Società

Bond americani: una delle poche bolle destinata a non scoppiare

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Anna Alemani e’ analista finanziario a New York.

(WSI) – E’ difficile sostenere che il livello attuale dei prezzi delle obbligazioni di stato statunitensi rappresenti una bolla come lo sono state nel passato le bolle speculative del tech stocks alla fine degli anni novanta o le successive bolle del credito e del mercato immobiliare. Primo, perche’ una bolla speculativa e’, per definizione, generata da una valutazione dell’asset di riferimento talmente esasperata da non poter essere giustificata dai tradizionali fattori determinanti del prezzo. Secondo, perche’ per definizione una bolla e’ insostenibile, destinata allo scoppio (“bubble burst”), cioe’ alla convergenza repentina della valutazione dell’asset verso valori piu’ ragionevoli.

E’ vero che l’attuale livello di prezzi degli US Treasury bonds implica una valutazione che pare eccessiva considerato il livello storicamente basso dei tassi d’interesse (2.37% il bond a 10 anni). Ed e’ anche vero che da un punto di vista statistico la divergenza tra tassi e mercato azionario (tipicamente fortemente correlati) lascerebbe intuire un futuro reversal della situazione attuale, con un rapido aumento dei tassi che porterebbe a un immediato sgonfiamento della bolla.

Tuttavia, i buoni del tesoro sono il termometro dello stato dell’economia e l’attuale livello di prezzi potrebbe essere in teoria giustificato dall’attuale contesto macroeconomico americano. Oggi infatti negli Stati Uniti sono di particolare preoccupazione non solo la crescita e la disoccupazione (a 9.6% in agosto 2010, paragonata ad una media del 5.7% degli ultimi 60 anni), ma anche il livello record del debito pubblico (il deficit nel 2009 e’ di $1.42 trilioni, un aumento di $960 miliardi rispetto al 2008) generato dalle misure per contenere il credit crunch e dalle nuove iniziative dell’amministrazione Obama – in particolare la riforma del sistema sanitario nazionale.

Il problema principale di un debito pubblico record e’ che rende impraticabile in questo momento lo strumento primo per stimolare l’economia, la spesa pubblica (il cui budget per il 2010 ha raggiunto i $3.55 trillioni) . Inoltre, dato che il livello dei tassi d’interesse e’ gia’ ai minimi, alla FED non rimane altra strada che una mossa di Quantitative Easing (stampare moneta per acquistare diversi asset dalle banche, tra cui sicuramente bonds, e quindi stimolarne le attivita’ di finanziamento grazie alla rinnovata solidita’ di bilancio).

Consideriamo ora diversi scenari di sviluppo per i prossimi mesi. Se s’ipotizza che la ripresa economica sia forte abbastanza da non richiedere nessun intervento da parte della FED, il mercato azionario potrebbe continuare la sua corsa e il mercato dei bond sarebbe necessariamente destinato a scendere a causa delle pressioni inflazionistiche della crescita. Tuttavia, e’ improbabile che cio’ accada in modo repentino e anzi il cambiamento avverrebbe in modo molto lento, scongiurando quindi l’eventualita’ di un bubble burst.

Allo stesso tempo, una ripresa piu’ lenta (o una non-crescita, simile a quanto avvenuto in Giappone negli ultimi 20 anni) non e’ uno scenario verosimile se si considera il contesto politico: se le midterm elections di Novembre dovessero confermare le previsioni, la debacle democratica spingerebbe l’amministrazione Obama ad agire per cambiare rapidamente le cose, in particolare concentrandosi sul tasso di disoccupazione.

A quel punto, l’unica arma in possesso della FED rimarrebbe il Quantitative Easing che produrrebbe nel breve un rally contemporaneo del mercato azionario e dei bond, alimentando la divergenza tra tassi ed equities e non contribuendo di certo ad uno sgonfiamento della presunta bolla dei bonds. E’ vero che un eccesso di QE potrebbe generare spinte inflazionistiche eccessive che eventualmente porterebbero un innalzamento dei tassi, ma questo sarebbe un fenomeno successivo ovvero la bolla sarebbe proprio generata da un eccessivo QE anziche’ esserne sgonfiata.

In conclusione, se proprio di bolla si vuol parlare, si puo’ dire che quella sugli US treasury e’ una “sticky bubble”, cioe’ una bolla che potrebbe essere sostenibile ancora nel breve per poi sgonfiarsi lentamente. Infatti, indipendentemente dallo scenario macroeconomico futuro, uno scoppio della bolla sui bond e quindi l’innalzamento repentino dei tassi e’ una eventualita’ improbabile. L’unico vero scenario nel quale cio’ si manifesterebbe e’ quello di una ripresa economica rapida del settore privato americano. Scenario non impossibile, ma meno credibile.