*Pierpaolo Scandurra è Managing Director di www.certificatiederivati.it. I suoi commenti non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.
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(WSI) –
Al giro di boa soltanto la Cina e il Perù sono riusciti a fare meglio. Il vento dell’Est sta soffiando forte e le performance dei listini dei Paesi Baltici e dell’Est Europa lo dimostrano ampiamente. Quaranta per cento di rialzo per l’OMX 10 in meno di dieci mesi, oltre il 120% in due anni per il SETX (South East Europe Traded Index), indice che raggruppa le performance delle blue chips di Romania, Bulgaria, Slovenia e Croazia, e quasi 60% di rialzo per il Cece Index , indice di performance composto dalle 29 maggiori azioni di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca. Numeri che hanno convinto le principali banche emittenti di prodotti derivati a strutturare dei certificati con lo scopo di offrire all’investitore una valida opportunità di diversificazione geografica e di massimizzazione dei risultati.
Le prime proposte risalgono al 9 aprile 2007, data di emissione di tre certificati di tipo Benchmark: quotati al SeDeX pochi giorni dopo, i tre certificati replicano le performance dei tre indici baltici maggiormente rappresentativi, l’OMX Baltic 10, il SETX e il Romanian Traded Index. Nessuna opzione particolare viene offerta all’investitore che dovesse decidere di puntare su uno dei tre Benchmark, ma una semplice partecipazione a replica passiva all’andamento dell’indice sottostante. E i risultati non si sono fatti attendere: in poco meno di tre mesi dall’emissione i certificati, emessi a 100 euro, stanno offrendo rendimenti che vanno dal 3% dell’Omx al 22% del SETX.
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E’ invece dotato di un’opzione esotica (una put Down&Out ), il Twin Win che l’emittente olandese ha strutturato sull’indice Cece Eur: emesso il 9 maggio ad un prezzo di 100 euro ( corrispondente a 2767,67 punti indice) il certificato offre a scadenza la partecipazione integrale al rialzo e , se nei quattro anni che dividono la data di emissione da quella di scadenza, non si sarà mai verificato un evento “barriera”, una partecipazione integrale ma di segno opposto al ribasso. Più semplicemente, verrà pagata la performance come valore assoluto, cioè privata del segno, se nell’arco della vita del certificato non verrà mai toccato un livello pari a 1660,60 punti ( 60% del prezzo di emissione).
Ma per investire sul Cece Index è disponibile sul mercato un altro certificato, stavolta a capitale protetto: emesso a maggio dello scorso anno, l’Equity Protection Cap garantisce nella peggiore delle ipotesi il ritorno dei 100 euro nominali e rimborsa l’intera variazione positiva dell’indice con un tetto massimo del 30%. A tredici mesi dall’emissione, nonostante una crescita dell’indice di oltre il 33% (superiore al Cap dunque), il certificato viene offerto in lettera appena al di sotto dei 100 euro: una situazione apparentemente anomala che può essere spiegata con il tempo residuo alla scadenza ( ancora quattro anni). Va tuttavia considerato che a parità di sottostante, il certificato si adeguerà di anno in anno arrivando a dodici mesi dalla scadenza a quotare in linea o al di sopra dei 130 euro di rimborso teorico.
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