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(WSI) – Louise Yamada è perentoria: «Manca la convinzione – dice – il mercato è fragile e i piccoli rally vengono riassorbiti velocemente». Per molti anni vicepresidente e responsabile dell’analisi tecnica a Citigroup oggi è una degli analisti tecnici più esperti in circolazione. Nel 2005 ha fondato la propria società di consulenza Louise Yamada Advisors.
Signora Yamada, la crisi delle Borsae non sembra avere fine ma quali sono, se ci sono, i supporti importanti da monitorare?
I minimi del 2002 senza dubbio: rappresentano i livelli critici e la loro rottura darebbe il via a una nuova ondata di vendite, sia negli Stati Uniti sia in Europa. Comunque, se vogliamo inquadrare il ribasso degli ultimi 15 mesi in un contesto storico di lungo termine ci può venire in aiuto la matematica.
Vale a dire?
Il nostro senior analyst, Jonathan Lin, ha condotto uno studio approfondito sui rendimenti di lungo termine: a partire dal 1920 la Borsa statunitense ha messo a segno un guadagno annuale del 5,7% per il Dow Jones e del 6,6% per l’S&P500. Sono risultati ben al di sotto del 10-12% in media che abbiamo visto negli anni Novanta. In genere gli indici si sono sempre mantenuti intorno alla cosiddetta «retta di regressione». Solo in rare occasioni si sono testati i livelli di guardia, posti alla distanza di due deviazioni standard dalla media. In particolare è accaduto in due «bear market secolari», quello del 1929-42 e del 1966-72.
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Ci faccia capire cosa significa?
In base a questo schema il Dow Jones potrebbe scendere fino 6.000, o addirittura 4.000 punti, mentre l’S&P500 cadere a 600 punti. Certo, un campione storico del genere non è molto significativo per una statistica. Ma si tratta di crolli che capitano molto raramente. In ogni caso questi livelli rappresentano dei punti pivot importanti.
Per quale motivo?
Innanzitutto non è detto che gli indici scendano fino a quei livelli. Diciamo che funzionano come precedenti storici; poi va considerato che se questi obiettivi fossero davvero raggiunti, a quel punto ci si potrebbe aspettare una crescita media annua del 6-10% per 8-10 anni. E in tal modo saremmo di fronte a un bull market.
Dal punto di vista settoriale c’è qualcosa che regge l’urto? Oppure è una disfatta su tutti i fronti?
Questo è un punto delicato: non c’è una leadership in grado di trainare il mercato. Mancando i comparti guida, è abbastanza impossibile che l’intero mercato possa proseguire la crescita in modo credibile. Poi certo, dal punto di vista tecnico, non tutti si stanno comportando nello stesso modo, in particolare in termini di forza relativa verso l’indice.
Per esempio?
Le mid-cap e le small-cap Usa hanno rallentato la discesa, ma si tratta di una pausa che avrà vita breve. L’indice dei consumi discrezionali è in una fase di rally di breve, ma lo considero utile solo per vendere sulla forza, mentre quello dei consumi di base è al test di un supporto pluriennale. Anche l’healthcare rischia di rompere un sostegno decennale, mentre sugli industriali un rimbalzo dei titoli guida potrebbe ridare un po’ di fiato al paniere, ma lo scenario tecnico rimane sempre molto difficile.
Insomma non c’è nemmeno un settore attraente?
Direi tlc e utility. Le prime hanno migliorato nettamente la propria forza relativa grazie al rimbalzo recente e l’outperformance potrebbe proseguire, permettendo anche di alzare gli stop di protezione, mentre le utility impressionano ancora per la propria forza.
E i finanziari? Potrebbero essere un’idea di investimento, anche se molto speculativa?
Starei ancora alla larga dal comparto, che continua a far segnare nuovi minimi, sia in termini di prezzo sia di forza relativa. Mi sembra che sia ancora troppo presto per cercare di individuare il bottom fishing. Utilizzerei eventuali rally del settore soltanto per vendere un po’ meglio.
Parliamo di commodity: cosa pensa di petrolio e oro?
Il greggio rimane debole e solo mantenendosi stabilmente sopra 40 dollari può iniziare a costruire una base. Stesso discorso per l’oro: deve stabilizzarsi sopra il supporto di 750-800. È un discorso che vale un po’ per tutte le commodity. Devono cominciare a «riparare» i trend dal punto di vista tecnico. Questo sperando che i minimi li abbiamo già visti.
Insomma, c’è almeno un’idea di investimento?
Il cash, rimanere liquidi Il primo comandamento per noi è preservare il capitale.
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