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BORSE MONDIALI: IL PEGGIO E’ PASSATO

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Tra i gestori, il pessimismo è ai minimi da inizio anno. Più che gli ottimisti, però, aumentano i neutrali. Wall Street raccoglie i maggiori consensi, mentre l’Italia perde il primato in Europa. Resta l’incognita del dollaro debole.

Il pessimismo sul futuro delle Borse mondiali è ai minimi da inizio anno. Solo il 5,3% dei gestori, intervistati da Morningstar nel consueto sondaggio mensile tra le principali società d’investimento, ritiene che Wall Street scenderà nei prossimi sei mesi ed è ancora più bassa la percentuale relativa alle Borse europee, inclusa l’Italia. Più che gli ottimisti, però, aumentano i neutrali, che superano il 40% per quanto riguarda il Vecchio continente e sfiorano il 30% sull’America. La fine della guerra in Iraq, la buona stagione delle trimestrali e soprattutto le basse valutazioni hanno alimentato gli acquisti negli ultimi due mesi, ma il rally attende conferme. La congiuntura mondiale resta debole e il forte apprezzamento dell’euro potrebbe provocare nuovi ribassi.

L’America va… Gli Stati Uniti restano in cima alle preferenze dei gestori, ma scende dal 72,7% di maggio al 65,8% dell’ultimo sondaggio, condotto tra il 3 e il 9 giugno, la percentuale di coloro che si attendono un rialzo nei prossimi sei mesi. Il recente discorso di Alan Greenspan al Congresso ha fatto aumentare i timori di deflazione e le attese per un taglio dei tassi da parte della Federal Riserve nella riunione del 25 giugno, anche se nell’ultimo mese non sono mancate le buone notizie. Le stime di crescita del Pil nel primo trimestre sono state riviste al rialzo dell’1,6 all’1,9% e gli indicatori della fiducia dei consumatori sono risultati in miglioramento nel mese di maggio. Ha contribuito ad alimentare l’ottimismo l’approvazione del pacchetto di tagli fiscali da 350 miliardi di dollari, promosso da Bush per rilanciare l’economia.

…ma il dollaro debole frena gli investitori. Il biglietto verde ha toccato il minimo storico nei confronti dell’euro, facendo vacillare la politica del “dollaro forte”, cominciata durante l’amministrazione Clinton. Secondo il 47,4% dei gestori, la moneta unica si apprezzerà ancora, mentre il 36,8% è convinto si andrà verso una stabilizzazione del rapporto di cambio. Per alcuni money manager, l’impatto del rischio valutario connesso all’investimento azionario sul mercato americano è di difficile interpretazione, per altri è preferibile adottare una politica di copertura per annullare gli effetti dell’indebolimento della divisa statunitense, per altri ancora può essere il momento di diversificare il portafoglio in termini valutari, in un’ottica di medio-lungo periodo per cavalcare l’eventuale ripresa del dollaro.

Piazza Affari meno protagonista. Per oltre il 44% dei gestori, i mercati europei sono destinati a stabilizzarsi intorno agli attuali livelli e l’Italia, che nei mesi scorsi era stata in cima alle preferenze, non fa eccezione. La debolezza economica e la deflazione fanno più paura nel Vecchio continente che negli Stati Uniti, dal momento che la crescita nel primo trimestre è rimasta ferma o, in alcuni Paesi come la Germania, è stata negativa. Per il futuro la cautela è d’obbligo, in quanto l’apprezzamento dell’euro pesa sull’export, che rappresenta circa i due terzi della crescita del Pil nell’area.

Più azioni meno bond. Il rally delle Borse negli ultimi mesi ha dato luogo a qualche presa di beneficio, ma nel complesso le valutazioni azionarie restano interessanti e i gestori ritengono ci siano buone opportunità soprattutto per tecnologici, telecom, società coinvolte in processi di ristrutturazione o con alti dividendi. Al contrario, sul mercato obbligazionario circa il 47% dei fund manager si attende un ulteriore calo dei prezzi negli Stati Uniti e una stabilizzazione nell’area euro. Le preferenze vanno per le scadenze brevi, in considerazione delle politiche espansive delle autorità monetarie. L’alternativa ai titoli di Stato sono le obbligazioni societarie e dei Paesi emergenti, ma i gestori invitano alla cautela, perché per questi strumenti resta un rischio elevato. In particolare, i corporate bond danno segnali di sopravvalutazione, mentre sui mercati latinoamericani pesa l’incertezza politica e dei conti pubblici. Tra gli emergenti sono quindi da preferire Europa orientale e Asia.

*Morningstar è leader mondiale nell’analisi e nella valutazione dei fondi d’investimento e negli strumenti analitici di supporto alle istituzioni finanziarie. Il sondaggio integrale è disponibile sul sito Morningstar.it

Hanno partecipato al sondaggio le principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio, che contano per circa l’80% degli asset gestiti in Italia.