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BORSE: IL GUADAGNO E’ GIA’ +25% DAI MINIMI

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*Maurizio Milano e’ responsabile dell’Analisi Tecnica Gruppo Banca Sella
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(WSI) – I mercati azionari archiviano la quarta settimana consecutiva di sostenuti rialzi, come non capitava più dalla scorsa estate. Le prese di beneficio ad inizio di ottava non hanno incrinato il sentiment decisamente positivo degli operatori. Il rally in essere dai minimi del 6 marzo gode di ottima salute, archiviando guadagni di oltre il 25% sui principali indici azionari mondiali. L’S&P500 supera marginalmente la forte resistenza a 835; il Dow Jones Industrial si porta al test della resistenza in area 8000/300; il Nasdaq raggiunge la forte resistenza in area 1600/50; il DJEurostoxx50 raggiunge la forte resistenza in area 2200/50; l’S&PMib si porta con uno strappo rialzista in direzione della resistenza a 17300; il Nikkei225 si riporta al test della resistenza in area 8750/850.

Il rally in essere dal 6 marzo ha determinato il raggiungimento dei primi obiettivi indicati nelle rubriche a partire dal 9 marzo, ma ha ancora davanti a sé spazi di salita importanti. Anche se ci troviamo di fronte ad un bear-market rally, una risalita sui livelli di fine settembre 2008, precedenti il crash di ottobre-novembre, vorrebbe dire un recupero di un ulteriore 30% dai livelli correnti. Confermiamo quindi gli obiettivi indicati, e cioè: 935/45 per lo S&P500, 9000/100 per il Dow Jones Industrial, 1900 per il Nasdaq Composite, 2360-2400 per l’Eurostoxx50, 9600 per il Nikkei225, 21000 per l’S&PMib. Gli obiettivi “ultimi” del bear market rally in essere rimangono i livelli precedenti al crash di ottobre-novembre, che rappresenteranno un “muro” difficilmente superabile per molti mesi a venire.

Prima che possa iniziare un bull market vero e proprio dovranno verosimilmente passare molti mesi di riaccumulazione. Nel frattempo, se il rally proseguirà, cavalchiamo l’onda pronti ad alleggerire al raggiungimento degli obiettivi. Per mantenere un’impostazione tonica è necessario che eventuali correzioni non si discostino troppo dai livelli correnti. Un calo della volatilità implicita (Vix sotto 40-41) farebbe scattare il semaforo verde per la partenza di questa ipotizzata seconda gamba del rally. I settori che dovrebbero trainare il rialzo rimangono il bancario e l’automobilistico, ma ottimi segnali arrivano anche dai semiconduttori (indice Sox), dai trasporti e dia consumi durevoli. Meno sensibili dovrebbero essere invece i rialzi dei settori meno volatili e più difensivi, come utilities ed alimentare.

Sul fronte valutario, dopo l’accelerazione rialzista con il picco del 19 marzo a 1,3738 (successiva alla fuoriuscita dalla parte alta della banda laterale tra 1,2330-1,2450 e 1,3000-1,3300 in cui il cambio si era mosso negli 2 mesi precedenti), l’euro/dollaro è ripiegato verso 1,3115 per poi riportarsi verso 1,3500. Prevedere l’andamento del dollaro per le prossime settimane rimane particolarmente difficile, perché molto dipenderà da come la Fed scaglionerà i propri interventi di quantitative easing (stampa di banconote e acquisto di titoli obbligazionari, sia governativi che societari). Il “quando e quanto” di tali interventi “non convenzionali” di politica monetaria – e la misura in cui anche la BCE vorrà o potrà imitarli – determineranno l’evoluzione del cambio euro/dollaro. Sembra comunque da escludere un dollaro in caduta libera, perché non sarebbe funzionale agli interessi Usa, e lo scenario più probabile rimane quello di un dollaro debole/laterale.

Sul comparto obbligazionario, dovrebbe proseguire la fase laterale del Treasury e del Bund. Finché le Banche centrali stamperanno banconote per acquistare titoli obbligazionari, governativi e corporate, i tassi di interesse a lunga rimarranno schiacciati, e di conseguenza i corsi dei titoli rimarranno elevati: l’impressione che si stia formando una bolla, tuttavia, rimane (anche se potrebbe continuare per molti mesi a venire).

Sul fronte petrolio/commodities, è probabile che la fase di positività in essere da fine dicembre – che interrompe una forte discesa iniziata dai picchi di metà luglio 2008 – prosegua anche per le prossime settimane. Apprezzamenti marcati del petrolio (il crude quota a ridosso di 52 $/barile) e delle altre materie prime (l’indice CRB quota a ridosso di 223) scatterebbero solo nel caso prosegua con forza il rimbalzo dell’azionario. Il forte rialzo dell’oro, sostenuto dal clima di generale incertezza, ha portato al test dei massimi del marzo 2008 a ridosso dell’area 1000-1033, per poi ripiegare verso 884-900. La perforazione di tale supporto segnalerebbe una diminuzione delle tensioni, con possibili correzioni verso 845: solo un assestamento al di sotto di tale supporto (prematuro) fornirebbe però un segnale distensivo affidabile. Nuove tensioni al di sopra di quota 1000 (poco probabile). Un rimbalzo dell’azionario dovrebbe comunque togliere interesse agli investimenti in oro, per lo meno per i prossimi mesi.

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