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Borse Ue miste, futures Usa ingessati. Petrolio e Libia spaventano ancora

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Prosegue praticamente piatta la performance della borsa di Milano, nonostante la chiusura positiva della borsa di Tokyo (gli altri mercati asiatici hanno chiuso però in modo contrastato, rivelando tutta l’incertezza del momento, alimentata, come nei giorni scorsi, dai balzi del prezzo del petrolio).

Incide la debolezza dei futures americani, che sono anch’essi fermi. (vedi quotazioni a fondo pagina), in attesa del dato economico relativo alle spese e ai redditi personali relativi al mese di gennaio che sarà comunicato alle 14.30 ora italiana.

L’indice Ftse Mib riduce comunque le perdite e alle 13.06 circa oscilla attorno alla parità. Piazza Affari così come il resto dell’Europa è frenata dalle prese di beneficio che attaccano i finanziari anche sulla scia dei risultati del colosso britannico HSBC, che non hanno convinto i mercati sul lato degli accantonamenti per i crediti inesigibili (comunque inferiori alle previsioni del consensus). Londra perde lo 0,32%, Francoforte sale dello 0,40%, Parigi fa +0,23% e Madrid azzarda appena un +0,07%. In generale, gli indici azionari recuperano dai minimi di giornata.

In primo piano poi sempre le tensioni geopolitiche che oggi vedono protagoniste non soltanto la Libia ma anche le rivolte esplose in Oman e le preoccupazioni su disordini anche in Cina.

Tuttavia dopo i massimi della mattinata, ora i futures quotati a New York salgono appena di 0,03 punti (+0,03%), a quota 97,91 dollari al barile, mentre il Brent perde lo 0,14%, a 111,98 dollari al barile.

Tra i fattori a cui guardano gli investitori oggi anche l’esito delle elezioni irlandesi che hanno visto trionfare l’opposizione, alimentando da un lato i timori sul futuro di quelle aziende che finora in Irlanda hanno beneficiato di un regime fiscale molto “light” e dall’altro facendo sorgere qualche dubbio su come la crisi finanziaria del paese sarà ora gestita, dopo gli aiuti ricevuti dall’Europa.

Sul fronte economico accelera l’inflazione in Spagna che segna il ritmo di crescita piu’ forte da oltre due anni, da ottobre 2008. L’indice dei prezzi al consumo e’ salito infatti al 3,4% a febbraio su base annua dopo il +3% di gennaio, secondo l’indice armonizzato europeo. L’euro accelera così la sua corsa e arriva a scambiare a New York 1,3833 usd sia per la debolezza del dollaro, che sembra aver perso negli ultimi giorni il suo status di valuta rifugio, sia per l’aumento dell’inflazione nell’intera Europa.

Oltre ai dati relativi all’inflazione in Spagna sono usciti infatti anche quelli dell’area euro. Secondo Eurostat, il tasso di inflazione si è attestato a gennaio al 2,3%, contro il 2,2% di dicembre, quando per la prima volta l’inflazione aveva superato il target del 2% stabilito dalla Bce. In Italia, il tasso si è attestato all’1,9%. L’euro sale così anche nei confronti del franco svizzero a 1,2842, mentre sullo yen avanza a 113,24. Sulla moneta nipponica, sale anche il dollaro, a 81,88.

Intanto, tornando a Piazza Affari, tra i titoli peggiori si mettono in evidenza ancora Unicredit (-1,23%) e banco Popolare e Mps, che cedono entrambi l’1,63%. Il clima però dopo le vendite delle ore precedenti si rasserena e aumentano i segni più: in evidenza A2A (+2,37%), Saipem (+1,62%), StMicroelectronics (+1,31%) e Parmalat (+1,09%). Da segnalare poi i frazionali rialzi di Fiat Industrial e Fiat Spa. La prima starebbe studiando l’ipotesi di un’emissione di bond.

Alle 13:06 (le 7:06 ora di New York) il contratto future sull’indice S&P500 scende di 0,60 punti (-0,05%) a quota 1.318,20.

Il contratto sull’indice Nasdaq 100 è in rialzo di 2,5 punti (+0,09%) in area 2.347,50.

Il contratto sull’indice Dow Jones sale di 10 punti (+0,08%) punti a quota 12.120.