* Fabrizio Tedeschi e´ editorialista di Panorama Economy. Consulente di grandi banche e gruppi finanziari, per otto anni e´ stato responsabile della Divisione Intermediari della Consob a Milano.
(WSI) – Per i parametri del nostro sistema è veramente uno sproposito, ma dà la
misura dell’abisso che esiste tra noi e un mercato efficiente, tra chi
va al nocciolo del problema e chi si perde in dotte e dannose
disquisizioni di politica del diritto.
Il signor Richard Strong è fondatore e patron di una società di fondi americana che porta
il suo nome, Strong Capital Management. Ha un brutto vizio per quel
sistema: si dedica con intensità al market timing. Pratica illecita in
quel Paese, che incomincia ad avere qualche cultore anche nel nostro,
benché finora non siano stati denunciati o sanzionati casi del genere.
Il market timing consiste nel comprare e vendere quote di fondi con una
certa intensità conoscendone i valori prima che siano resi pubblici.
Questa pratica consente guadagni immensi, ma danneggia in misura
altrettanto rilevante sia gli altri sottoscrittori, penalizzati dalla
diluizione del valore delle loro quote e dai costi di queste operazioni
a carico dei prodotti, sia il gestore, impossibilitato a programmare una
strategia d’investimento che si basi su patrimoni relativamente stabili
nel tempo.
Strong è stato colto in flagrante violazione delle norme dal
proprio controllo interno che lo ha richiamato, ottenendo l’impegno a
comportarsi meglio in futuro. Ma così non è stato e Strong ha continuato
ad arricchirsi illecitamente ai danni della propria clientela. La Sec,
cioè la Consob americana, è intervenuta, ha svolto la propria inchiesta
che si è conclusa con un patteggiamento di dimensioni rilevanti: Strong
e la sua società hanno accettato di pagare $140 milioni, metà
a titolo di sanzione civile e metà a titolo di restituzione del
maltolto.
Nomi, cognomi, importi e descrizione dei fatti sono visibili
sul sito Sec a severo monito di altri membri della comunità. Strong, un
suo complice e il controllore interno sono stati banditi a vita
dall’industria dei fondi. Una bella lezione. Perché il problema non è
inasprire i controlli, ma le pene. E applicarle.
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