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Borse Ue peggiorano, male le banche. Giù i futures Usa

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Nel giorno in cui Wall Street riapre i battenti dopo la pausa di ieri dovuta al Labour Day, le borse europee e Piazza Affari dimenticano l’entusiasmo settembrino – delle prime sedute del mese- e optano per il segno meno. Piazza Affari incrementa le perdite e vede il Ftse Mib e l’All Share cedere rispettivamente l’1,43% e l’1,37% verso le 13 ora italiana. Da notare il peggioramento dei listini azionari europei a seguito del dato relativo agli ordini all’industria in Germania, che hanno mostrano una flessione del 2,2%. Madrid accusa un ribasso di quasi l’1,50%, Parigi arretra dell’1,24% mentre Londra e Francoforte cedono meno dell’1%.

Male anche i futures americani: a due ore e mezza circa dall’inizio della sessione a Wall Stret, i contratti sul Dow Jones perdono 46 punti, quelli sul Nasdaq cedono 8 punti e quelli sullo S&P 500 arretrano di 6,10 punti.

Non se la passa meglio l’euro, che soffre un brutto scivolone nei confronti del biglietto verde: dopo aver superato ieri la soglia degli 1,29 usd, la divisa europea ha registrato infatti un deciso arretramento durante le contrattazioni in Asia, portandosi sotto quota 1,28; al momento scambia a 1,2753 dollari. Riguardo agli altri rapporti di cambio, l’euro perde sullo yen a 106,97, mentre usd/yen è in flessione a 83,89.

Ad indebolire l’euro sono i rinnovati timori per lo stato di salute del settore bancario europeo, che fanno tornare gli investitori verso investimenti meno rischiosi e quindi lontano dalla divisa di eurolandia.

A questo si aggiunge un articolo nel Financial Times, che ha notato come i paesi periferici dell’EU debbano forse generare circa 80 miliardi di euro questo mese per arginare le loro finanze pubbliche. Infine, come se non bastasse, un articolo pubblicato oggi sul Wall Street Journal mette in dubbio l’affidabilità degli stress test condotti sulle banche europee, e fa i nomi in particolare di Barclays e Credit Agricole. La percezione sulla solidità del sistema bancario europeo, confermata dagli stress test del 23 luglio scorso, torna così a vacillare, colpendo la fiducia degli investitori sulla ripresa economica.

In più, arriva la prova del nove della mancata coesione dell’Europa nel risolvere problemi cruciali alla sua stessa sopravvivenza. E’ terminata infatti con un buco nell’acqua l’ultima riunione dei ministri della UE per la riforma del patto di stabilità e crescita .

A questo punto un appuntamento cruciale per l’Ue è il prossimo 15 settembre, quando si conosceranno i dettagli di una iniziativa legislativa che ha come obiettivo quello di avviare una stretta sui derivati e sulle operazioni di short selling. E proprio oggi il presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso, sperando in una riforma del settore finanziario entro il 2011, ha dichiarato che la commissione presenterà proposte concrete per tassare le attività finanziarie entro l’autunno

Riguardo agli altri asset, l’incertezza perenne si traduce in un rally dei bund e dei treasury, visto che la paura sulla crisi dei debiti sovrani e su un suo eventuale peggioramento torna protagonista ovunque.

Tornando a Piazza Affari, il listino italiano si allinea al rosso delle piazze del Vecchio Continente e a soffrire sono, così come nel resto dell’Europa, anche le banche. Unicredit fa -1,98%, Medio Banca arretra del 2,15%, Ubi Banca cede il 2,19%, Intesa San Paolo -2,29%, Banca Popolare di Milano perde il 2,46%; uniche frecce verdi nel Ftse Mib sono Ansaldo (+2,36%), Fondiaria-Sai (+0,96%) e Prysmian (+0,55%).

Sul completo, occhi puntati su l’AS Roma che aspetta di conoscere la lista degli aspiranti acquirenti del club capitolino giallorosso.

Infine, tornando indietro di qualche ora e guardando all’Asia, si segnala il nulla di fatto sui tassi di interesse della Bank of Japan (il costo del denaro è stato lasciato allo 0,1%, parlando dei rischi di un possibile rallentamento dell’economia; stessa decisione della Banca centrale australiana, che ha lasciato il costo del denaro invariato.

In conclusione, a dispetto dei primi acquisti che hanno interessato i mercati azionari mondiali nei giorni scorsi, qualcuno avverte anche che settembre è solitamente un mese pessimo per l’azionario USA. A rendere la situazione più preoccupante, sono le difficoltà reali dell’economia a stelle e strisce.

Proprio per questo, negli Stati Uniti è attesa per i dettagli su una parte del piano di stimoli che il presidente sta per proporre al Congresso. In particolare la proposta fa riferimento all’ipotesi di un piano a 6 anni da 50Mld$ finalizzato alla costruzione di infrastrutture tra cui strade, ferrovie e modernizzazione del sistema di controllo del traffico aereo.

Nell’ambito del piano è prevista anche la creazione di una banca per le infrastrutture dotata di 4Mld$ per finanziare i nuovi progetti. Obama ha tenuto a precisare che il piano non comporterà un aumento del deficit.

Domani dovrebbero arrivare i dettagli di altre parti del piano di stimoli tra cui la concessione della completa deducibilità delle spese per investimenti da parte delle aziende fino a fine 2011.