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Borsa Milano: guadagni dimezzati sul finale

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Milano – Piazza Affari rimbalza dopo il pesante selloff del 5% registrato ieri, con guadagni decisamente superiori alle altre borse europee, ma dimezzati sul finale. Al contempo lo spread fa dietrofront, calando -5% dopo la corsa sopra 400 punti di ieri e l’euro si rafforza, pur restando ancora vulnerabile sulla scia dei persistenti timori relativi alla situazione finanziaria spagnola.

L’asta dei Bot a 3 e 12 mesi, sotto l’attenzione degli investitori a causa del riaccendersi delle tensioni sui paesi periferici della zona euro, ha mostrato un aumento dei rendimenti dei titoli italiani, ma non ha avuto un grosso impatto sul mercato azionario. “E’ un semplice rimbalzo dopo l’eccessivo calo di ieri”, ha commentato a Reuters un trader a Milano, sottolineando che sono i bancari a trainare il mercato. “Ci sono grossi scambi sui derivati”, ha aggiunto.

La seduta e’ stata anche oggi segnata da una forte volatilita’, con i rialzi che si sono ridotti drasticamente nel finale, passando da punte di oltre il +2,8% al +1,32%. Il listino milnaese scambia sul filo dei 14.700 punti. Riguardo alle altre piazze finanziarie europee, bene anche Madrid, mentre Parigi fa +0,74%, Londra +0,69%, Francoforte +1,01%. L’indice di riferimento del continente Eurostoxx 50 fa +0,84%. In controtendenza Zurigo, pressoche’ piatta. Una curiosita’: la capitalizzazione dell’Europa intera e’ ormai pari a quella di un singolo titolo, Apple, una societa’ che vende tablet, smartphone e computer.

Tra i singoli titoli bene i bancari, che beneficiano della nota positiva di HSBC sull’intero settore bancario europeo: il settore fa un balzo del 6% di media. Buy su MPS, Banco Popolare +3,28%, BPM +5,48% e Popolare Emilia Romagna. Intesa SanPaolo e Unicredit guadagnano circa cinque punti percentuali. In forte denaro anche Ubi Banca. Fuori dal comparto, molto richieste le azioni Impregilo (+3%) e quelle di Finmeccanica.

Ma i rendimenti piu’ che raddoppiati rispetto al mese scorso che il Tesoro ha dovuto sborsare per i Bot a tre e dodici mesi sono la testimonianza di un clima di fondo radicalmente mutato – in peggio – nel corso delle ultime settimane.

Ecco che si capisce dunque l’andamento cosi’ schizofrenico del Ftse Mib: dopo un avvio promettente, il listino ha oscillato incessantemente tra il segno positivo e negativo, confermando la forte lotta tra rialzisti e ribassisti. Il paniere italiano sembra tornato a propendere per una fase rialzista dopo il collocamento di Bot da parte del Tesoro.

Attenzione, pero’: la reazione positiva dello spread potrebbe avere una valenza puramente tecnica, dopo il balzo di ieri; lo stesso motivo viene citato spiegando la performance al rialzo della borsa di Milano. Nulla è d’altronde cambiato nelle ultime ore, e anche se il premier Mario Monti addebita l’incremento recente dello spread ai problemi spagnoli, nessuno dimentica le questioni italiane. Sullo sfondo restano infatti le tensioni politiche che si riaffacciano nel paese e che mostrano un governo, quello di Monti, lontano ormai anni luce dalla fase di “luna di miele” che lo aveva caratterizzato nei primi mesi dell’insediamento post Berlusconi.

Le misure di austerity lanciate dall’esecutivo, i continui annunci delle varie organizzazioni mondiali, Fmi e Ocse compresi, che stimano un periodo di recessione in Italia da brivido, la consapevolezza che il valore dei bond è aumentato artificialmente dopo le operazioni LTRO della Bce, sono tutti fattori che, come affermano gli operatori, stanno dando il via a un nuovo periodo di “Sell Italy”. Lo stesso presidente Napolitano, tra i principali artefici del cambio di governo a novembre, ha avvertito che si torna a respirare il clima dell’inverno scorso.

Detto questo il problema della Spagna esiste eccome e fa parlare ancora di sé dopo le dichiarazioni del primo ministro Mariano Rajoy, che ha affermato che il futuro del paese è a rischio. Da segnalare che i tassi a dieci anni della Spagna sono balzati più di un punto percentuale dallo scorso 2 marzo, quando Roajoy ha annunciato che la Spagna non riuscirà a centrare il target di bilancio del 2012 preventivato.

La sfiducia sul paese ha portato il tasso decennale a balzare al 6,02%, al massimo da dicembre. Il rendimento rimane ancora al di sotto del livello del 7%, che ha portato la Grecia, l’Irlanda e il Portogallo a ricorrere a misure di salvataggio. Ma le vendite colpiscono ormai da giorni i titoli iberici. Inoltre il cds sulla Spagna è volato a 490 punti base, al massimo dalla fine di novembre.

I problemi europei hanno ripercussioni notevoli sull’intero azionario globale: male Wall Street, che ieri ha segnato la peggiore seduta del 2012, e giù anche i listini asiatici, che guardano con crescente preoccupazione al rischio rappresentato dall’Europa.

Tornando all’asta italiana sulla scadenza a breve, nel complesso non si puo’ dire che il collocamento sia andato bene: i tassi sono saliti al massimo da metà dicembre e la domanda non è stata entusiasmante come in precedenza. L’appuntamento più critico è fissato per domani, quando a essere offerti sul mercato saranno i BTP, incluso il bond a tre anni marzo 2015 che ieri offriva il 3,909% contro il 2,76% risultato all’asta del mese scorso.

I timori su quella che potrebbe rivelarsi una inversione duratura del trend dei tassi e dello spread si fanno ogni giorno più concreti, dopo che il differenziale Italia-Germania a 10 anni è balzato fino a 404 punti base nella giornata di ieri. La tensione si e’ tuttavia smorzata in modo sostenuto quest’oggi, con il differenziale che scivola del 5% a 382 punti base, a fronte di rendimenti sui BTP decennali che registrano una flessione del 3% circa al 5,48%.

In ambito valutario, l’euro sale sul dollaro dello 0,30% a quota $1,3120, mentre nei confronti dello yen guadagna lo 0,64% a JPY 106,24. Rapporto dollaro/yen in aumento dello 0,37% a JPY 81.

Per terminare la panoramica sui mercati, riguardo alle commodities, i futures sul petrolio salgono dell’1,12%, a quota $102,11 al barile; si scontano le indiscrezioni riportate dai media iraniani secondo cui l’Iran avrebbe interrotto le forniture di petrolio a Spagna e Germania, valutando contestualmente anche lo stop all’Italia. Le quotazioni dell’oro sono piatti a $1.660 l’oncia (-0,03%). Quanto ai Treasury, i rendimenti a 10 anni scambiano in rialzo al 2,030%.