Il consiglio di amministrazione del Nasdaq Stock Market ha fatto sapere di essersi imposto una scadenza di un mese per i negoziati con il London Stock Exchange per la creazione di un mercato azionario paneuropeo.
Qualora non si riuscisse a superare l’empasse che ha bloccato le trattative – sostiene questa mattina il Wall Street Journal – i vertici del Nasdaq inizieranno i contatti con altri listini europei. Tra i candidati piu’ appetibili sembra spiccare Deutsche Borse.
Il quotidiano londinese Guardian ritiene che il listino elettronico americano voglia trasformare la borsa di Londra in un agile mercato con collegamenti sul London International Financial Futures e l’Option Exchange. Insomma, una piattaforma dalla quale lanciarsi all’acquisizione di altri mercati europei.
I vertici dell’LSE non sembrano pero’ d’accordo nell’offrire il controllo agli americani e stanno cercando di convincere il Nasdaq a mantenere una partecipazione di minoranza.
La proposta di “Nottingham” a “Lincoln” – questi i nomi in codice rispettivamente per la borsa americana e quella londinese – creerebbe il terzo polo nella rete di un mercato globale aperto 24 ore al giorno, collegando la base americana e quella asiatica, e promette agli investitori la possibilita’ di scambiare titoli in tutto il mondo attraverso un sistema automatizzato. I partecipanti al mercato potrebbero inoltre risparmiare il 50% in nuova tecnologia in tre anni.
Il sistema di scambi del nuovo mercato paneuropeo utilizzerebbe sia l’approccio tradizionale del Nasdaq, basato sulle quotazioni, che quello della borsa di Londra, basato sugli ordini. Con il primo gli operatori del mercato fissano il prezzo a cui vorrebbero acquistare o vendere un titolo, mentre con il secondo si rendono noti gli ordini individuali su un tabellone elettronico cosi’ che tutti possano conoscerli semplificando le contrattazioni.
Il sistema tuttavia crea ampie differenze tra prezzo d’acquisto e di vendita e sostanziali problemi di liquidita quando le contrattazioni sono ridotte.
Il piano del Nasdaq inoltre, metterebbe fine alla predominanza sul mercato delle maggiori banche d’investimento, includendo nel consiglio di amminstrazione 12 membri non necessariamente provenienti dal mondo della finanza.