Economia

BIOCOMBUSTIBILI, L’ALLARME ONU

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(9Colonne) – New York, 28 set – Un rapporto della divisione ONU che si occupa del diritto all’alimentazione, ha lanciato ieri l’allarme sui biocombustibili definendoli una “ricetta per il disastro” e avvertendo che provocheranno un aumento drammatico del numero degli affamati nel mondo, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Secondo le Nazioni Unite, utilizzare le produzioni di mais, canna da zucchero e grano per convertirli in biocombustibile priverebbe le popolazioni più povere degli alimenti necessari alla loro stessa sopravvivenza. Nel rapporto, che sarà presentato davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il prossimo 24 ottobre, si denuncia il “serio rischio” di una battaglia “tra il cibo e il combustibile” che porterebbe ad un aumento dei prezzi del cibo insostenibile per le popolazioni già ridotte in condizioni di estrema povertà. Il rapporto ricorda che attualmente nel mondo ci sono ancora 845 milioni di persone che soffrono la fame, una cifra che continua ad aumentare dal 1996, più di sei milioni di bambini minori di 5 anni muoiono ogni anno per la fame o per patologie relazionate con la cattiva alimentazione e definisce inaccettabile che la produzione di combustibili non fossili ponga ancora più in pericolo il diritto all’alimentazione umana. Pone poi l’attenzione su altri rischi correlati alla produzione di biocombustibile, come il timore di un aumento della schiavitù e dello sfruttamento di manodopera nei campi di canna da zucchero o il pericolo della confisca dei terreni ai contadini per poter produrre in larga scala biocarburanti. L’ONU chiama in causa anche i paesi industrializzati come gli Stati Uniti e i membri dell’Unione Europea che hanno già previsto di utilizzare nei prossimi anni grandi quantità di biocombustibile; “i paesi industrializzati sono molto interessati a che le nazioni del sud producano biocombustibile per raggiungere i propri obiettivi” si legge nel rapporto, nel quale si chiede una moratoria di cinque anni per la produzione di biocarburante “che permetta di ideare tecnologie in grado di proteggere l’impatto negativo sulla società e sui diritti umani”.