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BORSA: PARTENZA SPRINT, POI PRUDENZA

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(WSI) – Cosa riserverà il nuovo anno ai listini azionari? Arriverà finalmente il riscatto del Toro sull’Orso? Nessuno può dirlo senza rischiare di essere poi smentito dai fatti. O meglio, dagli indici di Borsa. Quel che sembra certo è che non esiste un unico livello chiave per determinare un’inversione del trend ribassista. O, almeno, non è identificabile per ora. Mancano ancora segnali di accumulazione o di ritorno dei compratori.

Da un rapido sguardo ai grafici si intuisce che i massimi segnati sui listini, tra ottobre e novembre 2008, possono limitare i primi possibili tentativi di recupero durante il trimestre d’apertura del nuovo anno. Ma poi? Per capire a fondo dove stanno andando le Borse, appena entrate nel 2009, e quali tipi di investimenti e di scelte risulteranno vincenti per i prossimi mesi, Borsa&Finanza ha richiamato all’appello cinque analisti tecnici tra i più attenti studiosi dei grafici dei mercati finanziari: Davide Benyaich (indipendente), Wlademir Biasia (Wb Advisors), Francesco Caruso (responsabile portfolio management Gestioni Lombarda Suisse), Gaetano Evangelista (Age Italia) e Maurizio Milano (responsabile analisi tecnica di Banca Sella).

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1 Cosa ci si deve aspettare dalle Borse per la prima parte 2009? Altri rimbalzi o esiste ancora il rischio di nuovi minimi?

Caruso: Siamo in una situazione di difficilissima lettura, con un contrasto tra la situazione tecnico-statistica, che è tra le più tirate di sempre e quindi invoglierebbe a un ingresso graduale sulle Borse, e lo scenario macro, che è di negatività assoluta. Questi due fattori si controbilanciano, ben rappresentati da indicatori di medio periodo che segnalano un rimbalzo all’interno di un downtrend e da indicatori di lungo che invece nella migliore delle ipotesi si stanno stabilizzando. Lo scenario preferito in questo momento potrebbe essere quello di un rimbalzo a inizio anno, non ampio e molto nervoso, seguito da altre scosse negative di stabilizzazione fino alla fine del primo trimestre e forse del secondo. La seconda parte dell’anno sarà però un’altra storia. Che andrà letta alla luce degli eventi dei prossimi mesi.

Milano: Esaurita la fase emozionale della crisi nel mese di ottobre, ci sono le condizioni per l’avvio di una fase di rimbalzo tecnico che, visti i livelli raggiunti e l’elevata volatilità, potrebbe sfiorare il 30%. Ciò riporterebbe gli indici sui livelli di fine settembre: rialzi più ambiziosi al momento non sono prevedibili. Si tratterebbe quindi di un bear-market rally, da sfruttare per provvedere a un alleggerimento delle posizioni. Una volta completato il rimbalzo, se ci sarà , si avranno le idee più chiare per fare ipotesi sui mesi successivi. Al momento, infatti, vista l’elevata volatilità, non sono attendibili previsioni più lunghe. La rottura dei minimi toccati il 21 novembre farebbe invece riprendere le vendite, ma tale scenario al momento è meno probabile.

Benyaich: È importante osservare che gli obiettivi tecnici al ribasso creati dalle attuali fasi distributive sugli indici sono già stati abbondantemente colti. La stessa considerazione si riscontra sulla maggior parte dei titoli. Questo non garantisce l’assenza di nuovi cali, ma per avere un rapporto rischio-guadagno decente, ormai si può puntare al ribasso solo dopo rialzi e non sulla violazione dei bottom.

Evangelista: La buona notizia è che sostanzialmente abbiamo raggiunto dei target di lungo periodo: a Piazza Affari, il ribasso iniziato a maggio 2007 è uguale come ampiezza al bear market 2000-2003, così come il ribasso iniziato a maggio di quest’anno è uguale come lunghezza al primo troncone del bear market in corso, terminato a marzo. Parliamo di area 14.500-15.000 punti di Mibtel. L’esaurimento di un trend discendente però non necessariamente coincide con l’inizio di un bull market. Ci sarà un primo importante tentativo in tal senso, ma credo che ad un certo punto sarà profondamente ritracciato.

La chiave di lettura più valida mi sembra rappresentata dall’esaurimento del violento trend rialzista della volatilità, con il Vix che ormai completato la fase dei massimi e che inizierà lentamente a girarsi verso il basso. Prima però che possa scendere in maniera definitiva, dovremmo attendere la primavera del prossimo anno. I livelli d’ipervenduto raggiunti dagli indicatori mensili sono tali che le Borse potrebbero prendersi alcuni mesi di vacanza dal ribasso, senza che si possa trarne alcuna conclusione positiva. Certo, è possibile che nel primo trimestre saranno raggiunti nuovi minimi su alcuni indici, ma non dovranno essere molto più bassi dei precedenti.Dei set-up rialzisti, tecnicamente fondati, non dovrebbero comparire prima della fine del primo semestre. Il fatto che alcune borse asiatiche non abbiano colto i rispettivi obiettivi negativi, suggerisce come la lettera non abbia fatto interamente il suo corso, a livello globale. Un bel livello di controllo lo fornisce la difesa a 7.100 sul Dow la cui perforazione con una chiusura mensile dovrebbe garantire un’altra gamba di ribasso.

Biasia: L’S&P500 oscilla in uno stretto trading range definito tra 920 e 850. Ciò ha consentito all’indice di volatilità di contrarre il proprio andamento. Ma molta parte della contrazione va accreditata al periodo. Valuto ancora elevato il rischio di una caduta dei valori al di sotto del range e la ripresa del down trend. In particolare sotto 815 si concretizza il rischio per una regressione sino a quota 600.

2 Quali saranno i segnali che faranno scattare l’ipotesi di un’inversione del trend ribassista di fondo? Insomma, quando si potrà o dovrà diventare compratori?

Caruso: Non esiste un «livello x» per determinare un’inversione, almeno non è identificabile ora. In questo momento manca qualunque vero segnale di accumulazione o di divergenza della pressione di vendita. È ancora assente un processo che abbia come cardine tecnico una sequenza di zig-zag crescenti, che quindi generi la volontà di acquistare sulla lettera con punti di controllo chiari. Inoltre, la propensione al rischio a qualunque livello è bassissima e la fiducia è il propellente necessario per qualunque rialzo strutturale. La conclusione è la stessa di prima: nei primi mesi dell’anno qualunque rimbalzo, anche violento, non può che essere considerato effimero.

Milano: Per avere un segnale di miglioramento del quadro tecnico in ottica strategica è necessario un assestamento del Vix sotto 44-50 e il parallelo superamento di livelli chiave di resistenza come 1.200 di S&P500, 11.000 di Dow Jones, 3.000 di Dj Eurostoxx50, 30.000 di S&P/Mib e 12.000 di Nikkei225. Tutti livelli che al momento sono decisamente lontani.

Benyaich: Non credo nella possibilità che emergano segnali efficaci d’inversione del ribasso prima della fine del secondo trimestre. Non si esclude che si debba attendere fino all’inizio del 2010 per vederli. La maggior parte degli indici è ancora molto distante dalle medie a 40 settimane, la cui rottura è una condizione necessaria per il cambio di trend. La pendenza negativa dovrà essere quasi azzerata, perché il segnale acquisti in validità.

Evangelista: Occorre un segnale di tipo qualitativo, sotto forma di miglioramento del raffronto fra Up e Down Volume, cioè tra forza rialzista presente negli scambi e quella ribassista. Il mercato insomma deve salire non per il temporaneo disimpegno dei venditori ma per la ritrovata vitalità dei compratori. Dal minimo di un mese fa il profilo volumetrico è molto migliorato, ma non c’è ancora stato un ribaltamento tra Orsi e Tori.

Biasia: Di sicuro ci vuole un’effettiva diminuzione dei livelli di volatilità, necessaria per predisporre i mercati ad una ripresa. In concreto, per lo S&P 500 il Vix deve scendere stabilmente dagli attuali 43,90 sotto area 30. Però molti sono i fattori necessari che debbono concorrere alla formazione di un set up rialzista. E al momento non sono presenti e il recupero delle ultime settimane rappresenta più un movimento privo di inerzia.

3 Quali sono i temi da cavalcare per il 2009? E quelli invece da evitare?

Caruso: A livello di settori la situazione attuale la vedono tutti: sono premiati i settori difensivi, ma non è detto, anzi è improbabile, che lo siano anche nelle fasi positive. Probabilmente i veri beneficiari di un recupero saranno i titoli ingiustamente penalizzati, quelli di società sane che sono stati venduti perché non c’era altro in portafoglio da scaricare. A livello tecnico, vanno guardate le azioni che nell’ultima ondata di ribasso non hanno fatto nuovi minimi e che quindi hanno dimostrato una forza superiore. Per fare un esempio Eni.

I bond governativi americani non rendono praticamente più nulla e anzi hanno un rendimento reale negativo e quelli europei sono sulla stessa strada: probabilmente resteranno alti, come beneficiari dell’incertezza generale, per la prima parte dell’anno ma non è da escludere che quella sui governativi sia l’ultima di una lunghissima serie di bolle. Sui corporate e sulle convertibili ci sono evidenti opportunità, anche se bisogna essere selettivi e prudenti specie nei prossimi mesi. Sono scettico sugli hedge, che pagano non solo errori evidenti, ma anche la stessa struttura di illiquidità che ne ha provocato il semi-collasso e una certa incapacità del mondo della finanza alternativa di adeguarsi intellettualmente per tempo al nuovo scenario: sopravviveranno i migliori e i più disciplinati.

Milano: Se parte l’atteso rimbalzo dovrebbero essere privilegiati i settori e i titoli più volatili, quelli ciò più penalizzati durante il selloff di ottobre-novembre, quindi finanziari, auto, energia e simili, facendo ovviamente molto attenzione agli stop loss. Non sono ancora possibili, tuttavia, acquisti in ottica strategica.

Benyaich: Fino a quando non ci sarà l’inversione al rialzo del trend di lungo, è impossibile anticipare quali saranno i settori più validi. In teoria, un pensierino andrà fatto a chi ha fatto due bear market pesanti consecutivi, intervallati da un bull mediocre come tlc, tech, media. Al momento vincono le logiche di trading dal corto respiro. Nello scenario costruttivo, durante il primo semestre del 2009 sarà vincente ridurre l’esposizione ai bond lunghi, parallelamente al reingresso nell’azionario, manovra che potrebbe slittare di qualche mese.

Evangelista: Storicamente i bull market negli Stati Uniti sono sempre stati trainati nell’ordine da finanziari, tecnologia e beni di consumo discrezionali. Quindi se si ritiene che a un certo punto del 2009 il mercato abbandoni definitivamente il sentiero ribassista, è qui che si annideranno le opportunità. In Europa il farma si è mosso molto bene, relativamente parlando, durante questa crisi, ma vedo che sta cedendo il passo a favore delle tlc, un comparto che per forza relativa brilla anche negli Usa.

Biasia: Nonostante il recupero dei valori azionari il mercato ha preferito ancora una volta dirigere l’attenzione sui bond governativi. Ma attenzione: il movimento rischia di gonfiare la bolla della paura. Se non altro, per il breve il Bund future continua ad evidenziare segnali positivi: dopo i target 122 e 125 il mercato potrebbe tentare di avvicinare area 129.

4 Sulle Borse nel 2008 hanno pesato molto i fattori intermarket come tassi, valute, credit crunch e variabili macro. Com’è la situazione per il nuovo anno?

Caruso: Le grandi incognite 2009 sono valute e commodity. Soprattutto l’oro, se la situazione non si dovesse schiarire, potrebbe essere un clamoroso beneficiario come alternativa alle valute di carta. Inoltre, invito a seguire un grafico che ne vale mille: il parallelismo tra l’attuale bear market della Borsa americana, espressa in euro, e quello del listino giapponese dal ’90.

Milano: Interessante la dinamica del comparto obbligazionario, in specie negli Usa, col Treasury decennale che ha toccato nuovi massimi storici. Il fly to quality ha spinto le quotazioni in modo davvero sorprendente, facendo scendere i tassi di interesse sottostanti a livelli coerenti con uno scenario non solo recessivo ma anche deflazionistico. C’è il rischio che si formi una bolla speculativa: le manovre della Fed per aumentare la liquidità del sistema, in funzione anti-deflazionistica, creeranno scenari inflazionistici in futuro. Per le prossime settimane attenzione se il decennale Usa dovesse scendere sotto 120.

Benyaich: Sull’euro/dollaro, mi aspetto che il 2009 venga trascorso in un trading range compreso tra 1,20 e 1,60. È invece molto critica la situazione tecnica del dollaro/yen. La rottura di quota 102, avvenuta già da molti mesi, ha completato un modello negativo, durato dieci anni, che propone un target minimo a 69, mentre quello grafico vale 55. Per carità, trattandosi di divise non si possono applicare gli obiettivi grafici con la disinvoltura accettabile per l’azionario, a causa delle implicazioni macroeconomiche correlate. Pertanto, tali obiettivi sono da prendere con prudenza. La loro praticabilità aumenterà a mano a mano che il cambio perderà i supporti intermedi, posti a 88, 84,50 e 80-79. A ogni modo, fino a quando il dollaro/yen non troverà un fondo il bull market azionario resterà fuori dal radar.

Evangelista: Sono rimasto sconcertato dalla battaglia sbagliata combattuta dalle banche centrali fino ad alcuni mesi fa. Come all’inizio del 2000, si metteva in guardia dall’inflazione «dietro l’orizzonte», mentre la crisi del credito e lo sboom del settore immobiliare recavano con loro tremende pressioni deflazionistiche. Per questo, si è ritardato il taglio dei tassi ufficiali, contribuendo ad aggravare ulteriormente la crisi. Se c’è una cosa che ci insegnano le esperienze della Grande Depressione degli anni Trenta e del cosiddetto «Decennio Perso» in Giappone negli anni Novanta, è che la recessione si trasforma in depressione per la superficialità e gli errori della politica economica.

Oltretutto a inizio autunno era ben chiaro che l’inflazione sarebbe crollata: quando a metà ottobre è stato reso noto l’indice dei prezzi al consumo di settembre, praticamente al 5%, il petrolio era già in caduta libera, e preannunciava il raffreddamento dei prezzi a cui abbiamo assistito negli ultimi due mesi. A fronte di una variazione dei prezzi al consumo nulla rispetto a un anno fa, e di una crescita economica negativa, è naturale che il tasso di riferimento della politica monetaria dell’intero G7 debba adeguarsi ad una situazione eccezionale e mai vissuta dal Dopoguerra ad oggi, convergendo in tempi brevi verso livelli pressoché nulli. A situazione eccezionale devono corrispondere misure eccezionali.

Biasia: Le commodity rappresentano ancora un elemento critico per le Borse. Ci sono volute nuove tensioni in Medio Oriente per risollevare le sorti del petrolio. Ma il rischio rimane sempre quello di una regressione del Wti verso area 25, dopo aver già centrato l’atteso obiettivo 35.

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