Società

BORSA USA
SOTTOPESATA

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*Sara Silano è Vicecaposervizio di Morningstar in Italia.

(WSI) – Manca una settimana alle elezioni presidenziali statunitensi e, con l’esito che rimane incerto, i gestori preferiscono stare alla larga da Wall Street. Secondo l’ultimo sondaggio di Merrill Lynch, condotto tra 303 case d’investimento mondiali, la Borsa americana è il principale sottopeso in portafoglio, nonostante i fund manager abbiano già emesso il verdetto: per il 56% degli intervistati vincerà George W. Bush e solo il 25% punta su John F. Kerry.

L’atteggiamento verso Wall Street non è che la spia di un maggior pessimismo sui mercati finanziari internazionali, con l’eccezione di quelli emergenti, in sovrappeso per il 49% dei gestori interpellati da Merrill Lynch a ottobre contro il 26% di settembre. Timori di un rallentamento della congiuntura e di un deterioramento dei profitti aziendali sono i principali fattori che aumentano l’avversione al rischio. Si riduce, invece, la preoccupazione per il rialzo dei tassi di interesse, che, secondo, i fund manager procederà a tasso più lento del previsto, e per l’inflazione, che resta sotto controllo, nonostante il rialzo dei prezzi del petrolio.

Le performance dei mercati azionari non giustificano del tutto questo pessimismo. Negli Stati Uniti, l’indice Nasdaq ha guadagnato il 2% da inizio ottobre, trascinato dai titoli tecnologici e del comparto Internet, mentre gli alti prezzi del greggio e i risultati inferiori alle attese hanno penalizzato il Dow Jones (-2,1%). In Europa, l’indice Dj Eurostoxx50 ha chiuso settembre in rialzo del 2,8% e il trend è proseguito con le principali piazze finanziarie tutte positive in ottobre.

“La Borsa americana sembra slegata dall’andamento dei profitti, mentre a livello macro gli investitori vedono tutto a tinte fosche”, dice Giorgio Radaelli, responsabile della strategia globale di Bsi Lugano. “In realtà, quest’anno, l’economia Usa crescerà del 4,5%, secondo il consensus corrente, e i profitti dell’S&P500 intorno al 20%. L’avversione al rischio in aumento parrebbe il fattore che ha tenuto l’indice al palo da inizio anno”. Lo strategist sostiene che la revisione al ribasso degli utili per azione (Eps) non deve destare preoccupazioni perché in genere non intacca la Borsa a meno che non sia molto rilevante.

Nell’ultimo anno, le aziende europee hanno agganciato quelle d’oltreoceano, in termini di crescita dei profitti, con un incremento del 63% su base annua per i titoli dell’Msci Euro. A differenza degli Stati Uniti, l’aumento è legato a fattori economici, quali la forte domanda estera e il calo dei costi unitari del lavoro.

Per Richard Batley, economista di Schroders, “il ciclo dei profitti ha toccato il picco massimo e rallenterà nel 2005”, tuttavia l’enorme liquidità nelle casse delle società potrebbe sostenere la spesa per investimenti. Quanto basta per far prediligere il Vecchio Continente all’America al 35% dei gestori interpellati da Morningstar nell’European fund trends di settembre.

Se sulle Borse occidentali cresce l’avversione al rischio, la stessa cosa non si può dire per i mercati emergenti, che nel terzo trimestre 2004 hanno messo a segno un rialzo del 7,6% (Msci Emerging Markets in euro). A settembre, le migliori performance si sono registrate nell’Europa centrale e orientale, in particolare in Turchia, Polonia e Russia, favorita quest’ultima dall’impennata delle quotazioni del petrolio. Nell’Asia emergente, si sono messi in luce Indonesia e Filippine, mentre in America Latina, Brasile e Argentina hanno risentito positivamente dell’espansione economica.

Secondo i gestori interpellati da Merrill Lynch, la rivalutazione dei mercati emergenti è dovuta in larga parte alla convinzione che l’economia cinese continuerà ad espandersi. Solo il 6% degli intervistati, infatti, ha dichiarato di attendersi un rallentamento il prossimo anno, contro il 39% di luglio. Ad attrarre sono anche le valutazioni competitive dei titoli rispetto a quelle dei mercati occidentali.

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