Questo documento e’ stato preparato da Alessandro Fugnoli, strategist di Abaxbank ed e’ rivolto esclusivamente ad investitori istituzionali ovvero ad operatori qualificati, così come definiti nell’art. 31 del Regolamento Consob n° 11522 del 1° luglio 1998 e successive modifiche ed integrazioni. Le analisi qui pubblicate non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.
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(WSI) –
Il concetto di momento magico appartiene alla sfera del Kitsch. Gronda retorica, è dolciastro e viene usato dai copywriter quando sono stanchi e non hanno idee migliori. In questa accezione ambigua possiamo affermare che i mercati azionari e quelli collegati (crediti, valute emergenti) stanno vivendo un momento magico all’interno dell’anno magico presente più o meno a metà strada di ogni ciclo di espansione, quell’anno di intervallo che vede l’inflazione calmarsi mentre la crescita prosegue senza eccessi.
L’anno magico è iniziato a metà 2006 e comincia ad avviarsi a conclusione sprigionando i suoi colori più belli. Il primo giugno, come nota Ethan Harris di Lehman, il deflatore core del PCE americano ritornerà (arrotondamenti permettendo) al 2.0 per cento, il limite superiore della comfort zone ufficiosa della Fed. La battaglia per riportare l’inflazione sotto controllo sarà dichiarata vinta. Questa dichiarazione non la sentiremo dalla Fed, che sa che vincere una battaglia non significa vincere una guerra, ma verrà ripetuta fino ad assordarci dai mercati, soprattutto azionari (gli obbligazionari questo momento magico lo vivono piuttosto male perché guardano più avanti, alla guerra difficile dei prossimi anni).
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Non è solo l’inflazione core ad apparire domata. Il petrolio sta fermandosi. I non ferrosi, dopo la correzione delle scorse settimane, si mostrano tranquilli. La benzina americana di nuovo sopra i 3 dollari al gallone appare un problema circoscritto che potrebbe anche risolversi gradualmente. Solo l’uranio continua a salire (è raddoppiato da inizio dicembre), ma non figura in nessun paniere.
Poi c’è la crescita degli utili. Se è stata così sorprendentemente forte in un primo trimestre in cui la crescita economica è stata (in America) praticamente impercettibile, figuriamoci quello che vedremo, ora che si sta riaccelerando, nel resto dell’anno.
In più, ci viene ripetuto insistentemente, non c’è euforia. Chi lo dice, mentre lo dice un po’ euforico lo appare, ma è vero, non ci sono capannelli di pensionati per le strade davanti ai monitor di borsa (il fatto che in Cina in questo periodo vengano aperti trecentomila dossier azionari al giorno è un fatto di folclore locale).
Infine c’è l’espansione dei multipli, il mantra della seconda parte dei bull market. In teoria, con i tassi a breve e a lungo in salita, i multipli non dovrebbero espandersi, ma storicamente accade puntualmente che la gara tra tassi e multipli venga vinta da questi ultimi per almeno qualche trimestre (alla fine
vincono sempre i tassi, ma solo alla fine).
Insomma, il momento è effettivamente magico e non conviene proprio fare gli imbronciati o gli schizzinosi. Meglio cavalcare l’onda, al limite con un pizzico di cinismo. Per ritracciare questi mercati hanno bisogno di qualcosa di davvero negativo. Finché questo qualcosa non arriva, continueranno a premere verso l’alto.
Vediamo allora che cosa può succedere di negativo.
1) La geopolitica è stata completamente dimenticata, ma c’è ancora, e come. E’ comprensibile che, dopo avere sentito gridare al lupo molto a lungo, i mercati si siano stancati di questo tema. L’Iran, in compenso, non si è stancato di proseguire sulla strada della destabilizzazione del Libano e, soprattutto, ha praticamente raggiunto il punto di non ritorno sul nucleare. E’ di queste ore la notizia che perfino El Baradei si è accorto che le cose non vanno per niente bene. A questo punto la macchina delle sanzioni si rimetterà in moto mentre, in parallelo, la propaganda iraniana tornerà a minacciare fuoco e fiamme. Il petrolio ha davanti a sé un breve periodo di riflusso, dovuto al decongestionamento delle raffinerie americane dopo una fase di crisi, ma è strutturalmente molto solido.
2) Gli uragani sono ancora più in disgrazia della geopolitica, ma gli esperti affermano di avere capito perché l’anno scorso hanno sbagliato previsioni e si sbilanciano a dire che il 2007 sarà un anno molto attivo.
Ovviamente non è il caso di prenderli alla lettera, ma il fatto che il greggio e le borse non stiano incorporando nessun premio per questo rischio deve indurre a un minimo di prudenza. Gli iraniani, dal canto loro, essendo molto bravi a massimizzare l’impatto delle loro dichiarazioni, potrebbero scegliere di alzare la voce nei momenti di paura per gli uragani, spingendo così il greggio verso l’alto. “Cogli l’attimo, e credi il meno possibile nel domani”.
3) L’inflazione tornerà a lambire la comfort zone, come abbiamo visto, e magari ci rientrerà per qualche tempo. La riaccelerazione globale (in particolare americana) potrebbe tuttavia rendere molto breve questa permanenza. Inoltre, un’inflazione che nel punto minimo del rallentamento scende a toccare il livello massimo della fascia obiettivo (e che a ogni ciclo riparte da un livello sempre più alto) fa pensare a un accumulo lento ma costante di pressioni inflazionistiche a livello globale.
Data la lentezza di questo processo nei prossimi mesi vedremo ben poco, ma questo poco potrebbe essere sufficiente a fare archiviare il tema di un taglio dei tassi da parte della Fed (un tema che riemergerà a partire dal primo giugno).
4) All’occorrenza, se nessuno dei tre fattori esposti dovesse produrre effetti, i policy maker potrebbero dare loro una scossa, durante l’estate, in modo da smorzare gli eccessi. Un rialzo improvviso dello yen è poco prevedibile e, se anche avvenisse, sarebbe poco credibile in un momento in cui il Giappone appare leggermente appannato. In compenso la borsa cinese (su cui Greenspan si attende “una drammatica contrazione”) potrebbe essere indotta a correggere energicamente in qualsiasi momento.
Per sintetizzare, la prognosi di medio periodo per l’azionario ci sembra ancora largamente favorevole, soprattutto per i livelli di valutazione ancora ragionevoli (anche se alcune borse, come quella tedesca, sono dell’uno per cento meno ragionevoli ogni settimana). Anche il brevissimo sembra ancora, almeno inerzialmente, favorevole. La possibilità di qualche moderata perturbazione estiva induce comunque a raccomandare di non abbandonarsi all’euforia e di non rincorrere a tutti i costi il rialzo.
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