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BLUE CHIP USA: LE CASSE PIENE DI CASH. E LO METTERANNO SUL PIATTO

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Ora che la possibilita’ di un crollo dei mercati sembra essere divenuta piu’ remota (ma una scuola di pensiero opposta ancora resiste salda), gli investitori istituzionali stanno cercando di valutare quali delle maggiori societa’ americane quotate a Wall Street inizieranno ad utilizzare i miliardi di dollari che hanno a disposizione in cassa per acquisizioni strategiche e maxi-fusioni.

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Nei calcoli dei bilanci di tutte le blue chip Usa che vedremo, non sono stati presi in considerazione gli obblighi sul fronte del debito sia nel breve periodo che non. Si tratta di un calcolo basato solamente sui contanti e sugli investimenti a lungo termine.

Siccome si parla delle maggiori societa’ al mondo, con quello che dovrebbe essere un bilancio credibile in tutti i casi, viste le rigide regole del New York Stock Exchange, sono comprese anche le cifre che uniscono i crediti da riscuotere e le scorte, in modo che si possa stabilire effettivamente quali aziende potrebbero servirsi di risorse di capitale addizionali.

Tali cifre non tengono invece conto delle linee di credito inutilizzate e dei prodotti venduti (fatturato) che potrebbero portare nelle casse ulteriori miliardi di dollari. Considerato il metodo di calcolo sopra citato, i numeri potrebbero discostarsi leggermente da quelli forniti dalle stesse aziende per quanto riguarda le disponibilita’ di contanti ed equivalenti.

La domanda successiva da porsi e’: tutti questi soldi a disposizione si potranno effettivamente tradurre immediatamente in operazioni di M&A? Difficile. Vanno ad esempio tenuti in considerazione i dividendi. Gran parte del denaro potrebbe essere dunque utilizzato per acquisti e fusioni solo in determinate circostanze.

Per questo motivo non fanno parte della lista le societa’ che sono perennemente o anche solo temporaneamente fuori dai giochi di M&A. Delle quattordici “extra” large-cap (ovvero con una capitalizzazione superiore ai $100 miliardi) sorprende tuttavia la grande disponibilita’ di liquidita’ su cui possono contare, senza nemmeno considerare gli effetti complessivi positivi delle linee di credito, dei crediti da riscuotere e delle scorte. Il totale ammonta ad una cifra sorprendente di $335 miliardi, un numero che sarebbe di gran lunga superiore se tenesse conto anche delle societa’ che invece rappresentano delle eccezioni.

Tra le aziende che possono puntare ad espandersi figurano Exxon Mobil (XOM), Microsoft (MSFT), Johnson & Johnson (JNJ), Procter & Gamble (PG), Berkshire Hathaway (BRK-A), International Business Machines (IBM), AT&T (T), Apple (AAPL), Google (GOOG), Chevron (CVX), Cisco Systems (CSCO), Intel (INTC) e Oracle (ORCL). Anche dopo il rally poderoso visto di recente, con $335 miliardi si puo’ senza dubbio fare molta strada.

Exxon Mobil ha una capitalizzazione di mercato di $329 miliardi e sta spendendo circa $8 miliardi l’anno in dividendi. Puo’ contare su utili abbastanza alti da coprire la cedola. I profitti dovrebbero infatti attestarsi a $3.94 per azione nel 2009 e il suo dividendo annuale e’ di $1.68 per titolo. A meno di un’acquisizione diversificata, l’idea e’ che Exxon e’ cosi’ grande che se fara’ un’acquisizione questa avverra’ fuori dai confini statunitensi. Forse potrebbe decidere di lanciare una sfida alle ambizioni di crescita della Cina.

Microsoft ha una capitalizzazione di mercato di $213 miliardi e puo’ contare su una liquidita’ di $36 miliardi. Nonostante le preoccupazioni in materia di antitrust, l’esempio dell’accordo nella ricerca con Yahoo! dimostra che sinora l’azienda non ha avuto problemi di questo tipo. I target piu’ sensati potrebbero essere nel settore dei software, dei media, della ricerca, della pubblicita’ online e della comunicazione, sempre che tutto il denaro a disposizione non finisca in operazioni di buyback o nel versamento di altri dividendi elevati.

Johnson & Johnson ha una lunga storia di acquisti alle spalle. La sua capitalizzazione di mercato di $165 miliardi si confronta con quella di circa $15 miliardi di liquidita’ pura. In questo caso i settori dove l’operazione di takeover potrebbero essere i prodotti al consumo e l’assistenza sanitaria.

Procter & Gamble puo’ invece contare su una capitalizzazione di mercato di $153 miliardi, ma vista la liquidita’ relativamente bassa, appena sotto i $5 miliardi e’ difficile che l’acquisto avvenga in cash. Va tuttavia segnalato che l’accordo annunciato ultimamente per la vendita della sua divisione di farmaci portera’ nelle casse altri $3 miliardi e nuovi contanti.

Berkshire Hathaway: nonostante una capitalizzazione di mercato da $153 miliardi non si puo’ parlare di tanto denaro a disposizione. E’ risaputo che Warren Buffett e’ solito buttarsi in enormi investimenti e che da tempo cerca di mettere a segno un colpo grosso. Il bilancio e’ di oltre $24.5 miliardi in contanti ed equivalenti, ma il portafoglio investimenti sul lungo termine e’ pari a circa $125 miliardi, che potrebbero essere utilizzati per nuovi accordi. Se a 20% del portafoglio investimenti si aggiungono $25 miliardi, ecco che si raggiunge una cifra di $50 miliardi che Buffett e soci potrebbero facilmente utilizzare per fare piu’ di un affare nei prossimi anni.

International Business Machines ha una capitalizzazione di mercato di $152 miliardi e cash di $12.5 miliardi dopo aver speso $2.4 miliardi nel solo trimestre scorso in dividendi e operazioni di buyback. Negli ultimi tempi si sono aperte diverse possibilita’ nei sistemi di archiviazione di memoria e nell’hardware.

AT&T puo’ contare su una capitalizzazione di mercato di $150 miliardi, ma i contanti sono solo $10 miliardi. L’appetito verso operazioni di M&A potrebbe smorzarsi a causa della dimensione troppo grande nel settore tlc, che comporta problemi in materia di antitrust. Tuttavia ci sono aree che potrebbero finire nel radar dell’azienda, come i servizi di telecomunicazione senza contrati e carte prepagate, ma questa e’ un’idea che si basa solo sulle mosse fatte di recente dalle concorrenti.

Apple ha una capitalizzazione di mercato di $148 miliardi e una montagna di contanti, pari a $31 miliardi. Comprare le proprie azioni sarebbe troppo caro, ma anche integrare una societa’ esterna si potrebbe dimostrare un’operazione complicata. Con 909.16 milioni di titoli, Apple potrebbe permettersi di pagare circa $34.00 per azione di dividendo se volesse portare la liquidita’ a disposizione a zero e ripartire da capo.

Google ha una capitalizzazione di mercato di circa $146 miliardi, ma al momento ha un bilancio di circa $19.3 miliardi. Un acquisto importante sarebbe difficile. Piu’ probabile che la societa’ dichiari un dividendo di $60 dollari e riparta da zero con le attivita’ di crescita della liquidita’.

Chevron ha una capitalizzazione di mercato di circa $137 miliardi e puo’ contare su oltre $31 miliardi cash. Cosi’ come per Exxon, anche in questo caso sara’ difficile che Chevron decida di comprare un’azienda energetica grande negli Stati Uniti, proprio per i problemi in materia di antitrust che si verrebbero a incontrare. E’ dunque un’operazione di espansione in Cina la soluzione piu’ probabile.

Cisco Systems puo’ contare su quasi $122 miliardi di capitalizzazione di mercato e nonostante le tante operazioni di takeover e di buyback, il trimestre precedente si e’ chiuso con $35 miliardi di contanti. La societa’ di router e’ in espansione da tempo e su molti fronti, pertanto dove potrebbe concludere un affare dipendera’ dalle condizioni generali, con l’azienda che guardera’ alle prospettive di crescita future maggiori.

Coca-Cola conta su una capitalizzazione di mercato di circa $116 miliardi e su $14 miliardi di liquidita’. Non ha mai manifestato interesse nell’acquisto di imbottigliatori, preferendo non accettare la sfida lanciata dalla rivale Pepsi. Sembra invece maggiormente interessata ai brand di qualita’ ma piu’ piccoli. Tuttavia con lo Zio Sam che sta valutando l’ipotesi di tassare le bevande analcoliche, Coca Cola potrebbe per il momento accontentarsi di accumulare denaro.

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Prima della chiusura dell’accordo per l’acquisto di Wind River, Intel aveva una capitalizzazione di mercato di circa $110 miliardi e $19 miliardi di contanti, oltre a $6 miliardi di crediti residui e scorte. La societa’ e’ da tempo molto attiva, attraverso le sue joint venture e dovrebbe tiene i sotto osservazione qualunque accordo nel mercato dei processori, perche’ se e’ vero che sta gia’ dominando il settore, ci sono probabilmente talmente tante tecnologie “core” parallele nell’informatica e nella comunicazione (almeno una decina) che non sara’ probabilmente sottoposta a controlli antitrust.

Oracle puo’ contare su una capitalizzazione di mercato di circa $110 miliardi e su oltre $12.5 miliardi di contanti alla fine del trimestre. L’azienda hi-tech sta per completare gli ultimi dettagli dell’acquisto di Sun Microsystems per $7.4 billion, ovvero circa $5.6 miliardi netti di cash e debito e ha emesso titoli per $5 miliardi il trimestre passato. Considerando che Oracle ha fatto in passato decine e decine di acquisizione, non dovrebbe stupire se la societa’ manterra’ ancora lo stesso tipo di strategia aggressiva, almeno fino a quanto le sara’ permesso.