Società

BIOTERRORISMO: RISCHI E VANTAGGI PER FARMACEUTICI

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Circa due mesi fa scrivevo su WSI (un rapporto sul trend dell’ industria farmaceutica , alle prese con un cambio di paradigma: la concorrenza dei “generici” e la crescente pressione dei paesi in via di sviluppo per ottenere sconti sul prezzo di farmaci per ragioni di salute pubblica (leggi: epidemia AIDS). La strategia dei governi di questi paesi per indurre le societa’ a trattare era la minaccia di far venir meno la protezione del brevetto che quasi sempre e’ alla base di questi farmaci, e consentire dunque ai “generici” di vendere una copia chimicamente identica a prezzi stracciati. Strategia efficace, ma usata soltanto dai paesi in via di sviluppo, ed osteggiata non soltanto dall’industria farmaceutica ma anche da governi, come quello degli USA, tradizionalmente sostenitori della protezione internazionale dei brevetti.

Ebbene, l’11 settembre ha cambiato tutto, anche questo. A prima vista, la possibilita’ di un attacco biologico dovrebbe tradursi in ottimi affari per le societa’ farmaceutiche. Eppure e’ di venerdì scorso la notizia che la Bayer, detentore del brevetto per il famoso antibiotico CIPRO contro l’antrace, ha acconsentito a vendere al governo americano 300 milioni di pillole ad un prezzo molto scontato (vedi tabella qui sotto).

CIPRO: COSTI IN USA
PREZZO PER PILLOLA
Costo di produzione (stima) $0.20
Prezzo medio all’ingrosso (wholesale) $4.67
Prezzo al governo USA, pre 11/9 $1.77
Prezzo al governo USA, post 11/9
Primi cento milioni di pillole $0.95
Secondi cento milioni di pillole $0.85
Terzi cento milioni di pillole $0.75

La trattativa, breve ed intensa, si e’ svolta su iniziativa di Tommy Thompson, Health and Human Services Secretary, posizione equivalente al nostro ministro per la sanita’. L’argomento usato da Thompson ? Semplice e molto persuasivo: la minaccia di far cessare il brevetto di CIPRO e ordinare il farmaco ai generici.

Con questa manovra il governo della prima potenza industriale del mondo si allinea a posizioni sinora espresse esclusivamente da paesi emergenti. Si tratta di una svolta “storica” dalle conseguenze enormi non soltanto per Bayer ed il suo brevetto ma per l’intera industria farmaceutica mondiale.

Si tratta in buona sostanza della fine del modello economico che ha sorretto l’industria farmaceutica negli ultimi quarant’anni. Questo modello si poteva riassumere cosi’:

  1. Le aziende spendono somme ingenti nella ricerca scientifica volta ad individuare nuovi farmaci.
  2. Le scoperte che ne risultano non sono numerose e neppure frequenti. Anzi, in genere solo un tentativo su dieci va a segno, e puo’ richiedere anni di lavoro.
  3. Per ricuperare le spese e continuare il ciclo di ricerca, ogni nuovo farmaco e’ brevettato, e viene venduto ad un prezzo molto elevato durante il periodo di efficacia del brevetto.

Il tallone d’achille di questo modello economico e’ sempre consistito nella protezione del brevetto, efficace sostanzialmente soltanto nei paesi occidentali. Gia’ prima dell’11 settembre numerosi paesi emergenti, quali il Sud Africa e il Brasile, avevano chiesto ed ottenuto notevoli sconti. Ora, con il precedente americano del CIPRO, si puo’ veramente dire che il modello ha le ore contate.

L’impatto si avverte gia’. Prima di tutto per la Bayer che, dopo il clamoroso ritiro dal mercato del farmaco anti-colesterolo Baycol qualche mese fa, ora conta sostanzialmente sul CIPRO per incrementare le vendite del settore farmaceutico (settore, tra l’altro, in odore di spin-off o vendita). E per la verita’ le prospettive rimangono buone, specialmente se si considera che i 300 milioni di pillole vendute scontate al governo USA saranno immagazzinate per uso solo in caso di emergenza, e quindi, almeno in teoria, non andranno a competere con quelle vendute a prezzo pieno attraverso i canali tradizionali.

A medio e lungo termine, pero’, il precedente di Thomson non manchera’ di farsi sentire, sia per la Bayer sia per i suoi concorrenti. Anche se l’incertezza regna, si possono azzardare alcune previsioni:

  • Prima di tutto e’ probabile che i margini dell’industria farmaceutica si riducano notevolmente, anche in presenza di farmaci brevettati e di successo. In un mercato globale e’ difficile pensare che i paesi piu’ progrediti tollerino di pagare la stessa medicina piu’ dei paesi emergenti, in nome del principio di protezione del brevetto.
  • Ci sara’ senz’altro concorrenza piu’ accanita tra le varie case. Alcune aziende, in particolare, adotteranno una strategia di concorrenza sul prezzo onde conquistare una piu’ larga quota di mercato. Gia’ oggi la GlaxoSmithKline PLC ha offerto un suo antibiotico a prezzi stracciati purche’ il governo americano ne certifichi l’efficacia contro l’antrace.
  • I governi delle nazioni emergenti non mancheranno di sentirsi incoraggiati dall’esempio americano. Ne risultera’ un sistema piu’ naturale, dove la domanda, e soprattutto il potere d’acquisto, determineranno, entro certi limiti, il prezzo del farmaco.
  • A medio e lungo termine, ci sara’ un impatto sulla ricerca scientifica. Con margini ridotti e concorrenza piu’ accanita, le aziende dovranno concentrare gli sforzi sulle malattie di piu’ larga diffusione. Le malattie rare verranno tracurate, a causa del loro scarso potenziale di “mercato”.
  • L’attuale trend di consolidazione del settore si accentuera’. Le aziende piu’ forti ne assorbiranno altre e quasi certamente assumeranno una presenza anche nel settore dei generici. Le aziende piu’ piccole o deboli usciranno dal settore. Qualcuna, soprattutto in America, cerchera’ soluzioni innovative, quali l’outsourcing della ricerca scientifica oppure il finanziamento da parte del governo.

Tutto questo in un periodo, magari lungo, di turbolenza e incertezza per il settore, dove i vincitori saranno quelle aziende che per prime sapranno adattarsi alle cambiate circostanze. E poi, finalmente, dalle ceneri del vecchio emergera’ un nuovo modello economico. Un modello di cui si sa gia’ una cosa: che non sara’ basato sulla protezione del brevetto.

(*) Stefano Falconi e’ il direttore finanziario del Massachussetts Institute of Technology di Boston.