“SHORT SPIRIT”: GREENSPAN VINCERA’ LA GUERRA PSICOLOGICA ?
Le borse mondiali tirano il fiato in attesa dell’imminente manovra di Alan Greenspan dopo la sesta settimana consecutiva in discesa libera. Il buon senso e l’incredibile livello di volatilità implicita non consentono l’apertura di posizioni forti pre-FOMC se non in ottica estremamente aggressiva.
Mentre tutta la comunità finanziaria si interroga sull’entità del prossimo taglio dei federal funds, i grandi hedge-funds internazionali, attivi protagonisti del ritracciamento violento del Nasdaq, hanno chiuso gran parte delle proprie posizioni short alla vigilia dell’appuntamento venerdì scorso con le “tre streghe” (la scadenza simultanea di futures e opzioni su indici e titoli) alleggerendo considerevolmente la pressione delle vendite a Wall Street.
L’uscita di scena della principale leva ribassista del mercato è da considerarsi tuttavia un fenomeno temporaneo, in quanto i drivers speculativi aspettano solo l’accennarsi delle nuove linee di politica monetaria che la Fed delineerà.
La situazione di forte ipervenduto del mercato “tenta” le residue riserve di liquidità ma non deve trarre in inganno le scelte degli investitori alla ricerca ansiosa dei minimi poiché il fondo è ancora lontano.
Un crollo generalizzato nell’ordine del 60% dai massimi non giustifica infatti l’istintiva tendenza ad accumulare sui ribassi progressivi perché l’”esuberanza irrazionale” è la stessa che gonfiò la bolla speculativa del marzo 2000, solo che questa volta si esprime con la violenza delle vendite anziché degli acquisti.
Al di là delle decisioni di Greenspan, quindi, la vera minaccia ad una stabile ripresa dei mercati azionari sembra provenire più dal perdurare del sentiment negativo degli investitori, istituzionali e non.
Perfetto termometro di questo clima è il numero di rinvii delle Ipo statunitensi, ben 67 dal gennaio 2001. Finché l’umore continuerà a mantenersi esattamente speculare a quello che caratterizzò la bolla speculativa risulterà vincente una strategia attendista o quanto meno ribassista.
Si potrebbe anche essere tentati di impostare un piano di accumulazione graduale sugli attuali livelli ma ciò perderebbe valore nel breve periodo, in quanto eccessivamente penalizzante in termini di rischio di ulteriori downside e di rinuncia a un premio di liquidità estremamente competitivo in fasi orso come questa.
Anche un’approccio maggiormente speculativo, soprattutto mediante opzioni a scadenza ravvicinata, risulterebbe tardivo e controproducente per via dell’elevato costo in termini di volatilità implicita.
E’ chiaro che il quadro tecnico espone il comparto high-tech a rimbalzi impulsivi, ma la ricerca di una base su cui impostare una sana fase di accumulo richiede ancora tempo: the trend is your friend!
*Giovanni Pedone e’ un analista di Banca Nazionale del Lavoro.