Ho seguito le polemiche sulle parole insurrezionali di Alberto Asor Rosa, nei giorni scorsi, e ho alimentato una discussione collaterale (anche pubblicamente, ieri al programma in radio di Giuseppe Cruciani) sulla pigrizia complice di chi dedica tante energie a contestare quelle parole. La mia opinione è che tutti coloro che producono tanti interventi e riflessioni – ha cominciato Giuliano Ferrara in tv: il Foglio si dedica solidamente a questo impegno da sempre – per contestare i deliri e la deriva ubriaca del dibattito intellettual-politico ne sono a loro volta complici, e succubi non meno dei professionisti dell’antiberlusconismo rispetto a Berlusconi.
Penso che molte intelligenze a destra (o diciamo non di sinistra) siano schiave di un fastidio per un pezzo di sinistra alla cui sopravvivenza concorrono ogni giorno, e che si sostengono a vicenda. Che la dimensione di quel pezzo di sinistra sia straordinariamente sopravvalutata (quanti sanno cosa ha detto Asor Rosa, di sessanta milioni di italiani? Quanti sono invece gli spettatori di Radio Londra a cui Ferrara avrebbe potuto raccontare cose più interessanti e intelligenti?). Che il tic dell’indignazione permanente ormai sopravviva indipendentemente da dove va il mondo, e che l’eventuale miglioramento dell’Italia passi attraverso la costruzione di altro e di meglio, e non attraverso l’impegno totale e permanente nella critica e la discussione del peggio, che poi diventa parte del peggio.
Queste cose penso, e posso sbagliare. Le persone con cui ne ho parlato sostengono che le assurde idee di Asor Rosa siano più diffuse e contagiose di quanto pensi io, che quel piccolo mondo di estremisti senili in via di estinzione stia creando intenso ricambio (ma io dico che lo creano molto di più al Fatto che non sugli editoriali di Repubblica o del Manifesto), ricambio che io sottovaluterei. Come ho detto, non sottovaluto per niente, solo non sono d’accordo con le forme di opposizione: al pari dell’antiberlusconismo permanente, mi sembra si dimostrino perdenti.
Stamattina poi ho pensato un’altra cosa, vedendo i simmetrici fiumi di indignazione e commenti dedicati ai fessi manifesti milanesi che parlano di “BR nelle procure”: ovvero che quei commenti sono la stessa cosa. Sono la tentazione continua e irresistibile a dare credito ai matti o ai provocatori, tentazione in parte frutto di debolezza e in parte di deliberata costruzione di “polemica” sterile ma buona per vendere giornali, politiche, se stessi…
Poi però, se siamo tutti occupati a scrivere e dire “vergogna!” 24 ore su 24, di capire cosa succede e far cambiare percorso a questo paese, chi se ne occupa?
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