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Borsa Usa: l’indice S&P500 dovrebbe calare di nuovo a 950, prima di poter ripartire

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Colpo a sorpresa delle Borse, che sono scese tutte insieme venerdì scorso, e per valori anche importanti. Un vero e proprio crollo. In realtà, tutti si aspettavano che le Borse scendessero due o tre settimane fa: situazione tecnica in bilico, giugno passato indenne per i bilanci, dati macro in indebolimento, sembrava fatta per i ribassisti. Invece, con un paio di colpi di coda tipici di questi periodi più guidati dalla politica che dai fondamentali, ecco un rimbalzo: più del dieci per cento in sei giorni. E molti avevano deciso che davvero il peggio era alle spalle e che si poteva correre verso un lungo rialzo.

Dentro questo ritrovato ottimismo si era dimenticato che le riprese non sono quasi mai lineari, nette, decise, ma procedono a sbalzi, a onde. Un po´ come chi ha preso una botta in testa e prova a camminare: di solito, barcolla un po´. E prima o poi bisogna pagare il prezzo. Come si é visto nella settimana appena finita: non sono bastate delle ottime semestrali per fare ombra a dati macro tutti brutti. Tutti in rallentamento.

E dopo un paio di altri aiutini politici dell´ultima ora per non far vedere segni negativi su Wall Street, venerdì la politica é stata sconfitta e tutti gli indici hanno perso tra i due ed i tre punti. Segnalando così la probabile inversione di tendenza che ci si aspettava. In verità, già il Giappone, giovedì notte, aveva dato un segnale chiaro, ma la diabolica fantasia dei broker rialzisti aveva cercato di confinarlo a una conseguenza del rafforzamento dello yen. A chi si chiede come é possibile che le semestrali siano cosi buone di fronte ad un´economia in chiaro rallentamento, la spiegazione é semplice. E l´abbiamo già data altre volte.

Tutte le società del mondo di fronte alla crisi hanno tagliato costi, persone, sedi, hanno razionalizzato fabbriche e reti di distribuzione, hanno indirizzato meglio ricerche e studi e, in un concetto banale, hanno abbassato notevolmente il punto di pareggio. Poi sono ripresi i fatturati, i costi fissi non sono saliti, le materie prime neanche ed ecco gli utili. Utili molto importanti. A tali risultati ha anche contribuito l´andamento di tante aziende allo sbando, che invece hanno dovuto subire pesantemente la crisi a causa dei troppi debiti che avevano in corpo, a causa di dissennate politiche indotte da private equity eccessivamente aggressivi, a causa di una reputazione commerciale che si dissolveva di giorno in giorno, e che hanno lasciate libere quote di mercato.
Tutto questo, senza volerlo, ha aiutato i più forti ed ecco che le società forti e più liquide, le regine di Wall Street e di tutti i mercati, ne hanno tratto grandi benefici.

Che poi questo non crei occupazione né fiducia é evidente perché (al vertice delle società) nessuno pensa realmente che la crisi sia davvero finita. Fra l´altro, tutto quello che abbiamo appena detto comporta che la disoccupazione, tanto in America quanto in Europa, rimanga alta. E questo significa stipendi in meno, consumi in meno, in sostanza contributi negativi al decollo della congiuntura, insomma. In un certo senso, i buoni utili sono l´altra faccia della medaglia della forte disoccupazione («i metalmeccanici scendono in piazza e salgono in Borsa», si diceva una volta).

Abbiamo già detto che non dovremmo essere in presenza né di double dip né di altre recessioni, ma solo di una crescita lenta (e contrastata), come é giusto che sia, visto che la quantità di estrogeni (e di aiuti) al sistema é stata fortemente limitata. E da qualche giorno anche gli utili farlocchi delle banche, quelli da carry trade (operazioni sulle monete), sono finiti, per cui anche quel propellente, vacuo e di corto respiro, é venuto meno.

Cosa é logico che succeda ora? Che l´S&P (l´indice forse più rappresentativo di Wall Street) riesca finalmente a tornare verso quota 950, possibilmente anche meno, che gli altri indici scendano di conseguenza e che pertanto i mercati si riadeguino all´economia reale. In questo modo si potrà avere quell´autunno e poi il fine anno con i rialzi che tutti aspettano. E con la crisi davvero alle spalle.