*Financial Trend Analysis e’ una societa’ che opera nel settore dell’Analisi Tecnica. Le analisi di borsa qui pubblicate non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.
_______________________________________
La brusca correzione subita dai listini azionari nelle ultime settimane, anche se non ha compromesso il trend rialzista di fondo che le borse hanno vissuto a partire dai minimi della scorsa estate, ha probabilmente fatto sorgere nella mente di molti investitori il dubbio sulla opportunità di mantenere inalterata l’esposizione relativa alla componente azionaria. Per decidere se a seguito dell’insorgere di questo dubbio sia necessario prendere dei provvedimenti che riguardino la composizione del proprio portafoglio, è importante tenere a mente il fatto che per il momento segnali che facciano pensare ad una situazione senza ritorno per gli indici non ne sono stati inviati.
Il ribasso ha caratteristiche correttive, e per quanto non si possa escludere un suo proseguimento fino ad interessare la prima parte dell’estate, gli elementi a disposizione oggi fanno pensare che il trend di fondo delle borse sia ancora orientato al rialzo. Ciò premesso è tuttavia anche comprensibile l’atteggiamento di chi, soddisfatto del rendimento ottenuto sui propri titoli azionari, cerchi ora un’alternativa in attesa che la borsa intraprenda nuovamente un sentiero di ripresa.
Per chi volesse temporaneamente uscire dalla borsa in attesa di segnali chiarificatori, la prima opportunità da considerare è quella dei mercati obbligazionari, tornati a brillare nelle ultime settimane (l’indice Fideuram obbligazionari e’ salito nelle ultime sedute di aprile sopra il top di febbraio, confermandosi al rialzo) in virtù della revisione delle aspettative relative alla futura velocità di crescita dei tassi di interesse Usa, che aumenteranno probabilmente lo stesso, ma con un passo più lento di quello preventivato nel recente passato (la Fed ha parlato di “measured pace” descrivendo dopo la riunione di settimana scorsa il passo che vuole tenere sulla strada dei futuri cambiamenti alla politica monetaria).
Una alternativa di questo tipo, di temporaneo parcheggio sull’obbligazionario, è proponibile a patto che il future sul decennale Usa e il future sul Bund si mantengano rispettivamente al di sopra di quota 110 e 119 punti. Sotto tali supporti anche questi mercati inizierebbero a scricchiolare, suggerendo un parcheggio ancora più tranquillo delle proprie attività. In termini di onde di Elliott è possibile vedere come per il Bund la quota massima raggiunta settimana scorsa (121,06) sia da considerare critica, ma proprio per questo motivo un suo sfondamento rappresenterebbe un importante segnale di proseguimento del rialzo. Il bond tedesco sembra infatti essere in un’onda 5, ultimo atto della serie iniziata a novembre 2003. L’onda 3, da giugno 2004 a febbraio 2005 risulta estesa 1,618 volte circa la 1 (dal minimo di novembre 2003 al top di marzo 2004). Un possibile target per la 5, successiva alla 4 terminata a marzo di quest’anno, si colloca a 121,10 (proiezione di 0,618 volte l’ampiezza di 1 dal minimo di 4).
Il target successivo, raggiungibile oltre 121,10, è posto a 123,70, un obiettivo che dovrebbe tenere impegnato il bund ancora per almeno un paio di mesi prima di essere raggiunto. Attenzione quindi al comportamento del Bund in area 121: il superamento di questa soglia è un buon segnale di ingresso, fino a che i prezzi se ne mantengno al di sotto meglio essere prudenti (gestire le posizioni in essere con uno stop loss al di sotto di 119,5).
C’è poi un’altra area da investigare per capire quali alternative l’investitore può avere rispetto alle azioni, e cioè quella dei mercati valutari. In questo caso, prendendo in considerazione l’andamento della moneta Usa rispetto a quella europea e confrontandolo con l’andamento della borsa, è possibile fare una scoperta interessante: negli ultimi anni la borsa si è apprezzata in concomitanza con fasi di dollaro debole, e viceversa si è deprezzata con il dollaro in recupero. Guardando al dollaro l’investitore si trova effettivamente in presenza di una alternativa all’impiego delle proprie risorse in titoli azionari.
Se il timore è quello di un calo delle borse internazionali (quella domestica in questa fase è da considerare una parziale eccezione a causa della sua composizione, che vede una pesante componente di titoli bancari sottoposti a forti pressioni speculative, che rendono il listino milanese in parte immune da influenze esterne, ma anche estremamente rischioso), e se la relazione inversa tra dollaro ed azioni rimanesse invariata anche nel prossimo futuro, allora l’investimento in attività (specialmente obbligazioni dalla vita residua relativamente breve) denominate in dollari potrebbe rappresentare un buon paracadute a protezione di un calo dei listini.
Il cambio euro dollaro è rimbalzato recentemente sulla media mobile a 200 sedute, incontrata il 14 e 15 aprile, poi avvicinata nuovamente questa settimana. Sugli stessi prezzi, in area 1,28, l’euro ha trovato anche il sostegno offerto dalla trend line tracciata dal minimo di aprile 2002. La violazione del supporto a quota 1,2775/1,2800 rappresenterebbe un importante segnale di forza del dollaro, capace in quel caso di scendere fino almeno a 1,25, base dell’ipotetico canale tracciato dal massimo di dicembre 2004, ma con la prospettiva di arrivare anche fino a quota 1,17/18 in caso, non improbabile, di rottura della base del canale. Discese sotto 1,2775/1,2800, oltre a fornire un segnale di ingresso sul dollaro in ottica di investimento, sarebbero anche segnale di ripresa del trend ribassista per i listini azionari. La violazione di area 1,25 farebbe suonare poi un primo campanello di allarme anche per l’evoluzione del ciclo economico mondiale, che in quel caso potrebbe essere vicino al massimo della sua espansione.
Per quello che riguarda la lettura delle onde in caso di discese al di sotto di area 1,28 sarebbe necessario ipotizzare che il ribasso in atto dal top di fine dicembre 2004 è una correzione ancora non terminata, della quale per il momento si sono realizzate solo onda A (da dicembre 2004 a febbraio 2005), onda B (fino al massimo di marzo) e con una C in via di definizione. Ipotizzando A e C della stessa ampiezza il target del ribasso sarebbe posto a 1,2550, in caso di estensione di C rispetto ad A invece il target scenderebbe a 1,1950 circa.
Solo la tenuta di 1,28, 1,27 al minimo, e la successiva rottura di 1,31 prospetterebbero un quadro sfavorevole al dollaro (in quel caso si potrebbe ipotizzare l’avvio di una nuova conta rialzista, o quantomeno il fatto che l’onda B del terzetto descritto sopra ancora non sia terminata), evento questo che permetterebbe alle borse di rifiatare in modo significativo.
Copyright © Financial Trend Analysis per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved