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BORSE DI NUOVO IN CRESCITA CON DENARO A COSTO ZERO

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(WSI) – Oggi le Borse sembrano un lungo cimitero che circonda tutto il pianeta, e solo i giornali specializzati ne parlano ancora. Sembrano appartenere a un´altra epoca storica i tempi in cui Tiscali valeva in Piazza Affari più della Fiat e in cui c´era gente che lasciava il lavoro (per sempre) perché aveva guadagnato così tanto con i titoli della new economy da non aver più bisogno di recarsi in ufficio.

La spiegazione di tutto ciò è abbastanza semplice. Oggi, dopo quello che è successo sui mercati finanziari, la propensione al rischio (come direbbero gli economisti) è praticamente zero. Questo vale tanto per i grandi finanzieri (esistono ancora, anche se al momento sono nascosti dietro i cespugli) quanto per i piccoli risparmiatori. Nessuno ha più voglia di rischiare niente e quindi tutti a mettere i soldi (pochi o tanti) su titoli obbligazionari (preferibilmente di Stato), anche se rendono poco.

Ma è possibile che questo scenario cambi abbastanza in fretta. Dai mercati, ad esempio, arriva insistente la voce che il tentativo di organizzare un rally di fine anno (che dovrebbe partire fra non molto) ci sarà sul serio. E questo perché tutti i gestori di patrimoni (che attualmente stanno perdendo, per conto dei loro clienti, dal 60 per cento in su) hanno voglia di rifarsi e di presentarsi al rendiconto di fine anno con perdite un po´ più contenute. Poter dire a un cliente che gli hanno bruciato il 30 per cento dei risparmi è sempre meglio che dirgli che gli hanno bruciato il 60 o il 70 per cento dei capitali affidati loro, pensano.

Ma non si tratta solo di questo. È l´evolversi delle cose che finirà per riportare la gente verso i mercati (con listini quindi in rialzo). Capire perché non è difficile.

In tutti i luoghi del mondo per contrastare la crisi finanziaria (e quella dell´economia reale) le varie banche centrali stanno abbassando drasticamente il costo del denaro. Negli Stati Uniti, che hanno il mercato e la banca centrale più importante, il costo “ufficiale” del denaro è già stato portato all´1 per cento (ben al di sotto dell´inflazione). In Europa siamo sopra il 3 per cento, ma si sa già che entro l´estate del 2009 si dovrà arrivare al 2 per cento.

In sostanza, se ci si riflette un po´, si vede che ovunque il costo del denaro finirà al di sotto dell´inflazione. In termini reali, cioè, il denaro non costerà niente.

E questo, nella mente dei banchieri centrali e delle autorità di governo, dovrebbe servire (unitamente a altre misure) a rilanciare l´economia. Nessuno, ovviamente, contesta questi tagli nel costo del denaro. Anzi, semmai si rimprovera con toni molto aspri la Banca centrale europea per via della sua eccessiva timidezza nel maneggiare la scure. Il taglio dei tassi, comunque, se da un lato aiuta l´economia a riprendersi, ha anche una specie di faccia oscura, quella di cui si parla meno.

Con il denaro che costa l´1 o il due per cento gli interessi pagati sulle obbligazioni pubbliche (Bot e simili) non possono essere molto elevati, al massimo uno o due punti percentuali. In sostanza, nel giro di qualche mese la gente scoprirà che sui propri soldi, investiti a rischio zero su titoli di Stato, si porta a casa un interesse che copre appena l´inflazione. In qualche caso, dedotte le imposte e le spese di commissioni, non si porta a casa proprio niente.

In queste condizioni, e soprattutto se intanto la situazione generale avrà dato segni di stabilizzazione (niente più crolli di banche, niente più fallimenti di hedge fund, ecc.), i risparmiatori poco a poco riscopriranno la propensione al rischio persa per strada durante questa terribile crisi.
E quindi torneranno a puntare sulle Borse, cioè sui titoli azionari, nella speranza di ricavare qualche guadagno in più. Giorno dopo giorno finirà per crearsi una sorta di onda che avrà come risultato quello di portare in su i listini e di ricreare la moda delle Borse. In pratica nel corso del 2009 assisteremo alla loro resurrezione.

E questo non per meriti propri, ma per assoluta mancanza di concorrenti. I titoli di Stato finiranno per fornire rendimenti sempre meno interessanti mentre il denaro in circolazione è tanto e è anche abbastanza assetato di guadagni (soprattutto perché nel 2008 ha dovuto mandare giù perdite da incubo).
Anni fa un agente di cambio di Piazza Affari aveva commentato uno dei tanti crolli di Borsa di allora con una battuta cinica ma vera: «I crolli sono salutari, così la media borghesia avida e risparmiatrice si rimette al lavoro e nel giro di qualche anno è pronta per un nuovo rialzo perché ha di nuovo i soldi in mano».

Adesso, rispetto a quei tempi, non c´è nemmeno bisogno di mettere da parte i soldi, ci sono già (hanno provveduto le banche centrali a riempire il mondo di liquidità).
Tutto quello che serve per vedere la Borse rinascere è solo un minimo di tranquillità (politica e finanziaria). Poi, la propensione al rischio si riformerà nel giro di una notte o due e torneranno tutti a comprare i titoli, che nel frattempo sono scesi a valori spesso ridicoli e quindi molto convenienti. Anche i più sprovveduti, a quel punto, si sentiranno in grado di poter osare. E la giostra ripartirà.

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