Mercati

Borsa Milano sfonda i minimi di 12 mesi

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Milano – Sembrava una giornata interlocutoria sui mercati azionari europei, che fino alle tre del pomeriggio avevano resistito a una nuova sfilza di notizie negative. Ma l’impossibilita’ di formare un governo di unita’ nazionale in Grecia, ufficializzata da Venizelos poco fa, ha inflitto un colpo da ko. Ad Atene sara’ nominato domani un governo di transizione e poi si ritornera’ alle urne. E’ un quadro scoraggiante quello che ne esce: le banche sono state prese di mira dai ribassisti, mentre la moneta unica ha sfondato al ribasso quota $1,28, estendendo i cali che ieri avevano spinto il valore sul dollaro al livello piu’ basso degli ultimi quattro mesi.

La Borsa di Milano ha cambiato immediatamente tendenza e sul finale e’ arrivata a toccare punte al ribasso di quasi meno tre punti percentuali, aggiornando i minimi di 12 mesi. Se fino al primo pomeriggio era riuscita a mantenersi sopra il filo della parita’, tenendo i livelli di ieri, anche dopo la pubblicazione del dato negativo relativo al Pil italiano, con l’arrivo delle notizie da Atene ha fatto capitombolo, bucando la soglia chiave di 13.474,14 punti. Il Ftse Mib ha perso il 2,56% a 13.311,36 punti. Da segnalare che gia’ nella giornata di ieri il listino si era pericolosamente avvicinato al valore peggiore degli ultimi 12 mesi, che l’ultima volta era stato testato lo scorso 12 settembre del 2011 (vedi grafico sotto riportato).

Nel primo trimestre del 2012 l’economia ha subito una contrazione dello 0,8% su base mensile e dell’1,3% su base annua. Si tratta della peggiore performance dal 2009, che mette in evidenza la “recessione profonda” – parole della stessa Istat – in cui versa il paese. L’Italia e’ entrata nel terzo trimestre consecutivo di decrescita. L’indice milanese ne ha inevitabilmente risentito.

Tra le altre piazze della regione, la borsa di Atene cede il 4,65%, le banche il 9,97%: Alpha fa –14,34%, NBG –8,9%, Eurobank –15,03%, Piraeus –9,91%. Accusano il colpo anche gli altri mercati europei. Londra fa meno 0,47%, Francoforte -0,68% e Parigi, che oggi saluta l’insediamento del neo presidente della Repubblica Francois Hollande, per il quale si prospetta un compito non facile sul piano europeo, lo 0,46%. L’indice di riferimento del continente Stoxx600 ha perso il 10% dai massimi dell’anno toccati in marzo.
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In ambito macro, diffuso anche l’indice Zew – che misura la fiducia delle imprese tedesche – che ha subito una forte frenata a maggio a 10,8 punti dai 23,4 punti di aprile, deludendo il consensus, e il Pil dell’intera Eurozona, che ha segnato una crescita pari a zero nei primi tre mesi dell’anno. Ma al di la’ dei dati economici della mattinata – compresi quelli positivi sul Pil tedesco – il mercato continua ad essere dominato dall’ombra dello stallo politico in Grecia e della possibile uscita del paese dall’euro.

Volatile il mercato dei titoli di stato, con lo spread Italia-Germania a 10 anni che, dopo aver guadagnato subito dopo la diffusione del Pil italiano ora e’ in progresso del 3,5% circa a 438,68 punti base, a fronte di rendimenti sui BTP decennali che salgono dello 0,19% al 5,70%. Ieri il differenziale ha testato l’importante crocevia al rialzo dei 450 punti base.

Occhio ai finanziari quotati sull’indice italiano, dopo la decisione di Moody’s di rivedere al ribasso i rating di 26 banche italiane. Inizialmente i gruppi bancari sono riusciti a resistere alla “stangata”, di fatto snobbandola; tuttavia, il ritorno dell’incertezza ha messo immediatamente sotto pressione il comparto, che rivela una performance contrastata. MPS fa un tonfo del -7,32%: oggi la banca senese ha trovato un accordo con il maggiore obbligazionista per la restituzione di 1 miliardo di euro di debiti, stando quanto riferito a Reuters da una fonte della Fondazione Monte Paschi che controlla il terzo maggiore gruppo bancario italiano. Gli altri due big, Intesa SanPaolo e Unicredit, cedono rispettivamente oltre il 3% e piu’ del 4,5%. Tra titoli in rosso anche Mediolanum -5,22%, Mediaset -4,40%, A2A -5,77%, Mediobanca -4,42% le Popolari (oltre -7%) e Ubi Banca (-4,86%). A scamparla sono solo Campari e Salvatore Ferragamo.

Attenzione alla dichiarazione di Fitch, secondo cui un terzo round di maxi iniezione di liquidità da parte della Bce – attraverso i prestiti alle banche europee al tasso fisso dell’1% – sarebbe possibile. Gli investitori, secondo l’agenzia di rating, starebbero dunque scommettendo sull’arrivo di un nuovo aiuto da parte della Bce.

Riguardo agli altri market mover della giornata, le notizie relative alla Grecia danno qualche spiraglio di speranza ai mercati. In occasione della riunione dell’Eurogruppo, il numero uno Jean Claude Juncker ha infatti affermato di essere “profondamente contrario” all’eventualità di una uscita della Grecia dell’Eurozona. “Siamo 17 Stati membri coproprietari di una moneta unica, non immagino, nemmeno per un secondo, che la Grecia la lasci. Non ha senso, questa è propaganda”, ha ribadito Juncker, lasciando intendere che il solo affrontare questa eventualità sia al momento un tabù.

Ma Marchel Alexandrovich, economista senior europeo presso Jefferies International a Londra ha scritto in una nota riportata da Bloomberg che “l’ipotesi di una rottura dell’euro sta tornando a far parlare di sé”, e ha aggiunto che “se la Grecia dovesse mai uscire dall’Euro, nessuna rassicurazione sarebbe sufficiente per convincere gli investitori che non ci saranno altri casi che seguiranno”.

Sotto i riflettori l’atteso incontro tra il neo presidente francese Francois Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel, che siglerà l’inizio di un nuovo rapporto tra Francia e Germania dopo la fine dell’asse “Merkozy”, con l’uscita di scena di Nicolas Sarkozy.

Avversione al rischio testimoniata dal dietrofront repentino dell’ euro che, subito dopo la notizia della Grecia, ha bucato al ribasso quota $1,28. Nel tardo pomeriggio italiano cede lo 0,44% nei confronti del dollaro, a quota $1,2767; la moneta unica è piatta contro lo yen a JPY 102,35, mentre il rapporto dollaro/yen fa +0,30% a JPY 80,09. Da segnalare che l’euro non ha chiuso nei confronti del dollaro sotto quota $1,28 dalla metà di gennaio.

Per terminare la panoramica sui mercati, riguardo alle commodities, i futures sul petrolio in lieve ripresa a $94,86 al barile, praticamente piatti con +0,08%, mentre le quotazioni dell’oro arretrano dello 0,28% a $1.556,60. Lo S&P GSCI, l’indice di riferimento delle commodities che misura la performance di 24 materie prime, è sceso del 7,4% dall’inizio di maggio, dopo i ribassi di marzo e aprile. Di fatto, gli investitori hanno ritirato 260 milioni di dollari dai relativi fondi ETF. Il petrolio scende per la nona volta in dieci sedute sul New York Mercantile Exchange, mentre a Londra il rame ha testato il minimo degli ultimi quattro mesi, a $7.763,50 la tonnellata.