
Bangkok – Listini asiatici misti, generalmente in lieve rialzo, dopo la pubblicazione da parte di HSBC dell’indice preliminare sull’attività manifatturiera in Cina. A sostenere il sentiment positivo, per ora, il surplus commerciale registrato dal Giappone. Euro a $1,3240.
L’indice preliminare Pmi (purchasing managers’ index) cinese, stilato da HSBC e Markit Economics, si attesta a 48,1, i minimi dallo scorso novembre, e in calo rispetto ai 49,6 di febbraio. Si resta dunque sotto i 50, valore che separa contrazione da espansione.
In calo le principali materie prime, tra cui il rame e il petrolio. La rilevazione porta in ribasso anche il dollaro australiano, divisa sensibile ai dati provenienti dalla Cina, visto che il paese conta in larga misura dalle esportazioni minerarie verso il Dragone.
Intanto la Banca centrale cinese, la People’s Bank of China, avrebbe tagliato i requisiti di riserva per altre 379 filiali della Agricultural Bank of China, la terza più grande banca commerciale del paese per valore di mercato.
Dati incoraggianti invece giungono dal Giappone, dove si registra un surplus commerciale di 32,9 miliardi di yen ($393 milioni) a febbraio, la prima volta da cinque mesi che la bilancia degli scambi torna in attivo.
In tandem, apprezzamento dello yen giapponese contro il dollaro americano. Il cambio passa da JPY 83,44 prima dell’annuncio dei dati, a JPY 83,31.
L’indice MSCI Asia Pacific Index registra +11% da inizio 2012, grazie ai segnali di miglioramento giunti dagli Stati Uniti e alle varie ondate di liquidità da parte delle principali banche centrali. Il processo di ripresa nella più grande economia al mondo migliora le prospettive per gli esportatori asiatici.
Oltre alla possibilità di un rallentamento cinese, restano comunque i timori dall’Europa a minare il sentiment. Nei primi due mesi del 2012 il Portogallo registra un balzo di tre volte del deficit di bilancio, con il periodo di crisi che colpisce le entrate dalle tasse.
Asia: indice Dow Jones Asian Titans in rialzo (-0,59%). Nikkei (-0,40% in chiusura), Seul (-0,05%), Sydney (+0,46%), Hong Kong (+0,14%), Shanghai (-0,01%), Singapore (-0,24%).
Commodities: Wti ($106,57, -0,65%), Brent ($123,59, -0,49%), oro ($1.649,20, -0,07%), argento ($32,11, -0,36%), rame ($3,8125, -0,86%).
Valutario: Euro contro il dollaro a $1,3240 (+0,23%), contro lo yen giapponese a ¥111,34 (+0,18%), contro il franco svizzero a CHF 1,2055 (0%), contro la sterlina a GBP 0,8343 (+0,19%). Dollaro/yen a ¥83,31 (-0,10%).
Futures sull’indice S&P500 in calo di 1 punto (-0,07%) a 1.396,50. Rendimenti dei Treasury a 10 anni al 2,285%.
“Non crediamo in un atterraggio duro (hard landing) per la Cina quest’anno, grazie alle varie politiche a supporto dell’economia che possono essere ancora introdotte dalle autorità”, ha commentato a Bloomberg Andrew Pease, strategista capo investimenti Asia-Pacifico per Russell Investment Group. “Il settore immobiliare in Cina rimane il punto principale, con quanto emerge ultimamente che suggerisce una debolezza molto pronunciata”.