Sulle principali Borse europee la nuova settimana di scambi si apre esattamente come si era chiusa la precedente: in forte ribasso. Costrette ad una perdita media intorno al punto e mezzo percentuale – con Francoforte e Milano maglie nere in calo, rispettivamente, del 2,55% e 2,40% – le piazze finanziarie continentali hanno visto andare in fumo ben 109 miliardi di euro in capitalizzazione di mercato per quanto concerne le aziende inserite nell’Eurostoxx 600.
Come già accaduto venerdì, ad appesantire i listini hanno pensato i titoli tecnologici – ancora scossi dai numeri annunciati Oltreoceano da Ibm – e il timore generalizzato di un calo dei consumi dopo la stanchezza verso gli acquisti mostrata, la scorsa settimana, dalle famiglie americane.
Con la spada di Damocle di un possibile rallentamento delle spese negli Stati Uniti – da sempre il motore immobile dell’economia a stelle e strisce – i mercati del Vecchio Continente, infatti, hanno visto scendere, in via generalizzata, i propri indici segnati dalle imprese attive nel comparto high-tech. Su tutte – in un quadro che ha presentato l’Eurostoxx 600 in flessione dell’1,6% e l’Eurostoxx 50 del 2,2% a 2.947,79 punti, quindi ai livelli dello scorso agosto – spicca Philips la quale, sulla scia di numeri trimestrali inferiore alle proprie attese e a quelle degli analisti, ha ceduto il 3%.
In coda all’azienda olandese, male sono andate anche la transalpina Alcatel, prima produttrice mondiale di servizi per Internet a banda larga, apparsa in calo del 2,8% e la produttrice di software per aziende teutonica Sap, arretrata dell’1,2%. Debolezza anche per un’altra tedesca, la Siemens, caduta, a propria volta, del 3,2%. Fuori dal settore tecnologico, problemi anche per le case assicurative con Allianz a cedere il 3,7% e Axa il 2,9% oltre che per le compagnie petrolifere colpite dal calo del costo del greggio finito, ieri, a 49,66 dollari al barile: il prezzo più basso toccato sul Nymex dallo scorso 22 febbraio.
Il costo più contenuto dell’oro nero ha marchiato la seduta delle aziende del settore con la norvegese Statoil Asa a perdere il 3% e la Shell l’1,9%. Da dimenticare, infine, la marcia dei titoli legati alla produzione automobilistica e di quelli bancari, fortemente toccati dalle vicende italiane.
In particolare, dalla decisa frenata di Fiat e dall’ennesima puntata del risiko che coinvolge, da giorni, gli istituti di credito Antonveneta e Bnl. Quanto al Lingotto – già punito severamente alla fine della scorsa ottava quando il titolo era calato del 5,01% – ha lasciato sul terreno il 4,4% dopo che, nel corso della mattinata, il titolo era sceso a quota 4,70 euro, sotto il valore nominale, fino ad essere sospeso. Le azioni del gruppo torinese – tra il timore degli analisti per il rinvio dell’assemblea, il raggiungimento dei target 2005, la situazione finanziaria di General Motors e per il convertendo in scadenza il 25 settembre prossimo – erano poi risalite ad un -2,3% in seguito alle dichiarazioni del suo amministratore delegato Sergio Marchionne, che ha escluso, tra le altre cose, cambiamenti in materia del prestito convertendo contratto con le banche.
Sul fronte bancario, invece, si è fatta sentire, ancora una volta, la corsa degli spagnoli di Bbva e degli olandesi di Abn Amro all’acquisto di Bnl e Antonveneta. L’istituto di credito padovano ha guadagnato lo 0,8% euro dopo che Edizione Holding della famiglia Benetton ha ceduto ai Blocchi di Borsa il suo pacchetto Antonveneta del 5,01% a Banca Popolare di Lodi a un prezzo di 26,2 euro per azione. Dal canto proprio, la Popolare di Lodi è apparsa in leggero calo, cedendo lo 0,3%. Tra le altre banche, Bnl ha perso l’1,9% mentre Mps ha perso lo 0,7%, Intesa è scesa del 2,4% e Unicredit lo 0,2%. Deboli anche Capitalia (-1,2%) e Popolare Milano (-1,5%).
Nella tabella l’andamento odierno degli indici dei titoli guida delle principali Borse europee: – Londra -1,32% – Parigi -2,05% – Francoforte -2,55% – Milano -2,40% – Madrid -1,41% – Amsterdam -2,30% – Stoccolma -1,46% – Zurigo -1,55%.