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BORSA: OCCHIO AL RIMBALZO DOPO LO SCIVOLONE

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(WSI) – La scorsa ottava, dopo un’apertura all’insegna del recupero, sono riprese con forza le vendite e gli indici sono scivolati sui livelli di chiusura della settimana precedente. Va segnalato il rimbalzo dell’azionario Usa sul finale di seduta di venerdì, che ha contribuito a contenere i danni, mentre più pesanti sono stati i realizzi sulle piazze azionarie europee, Spagna in primis.

Il Nasdaq Composite è sceso verso l’area 2110/55, la cui rottura proporrebbe il test del supporto critico in area 2020/40. Il Dow Jones Industrial ha marginalmente perforato il supporto in area 9950-10000, sotto cui si propone il test del supporto critico in area 9650/750. L’S&P500 si è portato al test di 1065, sotto cui l’obiettivo è il forte supporto in area 1020/40. La risalita della volatilità implicita ed il sorpasso, anche se limitato, del Vix sul Vxn, confermano la situazione di rinnovato nervosismo.

Anche se il quadro tecnico di fondo rimane fragile, un rimbalzo tecnico sui livelli correnti appare comunque probabile. Per il Nasdaq sono possibili risalite verso 2200, anche se un segnale di assestamento si avrebbe solo sopra 2265. Il Dow potrebbe rimbalzare verso 10300/400, ma solo il superamento di 10500 darebbe nuova fiducia agli investitori. Lo S&P500 potrebbe risalire verso 1105, ma solo sopra l’area di resistenza 1115/30 si avrebbe un nuovo impulso rialzista. Un recupero degli indici sarebbe un’ottima occasione per chi non avesse ancora provveduto ad alleggerire l’esposizione.

Che cos’è accaduto ai mercati da inizio anno? Come ipotizzato, è nostra opinione che si sia progressivamente esaurita la grande fase di bear market rally iniziata a marzo 2009. Una stagione con la “finanza”, variamente declinata, al centro dell’attenzione, come durante il crash dei mercati seguito al fallimento di Lehman Brothers del 15.09.2008 (con segno opposto però). Recuperate le quotazioni pre-crollo grazie ad una certa stabilizzazione del sistema finanziario, mancano ora motivazioni “reali” per cui il rialzo debba proseguire.

La finanza ha fatto la sua parte per far lievitare le quotazioni di tutte le asset class, dall’azionario alle commodities ai bond, col rischio che si siano formate nuove bolle, alimentate anche dal nuovo carry-trade basato sul dollaro Usa come funding currency (il dollaro ha sostituito lo yen giapponese, che era la divisa principe in cui indebitarsi fino all’estate 2008). Tant’è vero che proprio il recupero di forza del biglietto verde delle ultime settimane, insieme a segnali di restrizione monetaria da parte dalla Cina, ha “favorito” le prese di beneficio, non solo sull’azionario ma anche sulle commodities.

Anche se sono possibili nuovi minimi delle Borse nei prossimi mesi, perdite marcate rimangono comunque improbabili: la tenuta del mercato azionario, infatti, rimane uno degli obiettivi principali delle autorità politico-monetarie, un elemento imprescindibile di tenuta del sistema finanziario e quindi pre-condizione anche della ripresa economica: anche a costo di tenere i tassi di interesse artificialmente bassi per molto tempo, col conseguente rischio di seminare futura instabilità e tensioni inflazionistiche.

Nei prossimi mesi l’attenzione si sposterà sempre più dalla finanza all’economia, dallo stato patrimoniale al conto economico, dalla “carta” ai dati reali. I mercati azionari dovranno fare i conti con un’economia la cui ripresa appare ancora, se non effimera, sicuramente molto incerta, in un contesto di trend occupazionali ancora negativi e quindi di tenuta dei consumi dubbia. Certamente non il contesto più favorevole all’investimento azionario.

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