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BORSA: CORREGGE O SALE ANCORA?

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(WSI) – Con i prossimi trimestri arriva il primo test importante per il mercato azionario Toro che ha iniziato la sua corsa nella primavera del 2003 tra le cannonate di Baghdad. Gli esperti interpellati da Borsa & Finanza ne sono convinti. C’è di mezzo la tradizionale «stagione delle vendite», che storicamente vede i mesi che vanno da maggio a ottobre come i più fiacchi dell’anno, ma non solo. Gli analisti la vedono così: «Il rialzo dei tassi d’interesse, unito all’impennata del greggio, rischia di frenare il potenziale delle Borse occidentali». Risultato: potrebbe essere l’occasione per portare a casa qualche profitto, sebbene il trend di fondo resti positivo. Insomma, una correzione ma non oltre.

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LA MINACCIA DEI TASSI. In America, il rendimento dei titoli del debito a 10 anni ha rotto al rialzo la soglia del 4,5% e si è spinto velocemente oltre il 5 per cento. L’opinione di consenso prevede un allungo fino al 5,5% dove con buona probabilità assisteremo a una stabilizzazione. «Sì, i saggi d’interesse sono la preoccupazione numero uno – dice Charles Morris, capo delle strategie d’investimento di Hsbc – Quando i tassi salgono, le valutazioni azionarie si fanno meno attraenti e diventano care. E io penso che il costo del denaro non possa che aumentare: il petrolio ha sfondato i 70 dollari; l’oro inanella un record dietro l’altro; qui c’è un messaggio, e neanche troppo nascosto; e il messaggio è che i tassi d’interesse sono decisamente orientati all’insù».

Dello stesso avviso il leggendario speculatore newyorkese Victor Sperandeo: «Per quella che è la mia esperienza, non c’è modo di avere una Borsa esuberante se le materie prime continuano a correre a briglie sciolte. È possibile che Wall Street sperimenti una crescita lentissima, ma non sono sicuro di volermi esporre al rischio di un suo capitombolo. Inoltre gli investitori esteri devono pure badare al cambio: misurata in euro, la piazza statunitense sembra inchiodata al palo. Se addirittura la misuriamo in once d’oro, allora sta franando settimana dopo settimana». La tesi di Sperandeo è condivisa pure da Alessandro Fugnoli di Abaxbank, il quale prospetta per Wall Street «un lentissimo rialzo».

Migliori sembrano le opportunità in Asia e in Europa. «L’Asia è il motore dello sviluppo – spiega Charles Morris di Hsbc – In questo momento mi piace la Borsa di Shanghai per il fatto che è rimasta arretrata rispetto alle altre e si trova nel momento propulsivo della spinta iniziale. La Corea, l’India e il Giappone conservano il loro appeal nonostante i guadagni da capogiro del 2005, ma chiaramente sono vulnerabili a una correzione in ogni momento». Per Morris ci sono comunque chance anche nel Vecchio Continente: «In Europa trovo di grande interesse il settore industriale e quello dell’ingegneria, per intenderci società come la tedesca Mann. Mi piacciono perché sono in grado di beneficiare dell’apertura dell’Asia e, per di più, hanno ancora valutazioni contenute e tassi di espansione a due cifre».

COSA DICE L’ANALISI TECNICA. Tornando sul fronte americano, può valere la pena di passare in rassegna il punto di vista dei graficisti: secondo il famoso analista tecnico John Bollinger, inventore di alcuni indicatori comunemente usati dagli esperti di mercato, i titoli del debito sono l’asset finanziario a maggiore rischio. E siccome i risparmiatori devono pur tenere i loro risparmi da qualche parte, Bollinger afferma che «se la scelta è fra obbligazioni e azioni, i pronostici sono meno foschi per le azioni. I settori dell’energia, delle risorse di base e degli industriali dovrebbero formare il nerbo dei portafogli».

Insomma, secondo Bollinger né le azioni né le obbligazioni vantano a questo punto un grande valore intrinseco, ma dovendosi buttare in una direzione, allora meglio le azioni. Più negativo Bill Sharp, presidente dell’associazione internazionale degli analisti tecnici: «Wall Street è salita per oltre tre anni senza soluzione di continuità. La mia esperienza nello studio dei cicli mi porta a pensare che nel 2006 potremmo assistere a una correzione di una qualche entità significativa. Il crollo dei titoli del debito e il balzo del petrolio rafforzano la mia convinzione». Infine ci aiuta a fissare una soglia di allarme e di vigilanza Jeffrey deGraaf, responsabile per l’analisi tecnica alla Lehman Brothers: deGraaf traccia una linea di demarcazione sul grafico dell’S&P500 all’altezza dei 1.250 punti, cioè in coincidenza con i minimi del 2006. «Fino a che le quotazioni si mantengono al di sopra di quel paletto non c’è niente di cui doversi preoccupare. Al di sotto, forse qualche presa di beneficio può avere senso. Infatti una rottura al ribasso potrebbe innescare un’ondata di vendite cautelative». L’esperto della Lehman Brothers concorda con molti suoi colleghi sul fatto che le obbligazioni governative portano con sé pericoli maggiori di quelli insiti nel mercato azionario. Anzi, si spinge ad affermare che «vendere allo scoperto i titoli federali è una delle operazioni con il miglior rapporto rischio-rendimento».

MAGGIO DI VENDITE. Poiché diversi fra i protagonisti interpellati da BB&F hanno fatto riferimento all’andamento tendenzialmente negativo che le Borse occidentali conoscono da maggio a ottobre, può far comodo ripassare i numeri: negli ultimi 20 anni, il mercato azionario europeo ha perso in media il 2% nel periodo che corre appunto fra maggio e ottobre. Questa cifra negativa sta agli antipodi con la performance brillante degli altri sei mesi, quelli cioè da novembre a maggio: qui il guadagno medio si è attestato al 9% per semestre. I mesi in assoluto peggiori sono agosto e settembre in Europa e settembre e ottobre in America. Luglio generalmente rappresenta una sorta di boccata d’ossigeno prima della caduta di fine estate.

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