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(WSI) – Un miliardo di euro. O, se si preferisce, tanto per dare l´idea, duemila miliardi di lire. A tanto ammonterebbe il fiume di denaro movimentato dalla Popolare Italiana (ex Lodi) per le sue operazioni di insider trading. Di mano in mano che l´inchiesta progredisce, gli inquirenti azzardano un primo bilancio per definire le dimensioni dell´impero legato a Gianpiero Fiorani (con la protezione di Antonio Fazio, ndr).
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Un miliardo di euro movimentati, che sarebbero molti di più se si contassero anche i derivati. Soltanto sul conto di Marco Sechi, imprenditore vicino a Gianpiero Boni, gli uomini della Finanza hanno trovato tracce di derivati per 450 milioni. Somme degne di una piccola manovra correttiva della Finanziaria che Lodi avrebbe movimentato in diverse operazioni. Certo, c´è Antonveneta nella quale dai dati Consob emerge che soltanto i 18 “scalatori” vicini a Gnutti sarebbero stati finanziati con 552 milioni di euro (per una plusvalenza di 115 milioni). Ma la Procura starebbe considerando anche le operazioni Kamps, Autostrade e Popolare di Cremona.
Non solo: i finanzieri da mesi sono impegnati a ricostruire l´impero personale di Fiorani creato attraverso prestanome. Un tesoro fatto di plusvalenze e di un ampio patrimonio immobiliare. Il valore complessivo? Oltre 200 milioni di euro, secondo gli investigatori. «Siamo partiti dalla preistoria e stiamo risalendo il tempo», è la metafora che gira in Procura, «adesso siamo giunti al Medioevo. Ma presto arriveremo all´età moderna».
Come dire che l´indagine è tutt´altro che finita. Ora bisognerà capire quale contributo potrà arrivare dal materiale messo a disposizione dalla stessa Bpi, un´istanza di 37 pagine e ben sette faldoni di documenti, necessari per convincere i pm Eugenio Fusco e Giulia Perrotti a liberare i titoli Antonveneta, ancora sotto sequestro. E per raggiungere l´obiettivo, la banca ha proposto di versare la plusvalenza (circa 100 milioni di euro) che deriverebbe dalla cessione delle azioni all´Abn Amro in un conto corrente da lasciare a disposizione di eventuali iniziative della Procura. Non una rinuncia a priori alla plusvalenza, ma una disponibilità a qualsiasi soluzione.
Quanto all´istanza di dissequestro depositata dai legali Giuseppe Iannaccone e Alberto Alessandri, verte su quattro punti fondamentali: i cambiamenti avvenuti all´interno dell´istituto, il risanamento dei rapporti con la Consob, le denunce e l´abbandono della scalata Antonveneta. Il primo illustra in ordine cronologico i passaggi che hanno mutato il vertice del gruppo dalla nomina di Giorgio Olmo ad amministratore delegato fino alla convocazione del cda per le dimissioni in blocco, passando attraverso la ristrutturazione della direzione centrale, la decisione di procedere contro Fiorani, la ristrutturazione del comparto immobiliare e la rigorosa semestrale attuata da Gronchi. Il secondo punto raccoglie la corrispondenza tra la banca e la Consob avviata a partire dal 1 settembre, un carteggio che è sfociato nella revoca delle due offerte sull´Antonveneta. Il terzo punto raccoglie le due denunce preparate dal professore Alessandri, mentre l´ultimo spiega la rinuncia al progetto Antonveneta.
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