
Milano – Piazza Affari cosi’ come le altre borse europee hanno dovuto subire ingenti e costanti pressioni per tutta la durata della seduta, con l’indice Ftse Mib che ha testato i minimi da marzo 2009, in un clima di mercato teso per i continui timori sulla Grecia e la possibilita’ di una sua uscita dall’area euro. A pagare dazio sono stati soprattutto i titoli bancari, vittime puntuali di puntate al ribasso, che in molti casi hanno provocato delle sospensioni delle contrattazioni.
I risultati dell’asta spagnola hanno inflitto il colpo del ko ai mercati azionari europei, che testano nuovi minimi. L’euro e’ ridisceso sotto $1,27 prima di tornare a respirare, mentre i rendimenti dei bund tedeschi hanno aggiornato i minimi storici. Attenzione inoltre al balzo dei rendimenti iberici, all’indomani dell’avvertimento del premier Mariano Rajoy, che ha parlato di rischio di accesso ai finanziamenti per Madrid. Ad alimentare l’avversione al rischio sono anche le notizie sulla corsa agli sportelli in Spagna e Grecia, fenomeno che secondo la banca francese Société Générale investirebbe anche l’Italia, nel caso dell’uscita della Grecia dall’euro.
Sul listino Ftse Mib la situazione e’ leggermente migliorata sul finale e il paniere e’ riuscito a riconquistare quota 13.000 chiudendo a ogni modo in ribasso dell’1,46%. Sell pesanti sui titoli bancari, come Intesa SanPaolo, BPM e Banca Popolare di Milano, tutti sospesi per eccesso di ribasso dopo aver perso più del 4%; la stessa “sorte” e’ toccata anche alla travagliata Monte dei Paschi di Siena, sospesa dopo uno scivolone del 7% circa. Prosegue così in generale il calo della capitalizzazione dei mercati azionari globali, che è stato superiore a $3.000 miliardi dall’inizio di maggio.
Tutte negative anche le altre piazze europee, in preda agli smobilizzi. Londra -0,97%, Francoforte -1,09%, Parigi -0,98%. L’indice di riferimento del continente Eurostoxx 50 lascia sul campo l’1,15%.
Sul mercato dei BTP, lo spread Italia-Germania torna a salire e balza dell’1,68% a 479,77 punti base, a fronte di rendimenti decennali in crescita dell’1,39% al 5,91%. Nel frattempo si registra un appiattimento della curva dei rendimenti, con la parte breva messa sotto pressione. I due anni cedono 20 punti base in piu’ rispetto alla scadenza lunga di riferimento. Rendimenti dei titoli spagnoli in rialzo dell’1,18% al 6,36%. I tassi iberici raggiungono ormai livelli che un tempo costrinsero altri paesi dell’Unione a dover ricorrere a aiuti internazionali, non lontani dalla soglia del 7%. Ieri toccata quota 6,5%. I tassi sul decennale del Bund tedesco scendono all’1,42% mentre i due anni si spingono fino ai minimi di 0,051%.
In primo piano anche le vendite sui titoli delle banche spagnole, penalizzate dalle ultime indiscrezioni stampa e dal fatto di avere le pance piene di asset immobiliari tossici. Il quotidiano El Mundo, citando fonti anonime, parla di oltre 1 miliardo di euro prelevati dalle casse di Bankia, l’istituto da poco nazionalizzato parzialmente dal governo di Madrid. I titoli, che hanno ceduto fino a oltre l’11% hanno ridotto le perdite sul finale di seduta dopo che e’ arrivata la smentita dell’istituto, salvato dal governo nei giorni scorsi. Le banche spagnole sono (ancora) esposte sul mattone per 323 miliardi di euro. In Grecia la situazione non va molto meglio. Per inquadrare i dati in un contesto, gli 1,2 miliardi di euro ritirati dalle banche del paese tra lunedi’ e martedi’ sono pari allo 0,75% del totale dei depositi.
La situazione e’ a un bivio, lo stesso premier Monti ha detto che nelle prossime settimane si decidera’ il destino dell’Europa. Si stringono i tempi per trovare una soluzione al nodo greco. Ormai le autorita’ non considerano piu’ un tabu’ l’argomento di un’uscita di Atene dall’area euro, con la Bce che ha interrotto il finanziamento ad alcune banche elleniche che non hanno rispettato gli accordi presi sui piani di ricapitalizzazione.
Tra le rare note ad aprire uno spiraglio positivo, la conferma che da oggi prende il via un processo di valutazione dei prestiti immobiliari del sistema bancario spagnolo. I primi risultati usciranno entro un mese. Si tratta dell’ennesimo tentativo per ristabilire la fiducia nel mercato che desta le maggiori preoccupazioni anche a livello internazionale. Se saranno positivi si potrebbe aprire uno spiraglio.
Dagli inizi di maggio, le preoccupazioni sul destino del paese in piena crisi economica, con un tessuto sociale sfilacciato e un quadro politico sfuocato, si sono tradotte in un calo della capitalizzazione dei mercati azionari globali di più di 3.000 miliardi di dollari, causa la minore domanda per gli asset più rischiosi. L’indice di riferimento dell’azionario europeo, lo Stoxx Europe 600 Index, è in calo -10% dal record testato lo scorso 16 marzo e l’euro ha perso quasi il 4% nell’arco di questo mese, nei confronti del dollaro.
Gli investitori guardano anche al contenuto delle minute dell’ultimo comitato di politica monetaria della Federal Reserve, il Federal Open Market Committee. La relazione riferisce come diversi membri siano disposti a ulteriori misure di quantitative easing. Potrebbero essere necessarie per sostenere l’economia americana, in caso si verifichi un rallentamento o “i rischi diventino sempre più probabili”. Bernanke e soci hanno esortato le banche americane a ridurre l’esposizione all’Europa.
Intanto, sul Ftse Mib, oltre alle pessime performance dei titoli bancari, il listino si tinge un po’ tutto di rosso. Particolarmente pesanti Mediolanum, Generali, MPS (-5,27%), UniCredit (-4,65%), Banco Popolare, Ubi Banca e le Popolari (-3,66% circa per Milano). Fuori dal settore finanziario, si distinguono in negativo Buzzi Unicem (-3,68%) e STM (-5,09%). Tra i pochi segni più, si mettono in evidenza Fiat Industrial +1,94%, Tod’s (+3,22%), Ferragamo (+0,89%), Diasorin (+1,33%) e A2A (+2,55%).
In ambito valutario, l’euro è piatto sul dollaro a $1,2712 (-0,02%). La moneta unica verso lo yen cede lo 0,84% a JPY 101,28, mentre il rapporto dollaro/yen è in flessione -0,81% a JPY 79,67.
Per terminare la panoramica sui mercati, riguardo alle commodities, i futures sul petrolio salgono dello 0,51%, a quota $93,28 al barile, mentre le quotazioni dell’oro a $1.556,30 l’oncia (+1,28%).