Milano – Piazza Affari cala a picco, messa all’angolo dalla crisi in Europa oggi incentrata sul debito spagnolo, dalle incertezze politiche in Italia (scandali nei partiti della maggioranza ed della ex maggioranza, il governo Monti che naviga a vista) e dalla frenata improvvisa dell’economia Usa, confermata dal brutto andamento dell’occupazione negli Stati Uniti. Il Ftse Mib ha perso il 4,98%. A pagare dazio sono sopratutto le banche, con Intesa Sanpaolo e Unicredit che cedono sette punti percentuali. Male anche A2A (-7%) e STM (-6,7%). Il settore bancario e’ in calo di oltre l’8,5% nelle ultime due sedute, con Intesa, Unicredit, Banco Popolare, UBI Banca e Banca Popolare Milano tutte sospese per eccesso di ribasso. Lo spread intanto supera i 400 punti: e’ la prima volta nell’arco di due mesi.
Se la situazione e’ degenerata nei mercati non e’ solo per le speculazioni innescate dalla crisi di bilancio e sopratutto di fiducia della Spagna, bensi’ anche per l’indebolimento della maggioranza che appoggia il governo Monti in parlamento dopo le ultime manovre recessive, giudicate troppo timide dagli investitori internazionali e suscettibili di aumentare a dismisura il malcontento sociale nel paese. E’ da settimane che i mercati finanziari si chiedono cosa avverra’ nel dopo-Monti, oppressi dai timori circa un nuovo sfaldamento politico. Il tutto mentre il malessere nel paese e’ enorme, con le misure di austerita’ che si fanno sentire sui portafogli di tutti. E domani il governo e’ atteso a un test sul primario da 11 miliardi di euro di finanziamenti: il Tesoro andra’ in asta con Bot a 12 mesi per 8 miliardi e a tre mesi, per 3 miliardi.
Inoltre hanno pesato in negativo su Piazza Affari:
1. Le banche spagnole potrebbero aver bisogno di altro capitale se l’economia continuerà a contrarsi. L’avvertimento arriva dal governatore della Banca centrale spagnola, Miguel Angel Fernandez Ordonez.
2. L’ allarme lanciato il 9 aprile dal New York Times sulle banche italiane e spagnole, ritenute troppo esposte sui rispettivi debiti sovrani.
Dopo la lunga chiusura dovuta alla festività della Pasqua, la borsa di Milano ha iniziato la nuova settimana di contrattazioni all’insegna delle vendite molto pesanti, aprendo subito con un calo di quasi il 2%, e arrivando a testare un minimo fino a -5%, dopo aver bucato la soglia piscologica dei 14.500 punti. La seduta si conclude in area 14.458,88 punti.
Riguardo agli altri listini, cede il 2% il paniere di riferimento FTSEurofirtst 50, mentre tra le singole piazze europee Francoforte perde intorno all’1,52%, Londra cede l’1,27% e Parigi il 2,15%. Madrid, altra piazza “periferica”, oggi perde il 2,5%. Pur viaggiando in ribasso, i principali indici statunitensi si comportano meglio, nel giorno in cui si apre la stagione delle trimestrali americane.
Altissima tensione sul mercato dei titoli di stato, con lo spread BTP/Bund a dieci anni che supera quota 400 punti base, balzando di oltre il 9% a quota 403,5 punti base. Giovedi’ aveva chiuso a quota 371 punti. Il livello piu’ alto del 2012 e’ stato toccato il 16 febbraio, quando il gap si era attestato in area 410 punti base.
I rendimenti decennali avanzano del 3% al 5,6%. Sell off non solo sui BTP ma anche sui bond spagnoli, con i tassi a dieci anni al 5,931% circa, al massimo dallo scorso 13 dicembre; spread Spagna-Germania in crescita a 418 punti base.
“Il mercato non è per nulla di buon umore: le pressioni potrebbero aumentare in settimana per via delle aste”, dice un dealer, “e i pochi scambi di oggi potrebbero accentuare la volatilità ”.
I bund tedeschi salgono beneficiando della loro natura di beni rifugio; gli acquisti portano i rendimenti a dieci anni dei Bund all’1,70%, vicino dunque al minimo di sempre testato lo scorso 23 settembre all’1,636%. Occhio anche ai tassi dei titoli di stato a due anni tedeschi, che sono invariati allo 0,14%, dopo essere scesi fino allo 0,112%, ovvero al minimo da quando Bloomberg ha iniziato a raccogliere i dati.
“Siamo in presenza di una rinnovata preoccupazione sulla regione dell’euro, visto che il problema dei debiti sovrani non è stato risolto nonostante il sostegno, sotto forma di liquidità , arrivato dalla Bce – commenta in una intervista a Bloomberg Vincent Chaigneau, responsabile globale della strategia sui tassi di interesse presso Société Générale, a Parigi – Il rapporto sull’occupazione Usa poco confortante ha esacerbato l’avversione al rischio. I rendimenti dei bond periferici continueranno probabilmente a salire nel breve termine”. Sulle condizioni in cui versa il mercato del lavoro Usa, da segnalare che il rapporto pubblicato lo scorso venerdì ha messo in evidenza che a marzo i nuovi posti di lavoro sono saliti di 120.000 unità , dopo tre mesi consecutivi in cui il rialzo era stato superiore di 200.000 unità .
Altro fattore che zavorra le piazze finanziarie europee è il dato sulla crescita delle importazioni cinesi, che a marzo è stata inferiore alle stime, alimentando ulteriori timori sulla congiuntura economica globale. Di fatto, se il ritmo degli acquisti da parte della Cina diminuisce, a soffrire sono le esportazioni di altri paesi del mondo.
Da segnalare poi che l’inizio della settimana coincide anche con l’avvio della stagione degli utili relativi al primo trimestre. “Sebbene gli utili non dovrebbero essere proprio deludenti, dubitiamo che essi forniranno un aiuto significativo al mercato”, ha detto JP Morgan.
Tra i titoli dell’indice Ftse Mib, a parte le banche, tartassate dalla lettera, i sell non risparmiano gli industriali e i tecnologici. Stm, che si conferma il titolo peggiore del listino con una perdita superiore al 5%, insieme ad A2A (anch’essa -5%). Da segnalare poi Buzzi Unicem -3,87%, i titoli della galassia Fiat che cedono più del 3%. Si salvano Campari e Diasorin, che cedono solo l’1%.
In ambito valutario, l’euro è praticamente piatto sul dollaro a $1,3115 (+0,07%), cedendo lo 0,54% nei confronti dello yen a JPY 106,29. Rapporto dollaro/yen in flessione dello 0,60% a JPY 81,05.
Per terminare la panoramica sui mercati, riguardo alle commodities, i futures sul petrolio scendono dello 0,49% a 101,96 al barile, dopo che l’Iran ha deciso di tagliare la fornitura di petrolio alla Germania, minacciando di fare lo stesso con Spagna e Italia.
Nel frattempo le quotazioni dell’oro sono ora invariate a $1.643,90 l’oncia. I prezzi del metallo prezioso sono sono saliti fino a $1.654,90 l’oncia, al massimo in una settimana, dopo che il rapporto sull’occupazione degli Stati Uniti ha alimentato le speculazioni secondo cui la Fed potrebbe adottare maggiori misure per sostenere la congiuntura Usa.
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