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BORSA: PER I GURU E’ ANCORA TORO

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(WSI) –
A sentire gli esperti, la festa non è finita per i listini azionari europei: il 2007 dovrebbe regalare nuove soddisfazioni agli investitori. Nove dei 10 analisti interpellati da Borsa & Finanza ritengono che le quotazioni delle società trattate sulle piazze europee si apprezzeranno, mentre uno soltanto, Florent Bronès di Bnp Paribas, vede grigio e ritiene che il bilancuio annuale si risolverà con un andamento pressoché piatto.

Alla base dell’ottimismo c’è la constatazione che le azioni abbiano tuttora prezzi in armonia con la crescita degli utili. Se infatti è vero che gli indici corrono, è altrettanto vero che il ritmo di espansione dei profitti, in molti casi, tiene un passo maggiore, sicché i multipli di Borsa rimangono ai livelli del 2003. «A 13 volte gli utili le società europee non sono affatto care – dice Ian Richards di Abn Amro – specialmente nel classico confronto con le obbligazioni governative che rendono poco più del 4 per cento».

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LA CORSA DEL MADE IN EUROPE. Ma come mai l’attività d’impresa in Europa da così tante soddisfazioni? Una prima risposta mette in relazione l’esplosione degli utili europei con i fenomeni di globalizzazione e mondializzazione dei mercati. «Il Vecchio Continente è fortemente orientato verso le esportazioni – spiega Lars Kalbreier del Credit Suisse – Il caso più eclatante viene dalla Germania: in media le società che fanno parte dell’indice Dax realizzano i due terzi del fatturato sui mercati esteri». Il boom internazionale moltiplica il giro d’affari e garantisce ottimi margini. Anche in un Paese come la Germania, caratterizzato da un costo del lavoro tutt’altro che basso e condizionato come tutti i Paesi di Eurolandia dall’andamento dell’euro, che grazie alla qualità dei propri prodotti mantiene una notevole capacità di penetrazione dei mercati internazionali.

Secondo gli esperti, comunque, anche se gli utili soffrissero una decelerazione nel 2007, i listini avrebbero buone probabilità di proseguire la corsa. Al limite a un ritmo leggermente inferiore rispetto a quello ipotizzato. Secondo Kevin Gardiner di Hsbc «i multipli di Borsa si sono mantenuti a livelli molto compressi durante il ciclo rialzista del 2003-2006. In parte ciò è dovuto alle strette creditizie della Federal Reserve. Nel 2007, però, la Fed, anche se senza fretta, dovrebbe invece iniziare ad allentare la presa sui tassi. E storicamente, negli ultimi quattro casi in cui questo è accaduto, i multipli hanno goduto di una certa espansione».

LA SPINTA DELL’M&A. L’altro pilastro del mercato Toro del 2003-2006 è costituito dalla forte corrente di fusioni e di acquisizioni che ha percorso numerosi listini. La tendenza, per gli analisti interpellati, è di una tenuta dei livelli massimi raggiunti nel 2006, con la prospettiva di andare persino oltre. «I bilanci aziendali sono solidissimi – interviene Richards – A ciò si aggiunge il costo del debito basso che, unito alla grande disponibilità di liquidità, favorisce le scalate e i raggruppamenti». L’ampia disponibilità di capitali di cui parla Richards non è messa a rischio dalla politica della Bce, che dovrebbe alzare il tasso base ancora una volta a marzo e, forse, una seconda volta più avanti nel corso dell’anno. Insomma, si arriverà al 3,75% o al massimo al 4 per cento. Queste condizioni del credito non sono ritenute un ostacolo al rialzo del mercato azionario.

Significativo è anche il calo del prezzo del petrolio. «Una buona notizia tanto per i titoli del debito quanto per il mercato azionario», afferma Alain Bokobza di Société Générale. Ma quali sono i rischi? Secondo Florent Bronès, strategist di Bnp Paribas, «esiste l’eventualità che il rallentamento della congiuntura statunitense sfoci in una vera e propria recessione, innescando un effetto a catena con conseguenze facilmente immaginabili. In secondo luogo – prosegue – c’è troppo ottimismo sulle prospettive di espansione dei profitti. Gli utili sono già a livelli record e da qui non possono che frenare». A ogni modo, e per quello che conta, nel nostro sondaggio gli ottimisti battono i pessimisti nove a uno.

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