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Mercati, per gli Usa rischio maggiore è “Exitaly”

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NEW YORK (WSI) – Il maggiore rischio per l’azionario americano è il possibile panico che scatenerebbe l’uscita dell’Italia dall’area euro. A far innervosire gli investitori sarà l’imminente risultato degli stress test, che verrà resto noto dalle autorità dell’Eba tra una settimana, il 29 luglio.

I giornalisti di CNBC lo definiscono un potenziale “market mover” che riporterebbe in auge i “problemi di tipo sistemico“. Uno dei commentatori dell’emittente televisiva statunitense ha osservato come il maggiore rischio per l’azionario Usa risieda “nell’eventuale panico sull’euro e sull’uscita dell’Italia dall’Eurozona”.

Questo perché “le banche italiane hanno disperatamente bisogno di un’iniezione di capitali” e che su questo punto il governo italiano e le autorità europee stanno discutendo su come interpretare le parti della direttiva Ue per il risanamento e la risoluzione delle banche, quella che trasferisce il costo delle crisi dal settore pubblico agli azionisti e ai portatori di altre passività bancarie.

Un elevato livello di sofferenze in portafogli rende una banca molto vulnerabile alle reazioni e agli attacchi di mercato. Come sottolineato anche da innumerevoli analisti di Wall Street, a subire il colpo del regime di bail-in introdotto dal primo gennaio in Europa sono gli investitori retail italiani, quelli che in Usa vengono chiamati “mom and pop”, a cui le banche hanno venduto bond.

Crisi banche potrebbe scatenare Exitaly

La crisi del settore bancario italiano ha il potenziale di “minacciare la permanenza nell’area euro” dell’Italia, una eventualità che in America viene detta Exitaly.

Il consiglio agli investitori statunitensi della CNBC è quello di concentrarsi sui titoli quotati delle blue chip europee, i quali potrebbero essere oggetto di sell-off nel caso si intensifichi la paura di uno scenario di Exitaly, in particolar modo nel caso in cui cada il governo Renzi se non otterrà il risultato sperato al referendum costituzionale.  A quel punto proprio in quel frangente a livelli di prezzo più convenienti potrebbero crearsi opportunità di acquisto interessanti, come è stato dopo il referendum sulla Brexit.

“Non credo che la Germania sarebbe così stupida da permettere una rottura dell’Unione Europea soltanto per 360 miliardi di euro di crediti deteriorati”, l’ammontare stimato di sofferenze lorde in pancia agli istituti di credito italiani. “Verrà trovata una soluzione politica”, chiosa con una nota ottimista il giornalista della Cnbc, spiegando che gli investitori devono tuttavia essere consapevoli di quello che li aspetta.