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BORSE: FORTE CALO
DOPO DICHIARAZIONI TALIBANI

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Come annunciato nella cronaca delle contrattazioni di metà giornata in Italia e in Europa, le dichiarazioni del portavoce dei Talebani, “Siamo pronti a rappresaglie con ogni mezzo se fossimo attaccati dall’America”, hanno fatto precipitare i mercati.

Alle 15:25 a Milano il MIbtel perde il 5,33%, a Parigi il CAC40 perde il 4,43%, a Londra l’indice FTSE è sceso del 2,41%, mentre Francoforte si avvicina all’importante supporto a 4.000 punti (-5,16% a 4.162 punti).

La situazione nelle borse europee e’ diretta conseguenza dell’ appello dei Talebani. Da Kabul il messaggio e’: “Islamici di tutto il mondo, unitevi contro l’ America”.

Intanto l’Afghanistan si prepara a un eventuale attacco americano, scavando trincee e costruendo bunker. E i Talebani al potere cercano consensi presso le altre nazioni islamiche: i leader religiosi hanno lanciato un appello, affinché “i musulmani si uniscano contro gli Stati Uniti”.

Un atteggiamento bellicoso, di fronte alla minaccia di un intervento militare, presente anche nelle dichiarazioni rilasciate all’agenzia France Presse, telefonicamente, da un portavoce del capo supremo dei Talebani, il mullah Mohammad Omar: “Siamo pronti a pagare qualsiasi prezzo per difenderci e a utilizzare tutti i mezzi per ottenere la nostra rivincita”.

Il portavoce ha precisato che il colpo che gli Usa si preparano a sferrare sarà “più forte” di quello con missili da crociera compiuto nel 1998 contro il campo di addestramento di Osama Bin Laden, dopo i due attentati compiuti contro le ambasciate Usa di Nairobi e Dar el Salaam, che avevano provocato 224 morti.

“Sarà di altissimo livello”, ha dichiarato, “l’ultima volta hanno solo colpito un campo, stavolta vogliono eliminare tutto il sistema e il governo”.

Parole che giungono proprio nel giorno in cui Ahmad Shah Massud, capo dell’opposizione armata al regime dei Talebani, è morto per le gravi ferite riportate in un attentato subito domenica scorsa. Lo ha detto oggi la televisione iraniana, citando una fonte dell’opposizione afghana.

Ma c’è un altro Paese asiatico legato a Bin Laden, nonché sostenitore del regime talebano: il Pakistan. Malgrado gli inviti degli Stati Uniti, le autorità di Islamabad hanno deciso di non chiudere la frontiera con l’Afghanistan: sono solo aumentati i controlli al confine, ha riferito una fonte del ministero dell’Interno.

A Islamabad però c’è fermento. L’aereoporto è rimasto chiuso per due ore e mezza, e si sono visti intensi movimenti militari. Per le strade delle capitale e di Karaci si vedono molti soldati, e la polizia ferma tutte le auto dirette al quartiere dei diplomatici.

I capi spirituali islamici del Pakistan hanno minacciato di proclamare una guerra santa contro gli Stati Uniti, in caso di rappresaglia contro l’Afganistan. Ma il generale golpista Pervez Musharraf, attualmente al potere, ha assicurato a Washington massima collaborazione per trovare i responsabili degli attentati.