Il trimestre si chiude con un ribasso per le Borse europee, che però nell’ultima seduta della settimana provano a recuperare un po’ del terreno perduto favorite dall’intesa Ue sulla gestione dei flussi di migranti. Sul Forex euro sopra $1,16 in seguito al mezzo accordo stretto dai paesi europei. Sul fronte macro i fari sono puntati sui dati preliminari di giugno dell’inflazione in area euro, mentre a Piazza Affari attenzione ai titoli della banche dopo la bocciatura di Deutsche Bank negli stress test della Fed.
Sullo sfondo rimangono le paure di un’escalation della guerra commerciale lanciata dagli Stati Uniti Ieri le parole di Donald Trump sull’Unione europea “creata per approfittarsi degli Stati Uniti”, hanno alimentato la tensione sui mercati finanziari. “Noi amiamo i Paesi dell’Unione europea, ma sapete, non possiamo lasciare che questo avvenga”, ha detto il presidente Usa durante un comizio in North Dakota.
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Tra gli altri mercati il petrolio scivola, pagando le ultime tensioni commerciali tra Stati Uniti e le altre principali economie al mondo. I fondamentali rimangono comunque buoni, con la domanda comunque solida e l’offerta che si sta riducendo,
Il contratto West Texas Intermediate (WTI) sul greggio perde 26 centesimi (-0,4%) a quota 73,19 dollari al barile, dopo che ieri aveva raggiunto i livelli più alti da novembre 2014 in area $74,03.
Bel rimbalzo delle Borse di tutto il mondo dall’Asia all’Europa dopo una settimana problematica che ha visto gli investitori vendere gli asset più rischiosi per paura delle conseguenze di una guerra commerciale possibile tra Stati Uniti e resto del pianeta.
L’indice MSCI dell’azionario globale è in rialzo di mezzo punto percentuale, il rialzo più marcato in tre settimane di tempo, ma il secondo trimestre si chiuderà in ribasso. I dazi Usa contro la Cina entreranno in vigore tra una settimana, il 6 luglio e colpiranno beni cinesi per $34 miliardi. La risposta di Pechino non dovrebbe ritardare troppo. Il listino paneuropeo STOXX 600 è in progresso dell’1,2% e il DAX, particolarmente sensibile agli ultimi sviluppi commerciali, guadagna l’1,5%. Piazza Affari fa segnare un +1,82%.
I dati preliminari di giugno sull’andamento dell’inflazione hanno rispettato le attese: l’indice dei prezzi al consumo CPI si è ampliato del 2% su base annuale dopo la variazione positiva dell’1,9% registrata in maggio. L’indice ‘core’ di fondo, escluse le componenti volatili come cibo ed energia, è aumentato dell’1%, in linea con le stime anche in questo caso, ma meno di quanto fatto il mese prima (+1,1%).
C’è una certa stabilità nei dati pubblicati ultimamente in area euro sul fronte dei prezzi al consumo e questo piacerà a Mario Draghi. La Bce spera che questo trend si traduca in un rialzo graduale nei prossimi mesi.
Nonostante l’incremento della volatilità, i bond societari giudicati “junk” stanno rendendo di più dei titoli omologhi di alta qualità investment grade. Con i mercati azionari che fanno fatica a tornare a scambiare sui massimi di tutti i tempi toccati a inizio febbraio, ci si sarebbe aspettati che gli acquirenti di Bond si rivolgessero nei bond emessi dalle società finanziariamente più solide. Il fondo ETF iShares iBoxx $ Investment Grade sui Bond è in calo del 5,8% quest’anno, mentre l’ETF iShares iBoxx $ High Yield dei Corporate Bond è in ribasso dell’1,9% da inizio 2018.
Insomma, le due facce della medaglia del mercato dei corporate bond sembrano essersi invertite i ruoli. I bond investment grade stanno facendo fatica mentre il debito high-yield e “spazzatura” presenta valutazioni elevate. Gli operatori di mercato ritengono evidentemente che ci siano diverse ragioni dietro alle loro scommesse. Innanzitutto si può citare gli squilibri che provoca la tensione per la guerra commerciale, in secondo luogo l’atteggiamento più aggressivo della Federal Reserve da qui in avanti e infine il fiume di emissioni di Bond ‘high-grade’ per finanziare operazioni di fusione e acquisizione (M&A).
Dopo i dati deludenti sulle spese al consumo, la Fed di Atlanta ha rivisto al ribasso le sue stime sul Pil americano per il secondo trimestre che volge al termine. Il modello di previsione per quanto riguarda il Pil reale (allineato ai fattori stagionali e calcolato su base annua) è adesso del +3,8%, in calo dal +4,5% stimato soltanto due giorni prima, il 27 giugno.
Dopo che i dati dell’Ufficio di Analisi Economica Usa sui redditi personali e la spesa al consumo hanno deluso le attese, l’indicatore sulla crescita delle spese personali reali è stato ritoccato al 2,7% dal 3,7%.
In Usa si mette in gran luce Nike, il cui titolo segna un rialzo oltre l’11% dopo la trimestrale. La società di abbigliamento sportivo ha registrato utili e ricavi superiori alle previsioni, grazie a nuovi lanci e alla vendita diretta che hanno aiutato a contrastare il calo del fatturato negli Stati Uniti, per la prima volta da un anno.
La Borsa di Milano ha chiuso in rialzo dello 0,9%, mentre in Usa a un certo punto il Dow Jones, favorito dal balzo dei finanziari, guadagnava anche 300 punti. Nel giorno successivo all’accordo di massima dei paesi Ue sulla gestione dei migranti, l’azionario europeo chiude in rialzo di un punto percentuale circa. Il listino paneuropeo Stoxx 600 ha fatto +0,98%. Ciononostante il computo settimanale è negativo dell’1,15%. In rosso anche il risultato trimestrale.
Ecco il grafico del rimbalzo dell’euro dopo che nella notte gli stati membri dell’UE hanno trovato un accordo – per la verità molto vago – sulla gestione dei migranti.