma il governo non ha piu’ la maggioranza. Berlusconi: “Prepariamoci alle elezioni”

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Il Governo ha vinto alla Camera e Caliendo non è stato sfiduciato, ma la giornata di oggi ha evidenziato che non ha più la maggioranza e Berlusconi ha detto ai suoi di prepararsi a nuove elezioni. La Camera ha respinto la mozione di sfiducia al sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, presentata da Pd e Idv. Pdl e Lega hanno votato contro, Udc, Fli (i finiani) e Api si sono astenuti, Pd e Idv hanno votato a favore. I sì sono stati 229, i no 299 e 75 gli astenuti.

L’esito del voto mostra che il Pdl e la Lega, pur respingendo ampiamente la mozione, sono rimaste sotto la maggioranza assoluta dei voti (316 su 630 deputati). Peraltro, considerate le astensioni annunciate già da ieri, l’esito del voto era scontato e per la maggioranza non era necessario serrare le fila e prevedere presenze a tappeto per avere la meglio. Sta di fatto, comunque, che nella votazione di oggi la somma delle astensioni e dei sì (cioè di Pd, Udc, Idv, Fli e Api), pari a 304 voti, ha prevalso sui numeri ottenuti dalla maggioranza (299 no).

Berlusconi ha commentato in serata, durante la cena con i deputati del Pdl a villa Miani: «Non è possibile – ha detto il premier – che il mandato degli elettori sia messo in discussione da quello che è successo alla Camera. Prepariamoci alle elezioni. C’è il mio impegno a ricandidare voi che vi siete comportati bene. Qualche volta siamo già stati in difficoltà sui numeri, forse era il primo passo di una strategia. Anche se sappiamo tutti quello che costa restare in parlamento a lottare, noi avevamo una maggioranza straordinaria, un governo compatto e una squadra di giovani ministri motivati da grande idealismo, un esecutivo che ha risposto con grande efficacia alle emergenze. Non c’era nessuna possibilità che un mandato così largo degli elettori fosse messo in discussione. E invece è successo ciò che è successo e anche domani torneremo a leggere sui giornali internazionali descrizioni di un’Italia tornata inaffidabile».

Berlusconi ha poi criticato gli astensionisti: «L’astensione è qualcosa di inaccettabile. Non ci si può astenere sui principi, come quello dell’innocenza di chi non ha subìto condanne e di chi fa parte della stessa forza di governo. C’è la speranza che ci sia un ricompattamento della maggioranza, ma se non avviene al primo incidente serio dovremmo chiedere agli italiani di tornare alle urne».

Bossi: niente voto, resistiamo. Niente voto per ora. E’ l’opinione di Umberto Bossi, leader della Lega. «Questo è il segnale che resistiamo e non si va al voto adesso. La Lega – ha aggiunto Bossi – dice no ad un esecutivo tecnico, noi siamo con Berlusconi». Lasciando l’Aula al termine del voto sulla sfiducia al sottosegretario Caliendo, il Senatur ammette che «un po’ di preoccupazione c’è sempre» ma è convinto che «se si va al voto la lega stravince» e per questo «non temiamo il voto». «Maggioranze diverse non vanno bene», ribadisce Bossi secondo cui il terzo polo «non ha futuro» e rischia «di fare male a chi vi partecipa».

Cicchitto: sconfitto il giustizialismo. «Il governo è completamente nell’esercizio delle sue funzioni, l’unica alternativa a questo governo sono le elezioni». Lo ha detto il presidente del Pdl, Fabrizio Cicchitto, commentando il voto della Camera. «È stata sconfitta un’operazione giustizialista», aggiunge Cicchitto. Quanto alle astensioni, dieci in meno rispetto a quanto previsto inizialmente, Cicchitto non si sbilancia: «c’è da verificare il tasso di assenteismo – osserva – va verificato se il numero delle astensioni (75, ndr) corrisponde a un problema politico oppure a un assenteismo occasionale».

Casini: noi male? Figuriamoci loro. Sono 75 gli astenuti al voto sulla mozione di sfiducia al sottosegretario Giacomo Caliendo e Pierferdinando Casini leader dell’Udc contesta che manchino voti nella area di responsabilità che ieri aveva annunciato l’astensione. «Noi saremmo andati male? E allora cosa si deve dire di loro? Guardate i loro numeri: la maggioranza ha 299 voti», afferma lasciando l’aula di Montecitorio. «Noi siamo stati l’unico gruppo a votare compatto – aggiunge – fatta eccezione per Enzo Carra, che non ha partecipato al voto perchè aveva un rapporto personale con Caliendo».

Marino: il Pdl è morto. «Il Pdl è morto, ora ci vuole un Pd d’attacco». Questo il commento di Ignazio Marino, senatore del Pd. «Il quadro in cui è nato il Pdl è cambiato irreversibilmente e l’Italia non può permettersi di tornare ai meccanismi politici degli anni ’60-’70. Il Pd insista per un governo di scopo, che riformi la legge elettorale. Poi presentiamoci al voto con una rinnovata classe dirigente: solo così non potrà farci paura la prospettiva di un parlamento di persone scelte dai cittadini e non nominate dai partiti. Chi nel Pd parla di Tremonti premier -conclude Marino- contraddice l’azione di opposizione di questi mesi e anche l’indicazione del congresso di aprire ad alleati difficili ma ad oggi certi, per inseguire alleati altrettanto difficili, ma ad oggi improbabili».

Franceschini: Pdl a fine corsa. In Parlamento «c’è una maggioranza residuale che dovrà conquistarsi i voti volta per volta». Lo ha detto il capogruppo del Pd, Dario Franceschini, in uno dei passaggi della sua dichiarazione di voto a favore della sfiducia al sottosegretario Caliendo. Franceschini parla della vicenda come di una «drammatica prova di debolezza e di fine corsa» del governo Berlusconi. Quanto all’ipotesi di un voto anticipato, Franceschini è convinto che il Pdl «ridotto com’è a brandelli» perderebbe.