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(WSI) – Primo: c’è uno slittamento complessivo delle istituzioni al di sotto della soglia di tollerabilità. Secondo: quando il cattivo esempio viene dall’alto rischia di essere trascinante e contagioso. Terzo: sui principi non bisogna cedere, per evitare la tentazione presente in ciascuno di noi di far prevalere l’utile personale. Quarto: nelle degenerazioni di oggi ci sono molte analogie con Tangentopoli, anche se i casi sono più sofisticati e complessi. Quinto: c’è una supplenza della magistratura che interviene quando le norme sono incerte o vengono violate.
Francesco Saverio Borrelli vede salire anche lui un’onda sporca che porta fango sulle istituzioni: basta e avanza per parlare di questione morale, come ha fatto Arturo Parisi nell’intervista al Corriere , di intrecci finanziari «oscuri e insidiosi», di comportamenti equivoci da parte di chi dovrebbe dare segnali di correttezza e imparzialità. Ma rilancia anche il ruolo della magistratura che «forse si è interessata troppo poco di certi aspetti della vita pubblica per pigrizia o connivenze, o ancora per quella tacita esortazione alla categoria a tenersi lontano dalla politica» e che ora torna protagonista. «L’attività della magistratura è sempre una supplenza. Ma a molti fa comodo dire che la magistratura dovrebbe astenersi dall’intervenire solo perché in certe vicende ci sono coinvolti i professionisti della politica…».
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Borrelli nella vicenda Bankitalia non ha bisogno di vedere le carte dell’inchiesta per parlare di incompatibilità per il governatore Fazio. «Solo il suo comportamento basterebbe per chiedere la revoca immediata. Certi vertici istituzionali hanno il dovere della trasparenza, della specchiatezza e dell’eleganza nella condotta». L’intreccio fra cordate finanziarie, arricchimenti facili e paradisi fiscali avvicina l’Italia 2005 a quella di Mani Pulite secondo l’ex capo del pool della Procura di Milano, con una differenza: «Allora era più facile capire, si trattava di finanziamenti ai partiti e ai privati, di corruzione che alimentava i bilanci dei partiti e le tasche di qualche politico. Oggi l’illecito è in campi specifici, come fa il cittadino comune a capire che cos’è un’Opa ostile o amichevole. Il rischio è lo scetticismo, il distacco, la rassegnazione. E l’emulazione verso il basso, già verificata con Tangentopoli».
Servirebbe un sussulto della politica, per dare un esempio di giustizia ed equità, senza favori alle élites o leggi che favoriscono interessi personali, dice Borrelli. Che non si scandalizza se un imprenditore come De Benedetti trova nel «nemico» Berlusconi un alleato in un fondo per lo sviluppo. «Non è collusione, questa, è cooperazione. Conta più la finalità, dell’adesione di qualcuno che ha una visione politica opposta». Resistere, resistere, resistere, aveva detto Borrelli tre anni fa. «Non era un messaggio moralistico , ma un invito contro la deriva delle regole». Vale ancora oggi.
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