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‘BOCCIO BUSH PERCHE’ HA TAGLIATO LE MIE TASSE’

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(WSI) – Pubblichiamo il testo integrale dell’ intervento del 42esimo Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton alla Convention Democratica di Boston.

Questa sera vi parlo da cittadino, avendo ripreso il ruolo di soldato semplice che ho avuto per gran parte della mia vita nella lotta per il nostro futuro, in occasione della nomina di un vero patriota del New England a candidato presidenziale. Lo stesso stato che ci ha dato John Adams e John Kennedy, ci dà ora John Kerry, un uomo onesto, grande senatore e leader ispirato.

Continuano a dirci che l’America è profondamente divisa. Ma tutti gli americani hanno a cuore libertà, fede e famiglia. E tutti noi onoriamo il lavoro ed i sacrifici degli uomini e delle donne delle nostre forze militari impegnati in Iraq, Afghanistan e nel resto del mondo.

Tutti desideriamo validi posti di lavoro, buone scuole, assistenza sanitaria, strade sicure, un ambiente pulito. Vogliamo tutti che i nostri figli crescano in un’America sicura che guidi il mondo verso un futuro di pace. La differenza sta nel modo in cui intendiamo raggiungere questi obiettivi, in tempi di grandi cambiamenti. Per questo, noi Democratici presenteremo al popolo americano una campagna concreta, incentrata non sulla questione di chi abbia torto o ragione, ma sul modo migliore di creare quel mondo sicuro e prospero che i nostri figli meritano.

Il XXI secolo è segnato da gravi minacce alla sicurezza, impegnative sfide economiche e seri problemi come il riscaldamento globale e l’epidemia di Aids. Ma è anche portatore di grandissime opportunità, come la creazione di milioni di posti di lavoro ben remunerati nel settore delle energie pulite, e della biotecnologia; ristabilire la base produttiva e godere dei vantaggi dell’economia globale sfruttando la nostra diversità e grazie al nostro impegno a mantenere ovunque giuste condizioni di lavoro e standard ambientali; creare un mondo in cui possiamo celebrare le nostre differenze religiose e razziali, perché l’essere umani, che ci accomuna, è ancor più importante.

Per costruire un mondo così dobbiamo fare le scelte giuste; e abbiamo bisogno di un presidente che indichi la strada. Democratici e Repubblicani hanno convinzioni diverse e legittime riguardo alle scelte necessarie, legate alla fondamentale differenza di vedute su come affrontare le nostre comuni questioni interne e su quale debba essere il nostro ruolo nel mondo. I Democratici intendono costruire un’America fondata sulla condivisione delle responsabilità e delle opportunità ed una maggiore collaborazione a livello globale, che agisca da sola soltanto quando costretta. Crediamo che il governo abbia il dovere di fornire ai cittadini i mezzi e le condizioni per esprimere al meglio le proprie potenzialità. I Repubblicani credono invece in un’America guidata dalla gente giusta, dai loro, e in un mondo in cui l’America agisca in modo unilaterale ogni volta che può, e collabori solo se obbligata a farlo.

Credono che sia compito del governo concentrare ricchezza e potere nelle mani di quelli che abbracciano le loro idee politiche, economiche e sociali, lasciando i comuni cittadini a sbrigarsela da soli su questioni come l’assistenza medica e pensioni sicure. Dato che la maggior parte degli americani non è così radicale, i Repubblicani sono costretti ad accusare i Democratici d’essere inaccettabili, deboli e privi di valori. In altre parole, hanno bisogno di un’America divisa. Ma gli americani invece vogliono essere uniti. Dopo l’11 settembre, volevamo tutti essere una nazione unita, salda nel combattere il terrorismo. Il presidente aveva davvero l’opportunità di riunirci nel nome del suo conservatorismo compassionevole e di unire il mondo nella comune causa contro il terrore.

Invece, lui e i suoi alleati al Congresso hanno fatto una scelta molto diversa: hanno usato quel momento di unità per spingere l’America troppo verso la destra allontanandola dai suoi alleati, non solo attaccando l’Iraq prima che le ispezioni sugli armamenti fossero giunte al termine, ma anche rescindendo il sostegno americano al trattato sui cambiamenti climatici, il Tribunale internazionale per i criminali di guerra, il trattato Abm e persino il trattato sull’interdizione completa degli esperimenti nucleari.

Ora stanno sviluppando due nuove armi nucleari che dicono potremmo usare in modo preventivo. Anche sul fronte interno, il presidente ed il Congresso repubblicano hanno fatto scelte altrettanto infauste. Per la prima volta nella storia, in un’America sul punto di entrare in guerra si sono fatti due tagli cospicui alle tasse, e quasi metà di quei tagli sono andati a beneficio dell’1% più ricco della popolazione. Oggi, per la prima volta nella mia vita, faccio parte di quella fascia di persone.

Quando ero in carica, i Repubblicani furono piuttosto duri con me. Ma da quando ho lasciato l’incarico e ho fatto i soldi, sono entrato a far parte di quello che loro considerano il gruppo più importante del mondo. Dapprima pensavo di scrivergli un biglietto di ringraziamento – poi ho capito che il conto lo avreste pagato voi.
Hanno difeso i tagli alle mie tasse e così facendo: hanno bloccato i finanziamenti promessi alla legge per gli aiuti a tutti i bambini (Leave No Child Behind Act), abbandonando a se stessi 2 milioni di bambini; hanno tagliato i programmi di specializzazione per 140.000 lavoratori disoccupati;
hanno tagliato l’assistenza per l’infanzia a 100.000 famiglie;
hanno tagliato i programmi scolastici di 300.000 bambini disagiati;
hanno aumentato le spese mediche dirette per i veterani.
Hanno attenuato o interrotto importanti iniziative ambientali a contro l’inquinamento atmosferico e la difesa del nostro patrimonio forestale.

Per fare questo si sono dovuti sacrificare tutti tranne gli americani più ricchi, a cui l’unico sforzo richiesto è stato quello di aprire le lettere che c’informavano dei tagli alle nostre tasse. Se condividete queste scelte non dovete far altro che votarli di nuovo alla Casa Bianca e al Congresso. In caso contrario, considerate John Kerry, John Edwards e i Democratici.

Nel bilancio per quest’anno, la Casa Bianca intende tagliare i finanziamenti per 88.000 poliziotti, tra cui oltre 700 delle forze di polizia di New York che rischiarano la propria vita l’11 settembre. Nonostante l’aumento dei casi di violenza da parte delle gang e la necessità di snidare i terroristi che si nascondo tra noi, il Congresso e il presidente si apprestano a lasciar scadere il vecchio divieto decennale sulle armi d’assalto. La nostra politica aveva l’obiettivo di aumentare il numero di poliziotti in servizio e vietare la circolazione delle armi d’assalto. Il risultato furono otto anni con meno criminalità e meno violenza. La loro politica è diversa, loro mirano ridurre il numero di poliziotti in servizio e ad aumentare la circolazione delle armi d’assalto. Se siete d’accordo con le loro scelte, dovete solo votarli. Altrimenti, unitevi a John Kerry, John Edwards e ai Democratici nel rendere l’America più sicura, capace e forte.

Per quanto riguarda la sicurezza del territorio nazionale, i Democratici hanno tentato di raddoppiare il numero di container, nei porti e negli aeroporti, sottoposti a controlli per le armi di distruzione di massa. Il miliardo di dollari necessario per l’operazione sarebbe stato recuperato riducendo di 5.000 dollari ognuno i tagli alle tasse di 200.000 milionari. Quasi tutti e 200.000 di noi sarebbero stati ben felici di contribuire 5.000 dollari per rendere più sicura la vita di 300 milioni di americani – ma il progetto è fallito perché la Casa Bianca e la maggioranza Repubblicana hanno deciso che era più importante tagliarmi le tasse. Se siete d’accordo con questa decisione, rieleggeteli. Se non lo siete, allora date a John Kerry e a John Edwards una chance.

Queste scelte politiche hanno fatto sì che il previsto attivo di 5.800 miliardi di dollari da noi lasciato – abbastanza da coprire le pensioni dei «baby boomers» – sia stato trasformato in una previsione di disavanzo di 5.000 miliardi di dollari, con un deficit di oltre 400 miliardi di dollari per quest’anno e quelli futuri. Come intendono finanziarlo? Innanzitutto prelevando il surplus nei versamenti previdenziali e girando gli assegni dei lavoratori a mio favore per coprire i tagli alle mie tasse. Ma non basta. Il resto se lo faranno prestare da altri governi, soprattutto quelli di Cina e Giappone. Certo, sono nostri concorrenti nel mercato del lavoro ma come possiamo pensare di brandire le nostre normative commerciali contro i nostri stessi banchieri? Se ritenete che sia giusto pagare i tagli alle mie tasse con i contributi previdenziali della gente che lavora, e con soldi prestati dalla Cina, votate per loro. Altrimenti, John Kerry è il vostro uomo.

Come americani dobbiamo scegliere un presidente tra due uomini forti, che amano entrambi il nostro paese, ma che vedono il mondo in maniera assai diversa: i Democratici preferiscono condividere responsabilità e opportunità, e vogliono più collaborazione a livello globale. I Repubblicani preferiscono la concentrazione di ricchezza e potere, lasciando la gente comune a sbrigarsela da sola, e un maggior unilateralismo. Sono convinto che siamo noi ad avere ragione, per due motivi: primo, perché l’America funziona meglio quando tutti hanno la possibilità di realizzare i propri desideri; secondo, viviamo in un mondo interdipendente, in cui non possiamo uccidere, imprigionare o occupare tutti i nostri possibili avversari, quindi dobbiamo combattere il terrorismo e cercare di costruire un mondo con più partner e meno terroristi. Abbiamo fatto a modo loro per dodici anni, a modo nostro per otto, e poi ancora a modo loro per altri quattro anni.

Ma l’unica verifica che conta, se la gente stava meglio prima o dopo il nostro operato, dimostra che il nostro modo di fare le cose funziona meglio – ha prodotto più di 22 milioni di posti di lavoro qualificati, un aumento dei redditi, e un numero 100 volte maggiore di cittadini passati dalla fascia povera a quella media. Ha prodotto più assistenza sanitaria, il più cospicuo aumento di aiuti ai college negli ultimi 50 anni, un record nel numero di possessori di case, un ambiente più pulito, un attivo di tre bilanci consecutivi, forze armate più moderne, energici interventi contro il terrorismo e un’America rispettata come leader mondiale di pace, sicurezza e prosperità.

Cosa ancor più importante, abbiamo dei fantastici nuovi paladini in John Kerry e John Edwards. Due brav’uomini con due straordinarie mogli – Teresa, una donna generosa e saggia che comprende il mondo a cui cerchiamo di dar forma. Ed Elizabeth, avvocato e madre che comprende le vite che stiamo cercando di migliorare. Ecco cosa so di John Kerry. Durante la guerra del Vietnam, molti giovani uomini – compreso l’attuale presidente, il vice-presidente e me – avrebbero potuto andare in Vietnam, ma non lo fecero. John Kerry proveniva da un ambiente privilegiato e anch’egli avrebbe potuto evitare di andarci. Invece disse, mandate me.

Quando inviarono quei battelli veloci (corvette?) a risalire il fiume in Vietnam, dicendo loro che il loro compito era attirare il fuoco nemico – mostrando la bandiera americana e attirando il nemico a combattere allo scoperto – John Kerry disse, mandate me. Quando fu tempo di curare le ferite della guerra e di normalizzare le relazioni col Vietnam – e di pretendere il conteggio dei prigionieri di guerra e dei dispersi che avevamo perduto laggiù – John Kerry disse, mandate me.

Quando abbiamo avuto bisogno di qualcuno che sostenesse la causa degli adolescenti dei sobborghi che lottavano per evitare una vita legata al crimine, o che portasse i benefici dell’alta tecnologia ai comuni cittadini americani, o che ripulisse l’ambiente in modo da creare posti di lavoro, o che offrisse migliori opportunità alle piccole imprese, John Kerry ha detto, mandate me.

Stasera, amici miei, vi chiedo di unirvi a me per i prossimi 100 giorni nel diffondere la storia di John Kerry e nel promuovere i suoi progetti. Che ogni persona in questa sala e in tutta l’America dica a lui ciò che lui ha sempre detto all’America: mandate me. Il coraggio di cui sono stati testimoni gli uomini che hanno combattuto al suo fianco, io l’ho visto anche nell’arena politica. Quando ero presidente, John Kerry ha dimostrato coraggio e convinzione nel combattere il crimine, nella riforma dello stato sociale, nel portare a pareggio un budget in un periodo in cui quelle priorità non erano precisamente il modo in cui si poteva vincere una gara di popolarità nel nostro partito.

Ha preso posizioni difficili su problemi difficili. John Kerry sa chi è e dove sta andando. Ha l’esperienza, il carattere, le idee e i valori per essere un grande presidente. In un’epoca di cambiamenti ha altre due importanti qualità: la sua insaziabile curiosità di comprendere le forze che danno forma alla nostra vita, e la volontà di ascoltare anche i punti di vista di coloro che non sono d’accordo con lui. Quindi le sue scelte saranno piene sia di convinzione che di buon senso.

Lo ha dimostrato scegliendo uno straordinario vice-presidente come John Edwards. Tutti parlano dell’energia, dell’intelligenza e del carisma di John Edwards. La cosa importante è come egli ha usato le sue capacità per migliorare la vita di persone che – come John stesso – hanno dovuto lavorare sodo per ciò che hanno. È sempre stato il paladino della causa di persone troppo spesso escluse o lasciate indietro. Ed è quello che farà come nostro vice-presidente.

I loro avversari vi diranno di temere John Kerry e John Edwards, perché non si opporranno al terrorismo – non credete loro. La forza e la saggezza non sono valori in conflitto tra loro – vanno mano nella mano. John Kerry ha entrambi. La sua priorità principale sarà quella di tenere al sicuro l’America. Ricordate le scritture: «Non abbiate timore».

John Kerry e John Edwards hanno buone idee:
per far funzionare di nuovo l’economia per la classe media americana;
per reinstaurare la responsabilità fiscale;
per salvare la sanità pubblica; per rendere più economiche le cure mediche e le università più accessibili;
per liberarci dalla dipendenza del petrolio d’importazione e creare nuovi posti di lavoro con l’energia pulita;
per unire il mondo fino a vincere la guerra contro il terrorismo e per avere più amici e meno terroristi.

Ad ogni svolta nella nostra storia, noi, il popolo, abbiamo scelto l’unità anziché la divisione, tenendo fede all’appello dei nostri fondatori per l’eterna missione dell’America: perfezionare l’unità, estendere le opportunità, allargare la portata della libertà, e rafforzare i vincoli delle comunità.

È accaduto perché abbiamo fatto le scelte giuste. Nei primi giorni della repubblica, l’America era a un bivio come lo è oggi, profondamente divisa sul costruire o meno una vera nazione con un’economia nazionale, e un sistema legale nazionale. Abbiamo scelto di perfezionare l’unità.
Durante la guerra civile, l’America era a un bivio, divisa sul salvare o meno l’unione e mettere fine allo schiavismo – abbiamo scelto di perfezionare l’unità. Negli anni ’60, l’America era a un bivio, di nuovo divisa sui diritti civili e i diritti delle donne. Di nuovo, abbiamo scelto di perfezionare l’unità. Come ho detto nel 1992, siamo tutti sulla stessa barca; abbiamo il dovere di lavorare sodo e di aiutare i nostri concittadini, sia a combattere il terrorismo che a costruire un mondo con più cooperazione e meno terrore. Ora, di nuovo, è tempo di decidere.

E dato che siamo tutti sulla stessa barca, scegliamo come capitano della nostra nave un uomo buono e coraggioso che sappia condurre un vascello dalle acque turbolente in cui si trova ai mari calmi e ai cieli limpidi della nostra unione ancor più perfetta. Conosciamo la nostra missione. Uniamoci tutti e con una sola voce chiara e forte, diciamo: mandate John Kerry.

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