Milano – Un’altra chiusura negativa per la borsa di Milano – che in mattinata era salita fino a +0,80% – con l’indice Ftse Mib che è scivolato fino al minimo intraday di 13.592,15, per poi smorzare le perdite e cedere l’1,18% sul finale, tornando sopra quota 13.700. Riguardo alle altre piazze finanziarie, Londra -0,71%, Francoforte +0,19%, Parigi -0,52%. Indice di riferimento della regione Eurostoxx 50 -0,81%. Sul fronte dei titoli di stato, lo spread Italia a 10 anni balza del 5,18% fino a 411 punti base, a fronte di rendimenti decennali in crescita del 3,19% al 5,62%.
L’euro sconta le indiscrezioni stampa secondo cui la Grecia potrebbe essere in ritardo nell’onorare il debito da 5,2 miliardi di euro, che scade nella giornata di domani 10 maggio. Preoccupa inoltre la Spagna: secondo alcune voci di mercato, il governo si starebbe preparando a nazionalizzare la banca BFA-Bankia per rassicurare chi detiene depositi presso di essa. Ma con i conti pubblici disastrati, ci si chiede come Madrid si possa accollare un onere del genere.
Occhio al differenziale tra rendimenti spagnoli e tedeschi a 10 anni, che si attesta al massimo dallo scorso 28 novembre, mentre il tasso spagnolo a 10 anni è tornato a superare la soglia del 6% per la prima volta dallo scorso 27 aprile, salendo fino al 6,08% (+4,19%). Acquisti sui Bund, con i rendimenti dei bond tedeschi a 10 e 30 anni che scendono a livelli minimi, ovvero rispettivamente all’1,531% e al 2,242%. I futures sui bund tedeschi a 10 anni hanno testato il record, con il contratto con scadenza a giugno salito fino a 142,66, al livello più elevato da quando Bloomberg ha iniziato a compilare i dati nel 1990.
Grecia sempre sotto i riflettori dopo che Alexis Tsipras, leader del partito dell’estrema sinistra Syriza – che con quello di estrema destra ha stravinto nelle elezioni – ha riferito che il proprio obiettivo è quello di formare un governo che nazionalizzerebbe le banche, abrogherebbe le recenti riforme del lavoro e cancellerebbe gli accordi di bailout.
“Gli investitori sono preoccupati per la Grecia e per i rischi politici nell’Eurozona e tale fattore ovviamente sostiene i Bund tedeschi – ha commentato in una intervista a Bloomberg Michael Leister, strategist dei tassi presso DZ Bank AG, con sede a Francoforte – Assistiamo così all’allargamento degli spread e a rendimenti più elevati nei paesi periferici, visto che gli investitori dell’Eurozona si rifugiano sugli asset della Germania”.
Sul fattore Spagna, Leister sottolinea che il “il livello importante è chiaramente il 6%” per i titoli con scadenza a 10 anni. “Se rimarrà sopra il 6% per due sessioni, il tasso potrenne facilmente attestarsi a un valore compreso tra il 6,25% e il 6,50%”.
Il focus è poi anche sulla decisione imminente sul rating di diverse banche che arriverà da Moody’s. A rischio il rating di più di 100 istituti, tra cui la francese BNP Paribas, la tedesca Deutsche Bank e l’americana Morgan Stanley. “Vorrei poter dire che i giudizi delle agenzie di rating non contano più ma, purtroppo, contano ancora”, ha commentato in una intervista rilasciata a Bloomberg Philippe Bodereau, responsabile della divisione di ricerca sul debito europeo presso PImco, il fondo obbligazionario numero uno al mondo – Si tratterebbe di un passo indietro per le banche, soprattutto se si considera quanti progressi hanno fatto nel diventare più sicure e più trasparenti”.
Le conseguenze di eventuali downgrade potrebbero essere molto negative per l’economia del Vecchio Continente: le revisioni al ribasso si tradurrebbero infatti in un aumento dei costi di finanziamento degli istituti e potrebbe di conseguenza costringere gli istituti a ridurre i prestiti necessari per rivitalizzare l’economia.
Tra i titoli scambiati sul Ftse Mib, giù il titolo Mediaset che tocca i minimi storici, risentendo del calo delle entrate pubblicitarie e dell’erosione dei ricavi. Le quotazioni crollano e cedono l’11,84%.
Lottomatica tra i titoli migliori (+4,88%) dopo le dichiarazioni dell’amministratore delegato Marco Sala che, in una intervista al Financial Times, ha affermato che la crescita arriverà soprattutto dall’estero. L’assemblea degli azionisti ha inoltre approvato i conti del 2011 e la distribuzione di un dividendo di 71 centesimi di euro. Al secondo posto del paniere si piazza Tenaris, che fa +3,05%. In denaro anche Pirelli, Atlantia e A2A.
Il listino e’ tuttavia pieno di segni meno; tra questi spicca lo scivolone di Mps, successivo al blitz della Guardia di Finanza: le perquisizioni hanno avuto come oggetto l’operazione di acquisto di Antonveneta, che ha permesso allo storico istituto toscano di diventare il terzo d’Italia. Il titolo ha perso fino a -10% e chiude a 7,7%; male in generale le banche, che scontano l’acuirsi delle tensioni sul mercato dei titoli di stato: Banca Popolare Milano -5,84%, Mediobanca -5,24%, Unicredit -5,16%; giù tra gli alti titoli anche Finmeccanica -5,81%, Ansaldo -3,35% e Prysmian -2,12%.
In ambito valutario, l’euro rimane sotto i riflettori, dopo che ieri ha sfondato l’importante soglia psicologica a quota $1,30; al momento, la moneta unica cede lo 0,54% a $1,2928, mentre sullo yen è in perdita dello 0,96% a JPY 102,83. Per il rapporto euro/dollaro, si tratta della peggiore serie negativa degli ultimi tre anni e mezzo. La valuta Ue scivola inoltre al minimo dal novembre del 2008 contro la sterlina, a quota 80,325. Rapporto dollaro/yen -0,46% a JPY 79,52. L’apprezzamento dello yen conferma l’avversione al rischio da parte degli investitori.
Per terminare la panoramica sui mercati, riguardo alle commodities, i futures sul petrolio ancora negativi ma in ripresa dai minimi intraday, perdono lo 0,62% a $96,41 al barile, mentre le quotazioni dell’oro scendono dello 0,95%, a $1.589,20 l’oncia. Le quotazioni del metallo prezioso arrivano così a sfondare l’importante soglia psicologica a quota $1.600 l’oncia e si attestano al minimo degli ultimi quattro mesi, precisamente dallo scorso 3 gennaio, risentendo dell’indebolimento dell’euro.
I recenti sell off sull’oro hanno ridotto i guadagni dall’inizio dell’anno ad appena +1,6%, dopo 11 anni consecutivi di rialzi per il metallo. Il record assoluto dell’oro è stato testato nel settembre del 2011, a $1.921,15 l’oncia. Anche le quotazioni dell’argento e del palladio hanno toccato i minimi da gennaio. Riguardo al petrolio, i futures scambiati a New York riportano il sesto calo su base consecutiva, segnando la perdita più duratura in quasi due anni. In cinque giorni, le quotazioni sono scese dell’8,6%. A condizionare il trend le scorte americane che la scorsa settimana sono salite al livello più elevato dall’agosto del 1990, ovvero a 378 milioni di barili.
Sul fronte degli altri mercati azionari globali, da segnalare il trend negativo dei mercati asiatici, che hanno visto la borsa di Tokyo, in flessione dell’1,5% circa, penalizzata dalla forza dello yen e dal forte calo degli utili di Toyota.