Mercati

Binomio appetito per/avversione al rischio continuerà a farla da padrone

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Legnano – Mercato ancora pesante quello visto ieri, con le indicazioni che ci sono arrivate nella notte di domenica che hanno confermato la propria validità. Abbiamo infatti assistito ad una lenta partenza dell’azionariato asiatico, seguita da valute ad alto rendimento e commodities che non sono riuscite a far segnare guadagni e che hanno cominciato a dare il sentore che, forse, tutta la fiducia attesa alle riaperture a causa dei cambiamenti dei vertici di governo italiani e greci, non ci sarebbe stata.

E, in effetti, così è andata. Il tanto atteso effetto Monti, oggi ne abbiamo la conferma, non si è palesato e ci vorrà ancora del tempo prima che i mercati possano decidere di salire. Probabilmente i tempi per una valutazione più approfondita cominceranno ad essere maturi nel momento delle prime proposte concrete da parte di Monti, fino ad allora il binomio appetito per/avversione al rischio continuerà a farla da padrone.

Abbiamo avuto conferma anche delle correlazioni che vedono il rischio scendere (sul fronte valutario, azionario e delle materie prime) in concomitanza di salite generalizzate del dollaro americano e fino a quando tali relazioni rimarranno valide, continueremo a seguirle cercando di trovare spunti operativi interessanti, in grado di farci lavorare su più mercati.

Dal punto di vista del mercato obbligazionario, non possiamo non citarlo, ieri è stata condotta un’asta sul quinquennale italiano, andata a buon fine dal punto di vista del collocamento dei 3 miliardi in scadenza, ma che ha fatto registrare un rendimento sul mercato primario pari al 6.29% contro il precedente rendimento del 5.32%, fatto segnare lo scorso 13 ottobre. Il bid to cover è stato 1.469, sufficiente a coprire l’intera offerta ed oggi vedremo come si comporterà lo spread bund btp, ancora in forte tensione.

Dalla lontana Australia invece arrivano le minute relative al taglio dei tassi di interesse, che sono stati portati al 4.50% dal precedente 4.75% all’inizio di novembre, dalle quali non emergono sorprese ed infatti il movimento sul cambio AudUsd non ha risentito di queste comunicazioni.

Dopo due giorni e mezzo di parziale euforia siamo tornati alla realtà, come visto sopra.

Rappresentativo di questo è stato il movimento visto sul cambio eurodollaro che, dopo una salita sino a 1.38, ha ricominciato un percorso ribassista che in poco più di una giornata ha lasciato sul terreno più di due figure. La prossima “partita” si gioca nei pressi di 1.36 figura, che stando all’ultima percentuale di ritracciamento di Fibonacci e ai minimi raggiunti fra ieri pomeriggio e questa notte si dimostra il supporto in grado di chiarire se lo storno sarà completo e quindi rivedremo a breve il punto di partenza visto giovedì a 1.3490.

Il cambio UsdJpy, nonostante lo spike di 50 pip della notte al quale (per il momento) non siamo riusciti a dare una spiegazione logica, continua il proprio percorso di lento ribasso. Le prossime evoluzioni passano da una resistenza dinamica che si trova a 77.50, livello di massimo e di coincidenza delle due medie di lungo su grafico orario, mentre il supporto da abbattere per continuare verso il basso è dato da 76.80. Nonostante l’aumento di volatilità vediamo che i range attesi non sono poi così ampi, trattandosi di un’area di 70 pip.

Il cambio EurJpy si è trovato di fronte ad un livello dalla grande importanza, nelle ultime ore. Parliamo dell’area di supporto statico che indichiamo da giorni a 105 e che potrebbe, ora che sembra definitivamente oltrepassata, guidare il cambio nuovamente in calo verso livelli visti ad inizio ottobre (100.75). Sono due gli elementi che ci portano a pensare questo: il primo è dato dal grafico, di lungo o medio non importa. Ciò che si può notare è una divisione netta compiuta da questo importante supporto tra la parte alta e bassa del grafico da due mesi esatti. La seconda considerazione è puramente matematica e giunge grazie all’ultima percentuale utile suggerita dalle percentuali di Fibonacci: il 61.8% del movimento in salita compreso fra 100.75 e 111.50 transita esattamente nei pressi di 105.

Anche il cable si trova alla prova di un supporto dal quale dipende l’evoluzione nel medio periodo. In questo caso facciamo riferimento al livello di supporto statico che dalla seconda parte di ottobre ci è stata indicata da continui tentativi di rottura: 1.5880. Una volta che questo dovesse essere oltrepassato il primo livello obiettivo giornaliero si troverebbe a 1.5820, primo supporto mostrato dai ritracciamenti del movimento in salita compreso fra il minimo di 1.5270 visto il 6 ottobre scorso ed il massimo di 1.6160, visto il 31 ottobre.

La rinnovata forza del biglietto verde sta spingendo nuovamente il cambio UsdChf verso i massimi visti giovedì scorso a 0.9150. Ovviamente questo livello non potrà che essere un livello di resistenza di sicuro interessa, dato che è stato anche il massimo raggiunto dai prezzi dal 10 di ottobre scorso e area di minimi importanti visibili graficamente nei primi giorni del mese passato.

Nulla di particolarmente nuovo invece sul cambio EurChf, dato che l’area compresa fra 1.2280 e 1.2450 si dimostra ancora la più interessante da osservare. A questo possiamo aggiungere una trendline positiva che si è venuta a creare negli ultimi giorni e che indica un ulteriore livello di supporto a 1.2350, per le prossime ore.

Concludiamo con il dollaro australiano che alla luce di quanto visto sopra non ha avuto un grande movimento. La direzione, nel medio, sembra ancora puntare verso un ribasso, per di più se ci trovassimo con una rottura del prossimo supporto posizionato a 1.0160. Se questo fosse il caso potremmo trovarci a breve a 1.0050, minimo dell’ultimo mese di scambi.

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